Ferrara, città della pianura emiliana, un posto tranquillo e lontano dalle luci dei riflettori generate dai palcoscenici delle grandi città. Il posto ideale per cercare di ricostruire, dare nuova vita al vero senso del clubbing, educare i giovani. Questa è un po’ la filosofia del progetto Black Box, locale che ci ha ospitato qualche settimana fa. La Black Box nasce nel 2008 grazie all’idea dei PastaBoys, trio ben noto in Italia. L’idea che vi sta alla base è cercare di costruire un’alternativa alle grandi mainroom da migliaia di persone, ritrovando l’intimità dei piccoli club bui in cui la scelta del suono è si legata ad ospiti internazionali di livello, ma soprattutto alla crescita di nuove leve locali che possano accompagnare il club ed educare la gente del posto a nuove sonorità. Una scelta forte sì, ma una scelta anche necessaria se il nostro movimento vuole crescere in qualità e non solo in quantità.
Il week end in cui siamo stati ospiti alla Black Box erano di scena i System Of Survival, Pietro e Alex, duo italiano molto noto soprattutto per la loro lunghissima militanza nelle file del Circo Loco. Abbiamo avuto il piacere di trascorrere con i due ragazzi le ore antecedenti alla serata e anche qualcosa dopo. Pietro ed Alex si sono dimostrati davvero aperti al dialogo, vogliosi di raccontarsi e di raccontare. Una chiacchierata di circa tre ore, in cui davvero si è spaziato dalla vita di tutti i giorni a discorsi su ogni latitudine musicale, sugli artisti che popolano la scena, sul clubbing in generale, sulle loro avventure, ma soprattutto l’accento è stato posto sull’importanza che hanno i giovani nella scena musicale. Da questa esperienza abbiamo voluto estrarre quello che ci è sembrato più significativo e neanche a farlo apposta i ragazzi hanno voluto sottolineare come sia davvero importante una filosofia come quella della Black Box. Educazione, cultura e consapevolezza che la scena musicale esiste a prescindere da quelle mainroom da migliaia di persone di cui parlavamo prima…
Scrivi System of Survival, leggi Circo Loco. Volete spiegarci come vi siete avvicinati a quello che ormai è il party più popolare di Ibiza?
In realtà siamo stati tra i primi dj ad esibirci al DC10 per i party Circo Loco, grazie ad un nostro amico di Salerno che ci parlò della situazione e ci introdusse alla realtà di Ibiza. Il Circo Loco che vedete ora in realtà è molto diverso da quello che abbiamo avuto la fortuna di vivere nelle prime feste. La situazione era molto più easy e c’erano spazi abbondanti (anche 6 ore) per pochi djs. Noi due siamo arrivati ufficialmente nel 2002 e ormai abbiamo visto passare tutti i dj più noti dal momento che attualmente risulta una delle poche situazioni valide (stiamo pensando ad esempio al closing party di quest’anno, qualcosa di inimmaginabile con più di 40 djs! È finito il giovedì!) al contrario di quanto si respira ad esempio all’Amnesia dove i party Cocoon hanno perso il loro fascino negli anni, presentando i soliti ospiti e un sound monotono. E poi il Circoloco è un luogo fondamentale in quanto nel corridoio dietro alle mura del locale si trova un luogo di incontro per tantissimi artisti, anche solo per scambiarsi due idee…qualche parola o impressione…veramente ci sono tutti, quest’anno si è presentata anche gente che non ci veniva da anni e aggiungo io: che coraggio! Ne siamo rimasti veramente stupiti…poi lì succede di tutto…avete presente Jamiroquai? Ecco… mi sa che non avete presente in realtà!
Ibiza, luogo di trasgressione e di divertimento non stop, voi in che modo riuscite a gestire questo tipo di situazioni?
In realtà noi viviamo Ibiza in maniera diversa, non quella che vedono tutti, quella mondana. Ci sono molti punti inesplorati e che meritano davvero, a prescindere dal discorso musicale. Poi ovvio, i party ogni tanto li facciamo pure noi, tra Circo Loco e Space o in qualche occasione più intima in qualche festa privata.
Proprio in qualche festa privata di solito si respira la giusta atmosfera e si gode il giusto sound. Avete qualche aneddoto da raccontare, a tal proposito…
Si, è proprio così. Ricordiamo con piacere un episodio che ha davvero segnato entrambi. Eravamo in una delle tante feste private, di quelle dove vai anche per scambiare un po’ di chiacchere e intanto goderti in sfondo un po’ di buona musica. A girare i dischi c’era Salvatore Stallone, uno delle figure più influenti nella nostra zona di Salerno negli anni ’90, il quale però noi erroneamente negli anni della nostra crescita in Italia non avevamo seguito molto. Il set che fece quelle sera è stato qualcosa di davvero straordinario e inimitabile, tant’è che ad un certo punto noi due ci guardammo estasiati, consapevoli di esser di fronte ad un vero maestro. Un set lineare, compatto, trasversale, sembrava di ascoltare una traccia unica. Ce ne fossero di dj come lui ora…
E se doveste raccontarci la vostra miglior serata?
