Chiariamolo subito: non si tratta di un orchestra, non ha niente a che vedere con il ‘79 e non è di certo leggendaria. Dietro al nome altisonante troviamo invece Andrei, un ragazzo genuino e appassionato, nato a metà anni ’80 in Romania e trasferitosi ad Amsterdam qualche anno fa. A dire il vero, il nome qualche significato ce l’ha, ma non voglio rovinarvi la lettura. Non sarà leggendario Andrei, ma è un artista che propone prima di tutto certezze, soprattutto per chi apprezza morbide sonorità deep e contagiosi groove disco. La sua etichetta, Legendary Sound Research, è nata da appena due anni ma sforna EP che è una bellezza, e non sembra affatto intenzionata a fermarsi. La musica che propone non è musica per tutti, sicuramente non è musica per grandi club modaioli. I suoi set non inseguono le top-chart e non sono ossessionati dalle nuove uscite, ti trasmettono piuttosto una ricerca accurata e guidata unicamente dalla passione per un certo tipo di musica. Che si tratti di deep house più recente, vecchi classici disco, oppure vocal sconosciuti e sapientemente miscelati, i suoi set sono delizie da gustare disco per disco. Per Soundwall ho avuto il piacere di farci una bella chiaccherata, ma mi raccomando, dopo averla letta volate sul suo profilo Soundcloud e schiacciate play…ingordamente.
Andrei, il nome del tuo progetto The Legendary 1979 Orchestra è legato alla tua passione per la musica disco. Sicuramente non sarà l’ultima volta che ti faranno domande su quel nome, ma perfavore, raccontaci come è nato?
Ha ha, diciamo che con un nome del genere sapevo che mi sarebbe arrivata la domanda. La vera storia è questa: stavo bevendo un paio di birre in uno dei locali “cool” di Bucharest con i miei due migliori amici, era una serata infrasettimanale all’inizio del 2010. Stavamo scherzando sulle band indie rock cittadine visto che stavano spuntando ovunque ed in quel bar sembrava che tutti facessero parte di una band. Abbiamo pensato che avremmo dovuto creare una nostra band immaginaria! Io ero l’unico che facesse musica, ma saremmo potuti essere un collettivo, i miei amici avrebbero aggiunto immagini e parole al mix. Dovevamo solo trovare un nome…1979 aveva un grande significato per noi, specialmente per la canzone dei Smashing Pumpkins. In parte è anche per un pò di nostalgia verso una senso di spensieratezza che si collega anche all’atmosfera della disco. La parte “legendary” viene dalla serie televisiva How I Met Your Mother (la faccio breve), mentre “orchestra” deriva dal fatto che non eravamo una band, un gruppo o qualcosa del genere ma doveva essere qualcosa di forte! Alla fine, nonostante venisse da una discorso influenzato dalle birre, ho fatto sopravvivere il nome attraverso la musica e l’ho mantenuto. Ritengo che stia funzionando vista l’attenzione che riceve.
C’è stato un momento di svolta che ti ha fatto orientare verso la disco e la house? Raccontaci del tuo background musicale.
Ho cominciato con l’hip-hop, tuti i grandi degli anni novanta e duemila. Mentre ascoltavo la musica ho sempre sentito l’esigenza di produrla per conto mio, quindi ho cominciato ad interessarmi di produzione intorno al ’98-’99. Questo mi ha fatto familiarizzare con il sampling e quindi con il funk, il soul e il jazz…alla fine con la disco. Mentre frequentavo i club cercavo subito dopo la musica che veniva suonata. Penso che qualcosa mi sia scattato intorno al 2006, in un club chiamato Embryo. Ero particolarmente attratto dalle sonorità più deep e quindi ho cominciato il mio viaggio in questo tipo di musica andando a ricercare sempre più a fondo.
Un decennio fa la disco-music che ami (amore al quale mi associo), sembrava preistoria. Oggi i re-edit disco sono molto diffusi e largamente apprezzati, mantenendo il motto “disco never dies”. Pensi che chi vada nei club stia ricercando lo spirito e la freschezza che trasmetteva quella musica?
Penso che vada tutto a cicli, ci sono periodi in cui valori più superficiali prevalgono ed altri in cui la musica è appassionata e piena di sentimento. Penso che questo sia il motivo per cui la disco stia ritornando. È già da 4 anni che è tornata, se non fosse stato per il successo dei Daft Punk direi che la disco sarebbe rimasta in una fase di declino. Per quanto riguarda la gente che frequenta i locali, almeno per quanto riguarda la mia audience, cercano delle emozioni quando ascoltano o ballano la musica. Non potrebbero farlo con qualcosa di artificiale o sterile.
Quale artista di quei tempi ti ha influenzato maggiormente?
