Il terzo giorno è quello in cui tiri le fila. Le sfide raggiungono le fasi finali e il livello di agonismo è massimo, tu osservi gli atleti che hai imparato a conoscere durante il festival, tifi per le tue scelte e ti dispiaci per le eliminazioni. Perchè, per quanto tu possa essere estraneo a certe discipline, una delle vittorie più importanti di The JamBO è stata quella di aver fatto avvicinare la gente comune, le famiglie, i bambini e i musicofili al fascino delle pratiche sportive urbane, col loro bagaglio di ambizioni, di superamento dei propri limiti e con un senso della comunità che solo dei giovani che si identificano così profondamente con le proprie passioni possono creare.
I momenti più eccitanti del terzo JamBO day son coincisi con le finali delle discipline che più hanno appassionato il pubblico nei giorni scorsi, su tutte il parkour e le evoluzioni di FS football e basketball. Per queste ultime è stato emozionante vedere resistere alle eliminatorie i propri campioni preferiti, farsi conquistare dagli stili, dalle provocazioni e dal senso di amicizia propri di uno sport che appare vivo e frequentato anche in Italia (il vincitore della competizione di basket è stato proprio uno dei nostri atleti, primo sopra alcuni dei migliori al mondo). Al parkour invece il livello di competizione si è tradotto in una spettacolare sfida a chi spingesse più avanti i propri limiti, portandosi in maniera coraggiosa verso le prove più ardue per il proprio fisico, e l’empatia che si è creata col pubblico era tale che quando alla finale uno degli atleti si è fatto male (un volo di quattro metri terminato con uno spigolo sullo sterno, per capirci), metà degli spettatori avrebbe voluto accompagnarlo all’ospedale. Chiamarla solo “sportività” è riduttivo.
Anche ieri Nissan è stata protagonista durante il giorno, come lo era stata venerdi e sabato, e ha costituito una presenza necessaria per chi voleva mettere in gioco la propria predisposizione all’azione. Ma ieri lo è stata soprattutto di notte, quando alle dieci ha accesso il potentissimo Nismo Sound System posizionato nelle Juke in alto ai lati del palco, ad amplificare la presa sul pubblico dello spettacolo offerto ai “sopravvissuti” della domenica. Doveva essere la serata della fantasia e i tre main act sono entrati presto in sintonia con lo spirito della serata: James Zabiela è sembrato posseduto dallo spirito The JamBO e in quell’oretta di tech-house dal gusto ibizenco anche lui s’è esaltato coi suoi trick, le acrobazie al mixing tra il controller e l’ipad che mette spesso in mostra all’estero, mentre i 2ManyDJs han pensato il proprio spazio all’insegna del divertimento, con una selezione musicale tra il classico e il moderno capace di strappare di forza il gusto di ballare, saltando in scioltezza da un Mr. Oizo agli Human League fino al “Giovanni Giorgio” mitizzato dai Daft Punk.
Dopo tre giorni di eccitazione generale i presenti non chiedevano altro e apparivano pienamente soddisfatti di tutto. Quando Van Helden è entrato per l’ultima ora di festival, pensava di dover semplicemente chiudere in giustezza e dare al pubblico la dose di cassa pompata che da lui ci si aspetta. Questo lui l’ha fatto (dando fondo tra l’altro a tutto il suo repertorio, “My My My”, “Bonkers”, “You Don’t Know Me” e anche piccoli strappi alla regola – c’è stato persino spazio per “Get Lucky”), ma se l’ultima mezz’ora del suo set è coincisa con l’immagine più bella di tutto The JamBO il vero motivo è stato un altro: tutti i migliori atleti del freestyle e gli artisti della street dance visti in questi tre giorni son saliti sul palco e han cominciato ad alternarsi in acrobazie ed evoluzioni freneticissime proprio di fronte alla consolle, a due passi dalla prima fila, in piena simbiosi con la musica e con un senso dell’intrattenimento applaudito dallo stesso dj.
È il messaggio più edificante che questo festival poteva trasmettere e arriva tramite un linguaggio giovane e un doppio canale comunicativo, sport + musica, che può convertire qualsiasi tipo di pubblico, non solo quello di singoli appassionati dell’uno o l’altro ambito. Lo stupore di chi era venuto per il proprio dj preferito e s’è visto poi trascinare dai ragazzi del parkour è lo stesso di chi era stato attirato dalla FMX e più tardi s’è ritrovato a ballare di gusto Julio Bashmore. Stessa identica vittoria di un festival che ha avuto il coraggio di pensare in grande fin da subito e non ha lasciato che niente andasse storto. Applausi tutti meritati.
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