Qualche giorno di distanza dopo i report giornalieri dello scorso weekend, per ragionare a mente fredda sul significato che un festival come The JamBO può avere, soprattutto se inserito nel contesto italiano che conosciamo bene. Un festival che già in fase promozionale era fiero di presentarsi come uno degli eventi più importanti della stagione italiana, un approccio iniziale rischioso eppure rivelatosi fondato, grazie a una manciata di carte vincenti che alla fine han fatto la differenza.
Prima di tutto l’idea: il mix tra la serie di competizioni sportive fondamentalmente underground, organizzate in maniera parallela come delle piccole olimpiadi e la line up di nomi musicali studiati per attrarre gli appassionati extra ambito agonistico è una mossa decisiva, e rappresenta una delle pochissime possibilità che un evento come questo ha per ottenere visibilità anche oltre i confini italici. Perché di grandi festival musicali (elettronici e non) l’Europa è abbastanza diffusa, Club2Club non ne nascono tutti i giorni e per le nuove iniziative sarà sempre estremamente difficile guadagnarsi un prestigio pari a quel che i vari ambienti inglesi, croati o catalani offrono oggi. Se invece unisci l’offerta musicale a manifestazioni sportive come queste, fatte di competizioni urbane così vicine alla realtà vissuta ogni giorno, vien fuori una di quelle cose che non vedi spesso in giro. E non abbiam difficoltà a credere a quanto ci vien raccontato, ad esempio, sull’invidia che i paesi del nord-est europeo hanno avuto per The JamBO riguardo a discipline come il freestyle football & basketball, ora che esiste un nuovo concorrente alle competizioni solitamente monopolizzate da quell’area, perdipiù con tanto di offerta musicale di livello.
È un’idea vincente perché è in grado di coinvolgere diversi tipi di pubblico. L’appassionato delle discipline in questione, ma anche l’amante dello sport in generale che si scopre curioso per quel che magari in tv non vedrà mai. Il fan di Diplo che non vuol perdersi il suo live, ma che ne approfitta per farsi un weekend di acrobazie alla FMX. E, categoria da non sottovalutare per la positività che porta in queste situazioni, i nuclei familiari comuni, coi bambini in estasi per spettacoli così visivamente stimolanti: le immagini di piccole furie under-10 che si divertivano a imitare in maniera buffa le performances degli atleti restano uno dei messaggi più importanti che The JamBO ha lasciato, così tanto in sintonia con l’idea di sport nella sua accezione più nobile, quella in cui lo sconfitto abbraccia con sincero affetto il vincitore e ringrazia i giudici per il solo fatto di esserci stato, quella che non ha niente a che fare con imbrogli, violenze e doping. È questo l’elemento che può conciliare l’eterogeneità di pubblico e può mettere uno accanto all’altro lo skater pro, il clubber sfegatato e le coppie di genitori.
Perché riesca, l’idea va sempre supportata da un’appropriata organizzazione, e qui sta l’altra grande vittoria di The JamBO. Un festival che ha voluto pensare in grande fin da subito, tenuto in una location ambiziosa in termini di ricettività come BolognaFiere e capace di coinvolgere protagonisti di caratura internazionale in ogni disciplina, grazie alle collaborazioni con le varie comunità sportive. Niente che desse mai l’impressione di un evento di dimensione provinciale. Persino il lato musicale è stato molto più curato di quel che non si pensi, con una scelta e una distribuzione dei nomi pensata con grande precisione: dubstep & hip-hop al venerdì (Franky B, Salmo, Zeds Dead e Chase & Status, il linguaggio dei giovani), catalizzatori delle folle per il più popoloso sabato (Major Lazer, Dizzee Rascal, Riva Starr e North Base, i professionisti dell’entertaiment di massa) e tech-house controllata di domenica (Armand Van Helden, James Zabiela e 2 Many DJs, ricerca dell’apprezzamento generalista). Tre serate né troppo di nicchia, né troppo commerciali, ottime sia per il frequentatore del club che per il meno appassionato. E, complice l’abilità degli speaker in ballo, tutto veniva presentato giorno per giorno in modo che anche chi non ne capisse nulla avesse ben chiara l’importanza dei personaggi che stava osservando, che si chiamino “Séan” Garnier, André Villa e Jinji “Kamikaze” (nomi che non vi dicono niente? Provate a chiedere a chi segue i loro sport…) oppure Rascal, Diplo e Van Helden (questi vi ricordano invece qualcosa? Non era così per tutti i presenti).
All’interno dei meriti organizzativi rientrano anche l’organizzazione degli spazi (ben distribuiti tra interni ed esterni e comprensivi anche di una necessaria area chillout, altresì detta “area svacco” per via dei comodissimi cuscini), l’accoglienza dei visitatori (all’ingresso e nelle aree sportive) e la partnership con Nissan: l’area dedicata al colosso dell’auto è stata protagonista per tutti i tre giorni, ha dato prestigio e potenza di fuoco all’evento (grazie anche a presenze importanti come quelle di Tonio Liuzzi, Antonio Rossi e Jury Chechi) ed è stata fondamentale per permettere ai presenti di essere parte attiva. Le “Nissan experiences” son state quelle che vi abbiamo raccontato durante i giorni del festival, quindi le prove di sbandata controllata su pista con la Juke Nismo, il volo virtuale con la tuta alare, l’accelerazione top-performance con la Leaf Nismo 100% elettrica e la simulazione di racing della GT Academy, e si sono inserite tutte alla perfezione nel clima di adrenalina e sfida con sé stessi che ha tenuto banco per tutta la durata del festival.
Pochissime le cose da migliorare per la prossima edizione già prevista per giugno 2014, e comunque tutte facilmente risolvibili: qualche tribuna-spettatori in più, maggiori zone d’ombra per evitare di doversi rifugiare al chiuso, magari una più diffusa offerta di cibo e bevande e una percezione più chiara delle possibilità di accesso selettivo alle fasi day e night (aspetto importante, questo, per aumentare il bacino d’utenza). Ma non è un caso se l’evento ha favorevolmente colpito tutti, ricevendo feedback positivi sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. Per una volta non si son sentite ironie sulle “cose fatte all’italiana” e si è potuto godere di ogni attrazione in maniera facile e libera da ostacoli. A questo punto l’unica cosa a cui stare attenti è il numero di partecipanti che potrebbero arrivare l’anno prossimo: pensare in grande significa prevederne almeno il doppio.
The JamBo Festival conferma il legame tra le experience Nissan e la musica a noi tanto cara. Il prossimo appuntamento è il Nissan Skipass a Modena dal 31 ottobre al 3 novembre, una tre giorni dedicate alle attività in alta quota a ritmo di musica elettronica.