Penso che Larry Levan sia stato quello più influente fra gli artisti di quel periodo. Le sue produzioni sono sempre deep ed estremamente ballabili allo stesso tempo. È un equilibrio che sto provando a raggiungere anche io nella musica che faccio.
In una intervista che ho fatto precedentemente, Gary Baldi dei Drop Out Orchestra ha detto che gli artisti degli anni d’oro della disco erano musicisti prima e tecnici dopo. Sei d’accordo sul fatto che molte tracce nu-disco siano perfettamente confezionate ma un pò fredde?
Io direi che gli artisti di oggi sono prima tecnici e poi musicisti, semmai dovessi. Io non ero un musicista fino a poco tempo fa. Essere un musicista comporta qualcosa in più di aggiustare il suono e programmare la ritmica. Si dovrebbe aver capito almeno le basi di teoria musicale prima di far musica. Tutti quanti possono essere dei producer da camera, o anche dei dj da camera se preferite. Poche persone sono però interessate a cosa sia una scala, su come costruire un accordo o su cosa sia una progressione di accordi.
Tu invece, come approcci una nuova produzione?
Per me la creazione di una nuova traccia impegna una quantità di tempo considerevole. Ogni traccia che compongo è probabilmente frutto di un ricordo di qualche traccia jazz o funk che ho sentito magari 7 anni fa. Poi combino quel ricordo con una recente esperienza in un club, dove vedo la gente reagire a diversi ritmi e dove anche io ho sensazioni diverse in base ai suoni che ascolto. Quando compongo la traccia, sono le sensazioni del club ed il ritmo di quel pezzo jazz/funk ad essere mescolate e filtrate attraverso la mia personalità. Certe volte comincio una traccia dalla ritmica e ci costruisco sopra una melodia, oppure parto con una progressione di accordi aggiungendoci ritmo. C’è anche un momento in cui faccio partire delle tracce ed improvviso un synth fino a quando le mie dita non schiacciano qualcosa che valga la pena di ascoltare in loop per sei minuti. Tento di mescolare gli approcci perché non voglio che ci sia una sola formula con cui posso lavorare. Devo imparare ancora tanto in termini di creazione, arrangiamento e manipolazione del suono, quindi non posso ancora affidarmi ad un solo approccio.
Hai cominciato come dj hip-hop prima di sterzare sulla disco e adesso i tuoi set sono un giusto mix di sonorità disco e house. Non è che per caso la house stia prendendo il sopravvento nei tuoi gusti musicali? Qualche possibilità che rinasca il tuo amore per l’hip-hop vista la tua ultima uscita “Origins” su Glenview Records?
Origins è un sogno che è diventato realtà. Il remix di “MF DOOM” è stata la prima traccia che mi ha fatto capire come la musica fosse un obiettivo reale da raggiungere. I miei gusti musicali sono sempre stati egualmente divisi fra house e disco e penso che questo sia il panorama odierno, almeno per quanto riguarda me e la mia sfera sociale. L’unica cosa che voglio fare è divertirmi. A dire il vero, il mio grande amore è il jazz e immagino che sarà sempre così.
Sei un grande amante e collezionista di vinili. Sono del parere che i vinili richiedano una selezione musicale più attenta e che quindi aggiungano valore a quello che si ascolta, indipendentemente dal fatto che tu sia un dj o meno. Cosa ne pensi? Raccontaci meglio della tua collezione di vinili e di come ricerchi vecchie gemme impolverate.
Il vinile mi piace perché lo puoi toccare, è grande, pesante e richiede impegno. Per qualsiasi altro formato è facile disfarsene. Comunque, credo che la buona musica sia buona di suo, indipendentemente dal formato. La mia collezione di vinili è un mix di tutta la musica che amo, e penso che metà di essa sia hip-hop. Quando ho cominciato a comprare vinili regolarmente, il mio obiettivo era quello di avere tutti i grandi successi hip-hop che ascoltavo da ragazzino. Dopo quel periodo è diventata una ricerca di sample particolari, e a parte i dischi che compro per suonare, è ancora così. Non spenderei mai tanti soldi in un solo vinile, piuttosto farei una ricerca di qualche strano groove o di qualche fallimento pop con un grande sample.
Cosa ne pensi comunque dei “talebani del vinile” che considerano il digitale come una vergogna atroce?
Come ho detto, la musica è musica. Inoltre, la gente dovrebbe accettare la tecnologia di oggi ed usarla per esaltare la loro creatività. Cosi è nata l’arte del dJing, persone creative che usavano la tecnologia dei loro tempi in una maniera innovativa. In quel modo è stato creato il movimento che conosciamo e che ci ha lasciato una grandissima eredità. Posso solo sperare che qualcuno oggi stia gettando le basi per un percorso del genere. Per quanto mi riguarda, utilizzo prevalentemente vinili quando suono per una semplice ragione: mi diverto di più!