La nostra miglior serata? Bhe sai è difficile dirlo perché le serate dipendono molto dalla storia che han dietro, cosa accade, non basta solo la performance in sè…se dovessi citarne una ti direi l’apertura del Circo Loco dell’anno scorso, il giorno prima eravamo a Detroit, al DMF…17 ore di di viaggio tra Detroit ed Ibiza, tra aerei presi al volo e fuso orario che ti ammazza arriviamo ad Ibiza un’ora prima di suonare distrutti, chiamiamo il Circo Loco e diciamo che non ce l’avremmo fatta…poi invece ci hanno detto: è l’apertura non potete mancare! Alla fine siamo andati, serata fantastica… alla fine del set siamo volati a casa distrutti. Oppure potremmo parlarvi della nostra prima esperienza al Berghain, quella è come una chiesa, in quel posto la gente alla fine del set vien lì e ti chiede perché hai messo questo, perché quell’altro… cose che magari non ti ricordi neanche di aver suonato. Si potrebbe parlare anche delle esperienze a Los Angeles o a New York…troppe storie.
Quali sono le vostre influenze principali?
Diciamo che in realtà la vera essenza della musica, alla quale noi stessi abbiamo tratto le nostre maggiori influenze è la scuola di Detroit e di Chicago. E’ stato lì che è nato tutto, poi in Europa la cosa si è evoluta negli anni, ma gente del calibro di Kevin Saunderson, Derrick May e una lista infinita di altri produttori per noi restano ancora un mito.
Come definireste i vostri dj set?
Il nostro dj set lo definiamo eclettico. Spaziamo molto, senza fossilizzarci per forza su un determinato beat. Costruiamo il set con grande accuratezza, è fondamentale per noi vedere come la gente risponde e reagisce in base alla location e all’orario in cui ci esibiamo. Per intenderci, non siamo soliti preparare nulla, specie al Circo Loco, preferiamo accompagnare il pubblico per mano anche perché è un party davvero a sè, unico e diverso ogni settimana.
Quale è il vostro setup per le vostre performances?
Solitamente lavoriamo con Traktor, ormai da un po’ di anni a questa parte. La scelta è basata esclusivamente sulla comodità, viste le disavventure che ci capitano spesso con i vari bagagli tra un viaggio e l’altro. Ovviamente molti non vedono di buon occhio la nostra scelta ma personalmente andiamo avanti per questa strada, quel che conta è il contenuto. Anche se a dir la verità, abbiamo in mente di rispolverare prossimamente la nostra cara collezione di vinili e tornare al mixaggio classico, solo vinili.
Come procede il lavoro con le vostre etichette?
I progetti per le nostre etichette sono in una fase di stallo, siamo usciti recentemente con un VA e ora stiamo valutando cosa può fare il caso nostro. Siamo molto contenti comunque dei nostri ragazzi, da Pietro (Autre) a Dos con i quali nei prossimi giorni avremo modo di ultimare alcuni progetti.
Volete svelarci in anteprima qualche vostra prossima uscita?
L’uscita più importante sarà sicuramente su Bpitch di Ellen Allien, con il secondo estratto dal nostro album e poi usciremo su Needwant e King Street, avremo un remix per Dino angioletti e Kay Sand e una compilation con Michelle Owens.
A proposito di Ellen Allien, volete spiegarci esattamente come è nata la possibilità di stampare su Bpitch Control?
L’ album nato è assolutamente per caso. Un nostro amico di Ibiza che fa il driver per il CIrco Loco, aveva un nostro cd con qualche ultima produzione. Un giorno accompagnando Ellen Allien, questa è rimasta colpita chiedendo informazioni riguardo gli autori delle tracce e quindi risalendo a noi. Noi in realtà avevamo già fatto i vari master di tutti i progetti con l’idea di rilasciarli per la nostra etichetta, ma poi a fronte della sua richiesta è cambiato tutto. Da lì abbiamo avuto modo di sentire con continuità Ellen, raggiungendola nel suo studio a Berlino e concordando con lei quali tracce includere. Lei era molto entusiasta e desiderava rilasciare quasi tutti i nostri progetti, in realtà c’erano alcune tracce che avevamo composto senza nessuna aspettativa…noi poi abbiamo deciso di scremare, lasciandolo solo quel che era più adatto al suono Bpitch.
Come valutate l’evoluzione del clubbing a partire da fine anni ’80 fino a questi giorni?
