Gira oramai da qualche giorno l’email che Ten Walls ha inviato a DJ Mag, in cui sostanzialmente l’artista lituano chiede scusa, a più riprese, per il fattaccio che lo ha reso protagonista a inizio estate, con un post sulla propria pagina Facebook in cui sostanzialmente si augurava un giro di vite sulle rivendicazioni in merito ai diritti civili della comunità LGBT. Un post su Facebook che gli ha tagliato le gambe artisticamente, generando una cancellazione di date a pioggia e un allontanamento dalle agenzie di booking che lo rappresentavano. Un vero e proprio uragano da lui generato che lo ha giustamente annichilito, visto che la storia del clubbing e della club culture si intreccia da sempre a doppio filo con la comunità LGBT.
Nell’email non si parla solo di scuse ma di atti concreti che l’artista ha intrapreso, come la partecipazione a un’opera elettronica che servirà ad educare la Lituania verso l’omofobia, l’accettazione del diverso e libertà di vivere la propria vita. Ma se da una parte non possiamo che applaudire a questa redenzione, dall’altra non possiamo però non dubitare dell’opportunità di tale azione visto quello che è successo dopo, a maggior ragione se pensiamo che una posizione ideologica, come quella dei diritti LGBT, non si cambia dall’oggi al domani perché è per sua natura molto forte o almeno dovrebbe esserlo.
Non si sorprenderà Marius Adomaitis se restiamo diffidenti e un po’ freddi rispetto a questo suo tornare sui suoi passi, non arriviamo a dire “non ci crediamo ed è puro opportunismo” ma non siamo così lontani dal farlo. E’ un recupero che l’artista lituano dovrà fare con il tempo per tornare ad essere credibile come persona. Non ce ne voglia ma in una società che tende a identificarsi pienamente con i propri personaggi pubblici vanno bene questi pentimenti e queste prese di posizione appunto pubbliche, ma per essere realmente credibile non potrà esimersi dal manifestare le proprie idee soprattutto al di fuori della propria sfera artistica, se vuole dare veramente corpo alle proprie convinzioni attuali e costringerci ad ammettere che avremmo torto a reputarlo ancora incompatibile con ciò che la club culture è e rappresenta.
Si impegni fuori dalle questioni musicali elettroniche, che sono nicchia per loro natura, ci metta la faccia anche quando non c’è la musica di mezzo, quando la questione coinvolge tutta la società (lituana, in questo caso e di riflesso tutta quella europea), solo in questo modo potrà veramente riabilitarsi e confutare l’idea di opportunismo. E’ troppo facile farlo con noi, molto più difficile è farlo con i propri vicini di casa, ad esempio.
Noi ce lo auguriamo su due livelli, il primo come media che parla di club culture e musica elettronica, perché la sua vecchia posizione è totalmente antitetica con chi vuole lavorare e frequentare questo mondo (vale anche per voi, che ci leggete), il secondo livello invece ci vede coinvolti come cittadini, come parte della società civile, che rivendica e patteggia per il riconoscimento dei diritti civili della comunità LGBT.
Caro Ten Walls, ci auguriamo di avere torto in merito al pregiudizio che naturalmente si è creato su questa tua redenzione e non aspettiamo altro che essere sbugiardati da te, il come crediamo di avertelo indicato e speriamo di non essere stati i primi ad avertelo suggerito.