Nel 2011 è nata la tua label, Legendary Sound Research, su cui escono tracce house e disco da produttori non troppo conosciuti ma di gran talento. Due anni e 7 uscite, è tempo di qualche bilancio: come è andata fino ad ora? Qualche novità?
Direi che non è ancora il tempo di fare bilanci. Sarebbe come fermarsi un attimo e guardarsi alle spalle, ma non posso fermarmi ora che le cose migliorano di passo in passo. Ho scoperto musica migliore da fare uscire sulla label, senza parlare delle mie produzioni che sono le migliori che abbia mai fatto. La label si sta facendo conoscere, considerando anche l’impegno che impiego ogni giorno per la sua crescita. Per quanto riguarda le news: l’ottava fatica uscirà settimana prossima, Saint Petersburg Disco Spin Club ed io divideremo il disco accompagnati dai remix di Jkriv e Ruf Dug. Ho appena ricevuto il disco di prova per la nona uscita, un incredibile EP di quattro tracce che uscirà a maggio ad opera di un nome nuovo: Kask. E visto che l’estate è alle porte dovremmo avere anche la decima uscita sempre su vinile, Legendary Edits sampler vol. 2. Ho anche progetti organizzati per la label in autunno ma voglio tenerli segreti ancora un pò. Quindi va tutto alla grande fino adesso ed è tutto in crescendo.
Qualche artista che stai seguendo in questo periodo?
ava, Simoncino, Box Aus Holz, Kez YM.
Tre dischi dai quali non potresti mai dividerti? Questa domanda è un classico ma resta irrinunciabile…
Company Flow – Funcrusher Plus
Motor City Drum Ensemble – Raw Cuts 5&6
Tiger & Woods – Gin Nation
Qual è il tuo club o festival preferito? Dove è stata invece l’esibizione che ricordi con più piacere?
Il mio club preferito è l’Embryo a Bucharest, ma purtroppo non ci ho mai suonato. La mia gig preferita invece è stata la scorsa estate alla 8Bahn Area Festival. Ho suonato all’ormai defunto, Cassette Collectief stage. Loro sono degli amici, il sole era andato via e la gente ballava, grande atmosfera!
Da un punto di vista artistico: dove vedi te stesso e la tua label nei prossimi 5 anni?
Diventerò i prossimi Daft Punk o almeno il prossimo Pharell…hahaha! Seriamente, vorrei tanto produrre un album per qualche affermata band jazz/funk/disco/pop. La label sarà una fonte per musica di qualità destinata ad un dancefloor attento ed esigente.
Qualche possibilità di vederti in Italia?
Niente di certo ancora, spero di riuscire a farcela entro quest’anno!
English Version:
Let’s get it straight: it’s not an orchestra, it has nothing to do with the ’79 and it’s anything but legendary. Behind this shiny name we’ll find Andrei, a genuine and truly appasionate dj/producer, born in the mid ‘80s in Romania but currently living in Amsterdam. To be true, that name has some meaning, but I won’t give you other previews. Even if not legendary Andrei is undoubtedly a guarantee, especially for those who love fluffy deep sounds and infectious disco grooves. His own label, Legendary Sound Research, was born just 2 years ago but it is cranking out EP in succession, without any intention of slowing down. His music is not for everyone, and surely it’s not aimed at big and poshy clubs. His dj sets don’t follow the top-charts nor are obsessed with the last release, they reflect an accurate research guided only by its great passion for a certain kind of music. Deep house, old classic disco, or maybe some unknown vocal skillfully mixed, his sets are a pleasure that must be tasted record after record. I’ve had the pleasure of an interview with him for Soundwall, but once it’ll be read, don’t miss the chance of clicking on his Soundcloud profile and press play…greedily.
Andrei, the name of your project The Legendary 1979 Orchestra is related to your passion for disco music. It surely won’t be the last time you’ll receive a question about that name, but please, would you tell us the story behind it?
Ha ha, well with a name like that I guess I had it coming. The real story behind is: I was having beers with my two best friends on a week night in one of the “cool” bars in Bucharest back in early 2010. We were making fun of all the indie rock bands in the city as they were really popping up everywhere and in that bar everyone seemed to be a member of a band. We thought we should make our own fictitious band! I was the only one doing music, but we could be a collective, my friends would bring visual and written art to the mix. We just had to have a name for it… 1979 has a lot of meaning for us, especially because of the Smashing Pumpkins song. It’s about a little nostalgia for a carefree feeling, which ties into the feel good vibe of disco too. The “legendary” part, long story short, came from the series How I Met Your Mother, and “orchestra” came because we weren’t a band, a group or anything like that, but it had to sound big! In the end, even though it came out of beer talk, I kept the name alive through the music so I stuck with it. Guess it’s doing the job getting this much attention.