A fine anni ’80 e inizi anni ’90 la situazione era completamente diversa. Il focus era solo ed esclusivamente il prodotto musicale; ci sono moltissimi artisti italiani che negli anni ’90 hanno prodotto dischi pazzeschi tuttora efficacissimi in pista, tant’è che molto spesso ci capita di trovare nostri colleghi colpiti da determinati dischi del nostro set. La situazione del clubbing invece è un discorso a parte, soprattutto in Italia. Tutto si è trasformato in mero business, il dj è associato più all’immagine che ruota intorno che al vero prodotto musicale. C’è un vero e proprio mondo dietro ai dj, non basta essere bravi, purtroppo. E’ vero e proprio marketing, alcuni recitano proprio un copione. In Italia esiste il locale, poi il resto non è curato. Dovrebbe essere curata l’atmosfera, il senso che vuoi dare alla serata, il concetto di party, il concetto di happyness…che poi oggi la felicità e il godersi l’evento si sono trasformati in apparenza, è un po’ la nascita del concetto di “superstar”. La qualità di determinati eventi è legata soprattutto a un discorso di mode, a classifiche già scritte e che certamente non rispecchiano le vere abilità dei dj o del prodotto che offrono. Di conseguenza anche coloro che frequentano i vari club sono il più delle volte legati alle mode e all’apparenza. Altra nota da non sottovalutare è quella legata al soundsystem, molte volte non all’altezza della situazione. E molte situazioni italiane in questo senso non ci badano proprio, soundsystem veramente non all’altezza del pubblico per cui son predisposti. Purtroppo ci si preoccupa di più dell’immagine e della promozione del locale in sè, trascurando un aspetto che invece fa la differenza. In ultima riteniamo doveroso porre l’accento anche sulla figura del dj resident, il quale, a nostro parere, deve educare, collaborare in tutto e per tutto con l’organizzazione del club. Ecco, la figura del dj resident…in Italia si potrebbe star per ore a parlare di questo, nonostante esistano veramente artisti bravissimi che potrebbero dar veramente una mano in questo senso…
(Alex) Ecco, mi viene in mente, un qualcosa di positivo in fatto di educazione da parte dei resident lo sta facendo Lele Sacchi con il suo show su Radio2, un progetto simile a quello di Luca De Gennaro, fine anni ’80, lo show alla radio si chiamava We Can Dance… cose come queste servono, i resident possono davvero dare una mano a formare la cultura musicale e uniformarla agli standard europei.
Molte volte ci capita di fare una domanda ad un determinato artista e questa puntualmente viene rispedita al mittente. Voi come vedete questa cosa?
Siamo totalmente in disaccordo con questo tipo di atteggiamento. Il fatto di essere al centro dell’attenzione non significa necessariamente che sei autorizzato a “tirartela” e a rifiutare di rispondere a determinate domande. Si tratta pur sempre di buona educazione, quindi non vediamo il motivo per cui storcere il naso… Fare i dj è come scegliere di essere un “personaggio pubblico”…e poi…che hai da nascondere dai!!!
Finita la stagione ad Ibiza, ora dove risiedete?
Ora siamo proprio “homeless”. Staremo qualche settimana qui in Italia per concludere qualche collaborazione ancora in ballo e poi a gennaio ci aspetterà il tour in sud America, saremo anche nella lineup del BPM Festival, poi prossimamente andremo a “testare” anche noi il tanto desiderato territorio berlinese per un po’ di tempo e valuteremo poi quanto rimanerci.
Siete ospiti al Black Box, è un evento che già conoscete? Cosa vi aspettate?
Certo, conosciamo già la situazione Black Box. Siamo in contatto con i vari Rame, Dino Angioletti, amici con il quali abbiamo avuto anche modo recentemente di lavorare assieme per una release (anche se il remix è venuto dopo). Sarà perciò una situazione abbastanza easy, alla quale comunque teniamo particolarmente. Per noi sono importanti anche situazioni come queste, situazioni in cui è importante il concetto di party in sé, tutto quello che ci sta attorno vien dopo.
Volete chiudere con un saluto, un consiglio per tutti coloro che seguono la realtà della musica elettronica in Italia?
Il nostro consiglio è di seguire con costanza e appassionarsi agli artisti, alla loro storia, a quello che hanno costruito negli anni, specie i vari pionieri della scuola Detroit (andatevi a vedere qualche buon documentario). Siamo stati molto impressionati dalle parole scambiate prima con Davide, uno dei due ragazzi del duo resident del Black Box, Sedma Love Brigade, gli abbiamo chiesto se avessero in corso produzioni e come si stessero immettendo nel panorama musicale e loro ci han risposto che “stavano ascoltando”. È una delle risposte più intelligenti che abbiamo mai avuto, significa che esiste ancora qualcuno che vuol farsi una cultura completa e un background importante prima di cercare di esprimersi in qualche modo…è veramente pieno di musica la fuori, tanta ma non tutta di qualità… Sono i giovani come voi che hanno il potere in mano; il potere di spingere la scena che realmente merita, di mantenere intatta la storia e sperare che l’evoluzione musicale negli anni porti sempre qualche vantaggio!
A cura di: Carlo Braidotti & Andrea Spranzi