2013: ventunesima edizione per il Sziget, il festival per antonomasia del vecchio continente. Il compleanno dei 20 anni (il primo era datato 1993) è stato celebrato con un lancio simbolico di migliaia di palloncini colorati, una sorta di firma nel cielo a confermare un sodalizio inscindibile con l’isola e con la città di Budapest da parte dei più di 362 mila che quest’anno hanno preso parte alla kermesse: in un clima di festa e di voglia di divertimento, il Sziget quest’anno ha visto come tematica centrale quella della libertà in tutte le espressioni declinate nelle arti. Lo spirito di fondo non è cambiato nel corso delle diverse edizioni: la voglia di libertà si evince ovunque all’interno dell’isola (dove persino la scelta del posto tenda non è regolata dagli organizzatori) che si trasforma per i 7 giorni del festival in un vero e proprio paese dei balocchi. I suoni ed i colori avvolgono il partecipante in un’aura che si slega in maniera netta con la routine del mondo di tutti i giorni e che lo portano a diventare parte attiva del festival: costumi di carnevale, persone che ballano, discutono e che si innamorano sono la quinta essenza della manifestazione stessa e che la portano ad un livello più alto rispetto a quello che si avrebbe in un comune festival di musica. L’idea dell'”Islind Of Freedom”, quindi, motto che si ritrova in tutti gli stand, i cartelloni, le bandiere e nei bracciali-biglietto dati all’ingresso, non poteva che essere meglio rappresentato dal palloncino che si libra nel cielo sospinto dalle grida entusiaste degli Szitizens, i cittadini di questa utopistica visione del paradiso in terra. Ciò che colora le giornate del festival sono le facce entusiaste dei partecipanti che trovano infinite possibilità di trascorrere in maniera divertente la giornata: ampio spazio è lasciato alle attività sportive (con un’immensa area gioco dove trovano spazio campi da calcio, pallavolo e attrezzature per il fitness) e ludiche, nonché incontri e work-shop atti a conoscere culture diverse. Con artisti provenienti da 52 Paesi e fan di 69 nazionalità, l’integrazione tra le diverse realtà risulta essere una componente determinante che tuttavia non è sospinta da nessuno: un melting-pot colorato favorito da musiche di realtà diverse (rock, pop, reggae, elettronica, balcanica, afro, latin, ecc…) che favoriscono l’incontro tra realtà spesso non simili. Al Puglia Sound, che quest’anno riconferma il suo Mambo Stage (vero e proprio punto di riferimento per il turista italiano che vive l’isola, dove si susseguono gruppi emergenti e volti famosi del panorama musicale italiano) si effettuano corsi di artigianato, danze e attività musicali nonché culinarie tutte declinate alla tradizione pugliese ed alla divulgazione degli usi e costumi del Bel Paese. Per chi decide invece di rilassarsi durante le ore più calde della mattinata, l’attività principale è quella di godersi l’ombra del fitto bosco cui l’isola è popolata o crogiolarsi al sole nella spiaggia che si bagna nel Danubio, rimanendo sempre immersi nelle musiche di fondo che dai palchi e dagli stand si innalzano già dalle prime ore del giorno. Il vero festival, tuttavia, si sveglia verso il tardo pomeriggio dove in tutti i 26 palchi (il Main Stage in primis) prendono vita i concerti dei gruppi ospiti: gruppi di fama internazionale, si capisce, in grado di trainare i propri fan sino alle ore più tarde, periodo in cui l’isola si risveglia una seconda volta trasformandosi in un club di musica elettronica a cielo aperto. Gruppi del calibro dei Blur, Nick Cave & Bad Seeds, Franz Ferdinand, Skunk Anansie, !!!, Mika, Ska-P, Editors sino alla festa di chiusura con fuochi e rappresentazioni pirotecniche affidata a David Guetta, si sono alternati nei palchi principali come consono per il festival che diventa una delle poche possibilità di vedere più gruppi famosi contemporaneamente. A tarda notte, invece, il festival prende un’altra direzione: alla musica rock e pop si sostituisce quella elettronica nei diversi tendoni cui l’isola è popolata, per ospitare le manifestazioni al coperto. L’A38 Stage, gestito dall’omonimo locale sito in Budapest nominato quest’anno miglior locale al mondo dalla guida Lonely Planet per la qualità della musica offerta che per l’occasione ampliato la sua superficie innalzando un tendone di 5000 mq in grado di far ballare più di 5000 persone sino alle prime luci del mattino: la giostra dei Big ha visto l’alternarsi di personaggi come dOP, Marcel Dettmann e Parov Stelar Band oltre a tutti gli altri gruppi che già dal pomeriggio erano ospiti nello stage. Assieme all’A38, il Party Arena organizzato dal Balaton Sound, si presenta come alternativa principe per chi cercasse la musica elettronica di qualità: anche qui nomi importanti come Nina Kraviz, Chris Liebing, Nicky Romero, Sebastian Ingrosso, Boys Noize oltre a tutti gli altri gruppi che hanno preso parte alla manifestazione (su tutti, Empire Of The Sun).
Innovazione e capacità di cercare qualcosa di nuovo sono tematiche importanti che gli addetti ai lavori prendono ogni anno in considerazione nel difficile compito di offrire sempre qualcosa di nuovo e fresco: quest’anno artisti e design si sono spinti in decorazioni artistiche luminose fatte di lanterne colorate capaci di trasformare i fitti anfratti delle aree sotto agli alberi in veri e propri scenari da favola spesso adibite a zone di relax. Il color party, poi, ha ripreso la volontà di celebrare l’arte visiva in una forma diversa mai provata: con l’utilizzo di polveri colorate lanciate per aria, l’effetto scenico risultante ha garantito una spettacolarità che solitamente si ritrova unicamente tra le culture dell’India.
Per comprendere bene la grandezza del festival, a chiudere, è bene ricordare che ai numeri dei partecipanti si devono sommare i più di 1000 addetti ai lavori che per circa un mese allestiscono e smantellano il parco pubblico di Budapest ed i 5 milioni di spettatori che attraverso la piattaforma streaming (novità dell’edizione 2013) hanno seguito i concerti dei diversi palchi. Numeri davvero importanti che dimostrano come il duro lavoro ed il credere in un qualcosa di meraviglioso come la musica possa far muovere così tante persone e riesca a trasformare un’isola nel miglior festival d’Europa. Davvero un bel lavoro.