Così va il mondo, finalmente iniziamo a diventare grandi, il buon Damir Ivic ne parlava tempo fa e dobbiamo iniziare a rivedere la classificazione di elettronica come genere di nicchia, come roba da drogati da quattro soldi.
Probabilmente il pubblico è cambiato e i giovani dei primi anni ’90 sono diventati opinion leader e fascia di mercato pesante, perciò certe sonorità sono riuscite a far breccia nel più reazionario dei palchi italiani. Resta il fatto che comunque vedere Sir Bob Cornelius Rifo in un featuring con Raphael Gualazzi, a Sanremo e per di più in gara, fa un certo effetto.
Solo Claudio Coccoluto era arrivato sul palco principe della televisione italiana, come giudice però. Ed era già stato uno dei massimi riconoscimenti per la scena (sicuramente per noi), adesso invece siamo ulteriormente avanti. Se Beyoncè fa un album con delle basi di dub techno, in Italia Bloody Beetroots arriva a Sanremo. Da non crederci.
Noi ne siamo solo che felici, oltre ai gusti personali, che anche nel festival della gerontocrazia si stiano accorgendo di noi. Non è questione di imbastardimento, non c’entra niente la musica, c’entra solo il cambio di prospettiva da parte dell’opinione pubblica (chiaramente positivo, altrimenti non se li prenderebbero certi rischi a Sanremo) e di chi ha capito che chi ascolta elettronica ascolta musica ed è quindi un potenziale target.
Oltre i gusti, stiamo diventando grandi e ne siamo solo che felici.