Was there a turning point that made you steer towards disco and house? Tell our readers more regarding your musical background.
I started out with hip-hop. All the greats from the 90’s and 00’s. While listening to the music I always felt I needed to make it myself, so I started to get into producing around 98-99. This got me acquainted with sampling and so with funk, soul, jazz… in the end disco. And while going out clubbing later I dug the house that was being played. I guess around 2006 was when it first clicked in a club called Embryo. I was especially attracted to the deeper kind and so I began my journey into this side of the music digging deeper and deeper.
A decade ago the disco music you love (and me too) seemed to be prehistoric. Nowadays disco re-edits are extremely popular and appreciated, keeping up the motto “disco never dies”. Do you think people on the dance floor is looking for the spirit and freshness inspired by disco-music?
I think it moves in cycles, there are periods when more superficial values take over music and periods when music is soulful and full of feeling. I guess that is one of the reasons why disco seems to have made a come back. It’s been about four years already, if it weren’t for Daft Punk in the mainstream, I’d say disco is going downhill again. Regarding the people on the dancefloor, I do think that they, at least my audience, are looking for a feeling when listening and dancing to the music, it can’t be sterile or artificial.
Which artist of that time influenced you most?
I think Larry Levan is my biggest influence from that period. His productions are always deep and dancefloor heavy at the same time. It’s a balance I’m trying to achieve myself in the music that I make.
Interviewing Gary Baldi from Drop Out Orchestra, he says that artists from the “golden disco era” were musicians first and engineers second. Do you agree on the point that many nu-disco tracks are perfectly arranged but a bit soulless?
I would say today’s artists are engineers first and musicians second, if at all. I was not a musician until recently. Being a musician implies more that tweaking sound and programing drums. One should have at least the basics of music theory understood before making music. Everyone’s a bedroom producer today. Or even a bedroom dj. But few people are interested in what a scale is or how to build a chord and what chord progressions are.
How do you approach the creation of a new track?
My approach spans over a considerable amount of time. Every track I make is probably a recollection of some jazz tune or funk break I heard 7 years ago or something. Combine that with a (recent) club experience where I see people reacting to different vibes and where I react to certain vibes myself. The next day when I’m making a track it’s the vibe of the club with the groove of that jazz funk piece that are molded and filtered through my personality. I sometimes start tracks from the rhythm and build melody on that or start with a chord progression and add groove to it. There’s also a part where I just hit record and improvise on a synth patch until my fingers hit something that is worth hearing in a loop for 6 minutes. I try to mix the approaches up because I don’t want to fall into a formula where it’s the only thing that will work for me. I also have so much to discover in terms of creating, tweaking and manipulating sound that I can not just rely on having one approach.
You started as an hip-hop dj before turning to disco and now your dj sets are a wonderful blend of disco and house. Is house overcoming disco in your musical tastes? Any chance of a new love for hip-hop given your last release “Origins” on Glenview Records?
“Origins” is a dream come true. The MF DOOM remix is one of the first tracks I made that felt like music was a real thing to pursue. My musical tastes have always been equally devoted to both disco and house. I think that’s the landscape today, at least in my (social) bubble, and I just want to enjoy it. Actually, my biggest love is jazz. I guess it will always be that way.
You are a strong vinyl lover and collector. I truly believe that vinyls require a more accurate selection for everyone (djs and not), giving more value to what you listen. What you think? Tell us more about your vinyl collection and the way you search for dusty gems.
Vinyl is great for me because it’s tangible, it’s big, it’s heavy, it requires commitment. Every other format is easily discarded of. However, I do think that great music is great music on its own, no matter the format. My vinyl collection is a mix of all the music I love. I think half of it is hip-hop though. When I started buying vinyl on a regular basis my goal was to get all the great hip-hop I listened to when I was a kid. After that it became about finding the odd sample, and apart from buying records that I play out, it still is today. I won’t spend a lot of money on one record, I’d rather search for some weird groove or pop failure that has a great sample in it.
By the way, what you reckon about some “vinyl taliban” who consider digital as the biggest shame?
Like I said, music is music… also, people should embrace the technology of today and use it to boost their creativity. That’s how DJing was born, creative people used the technology of their day in an innovative manner. And that has created such a great movement and legacy, I can only hope that today one of us is setting up the basis for a similar feat. On that note, I am relying mostly on vinyl when I play out, but that’s only because of one reason: it’s more fun for me that way!
In 2011 you started your own label, Legendary Sound Research, releasing underground house and disco tracks from unfamous but really talented producers. Two years and seven releases, it’s time to draw a line: how it gone so far? Any news?
I wouldn’t draw a line yet, it sounds like stopping for a while to look back and I can’t stop now because it just keeps getting better and better. I’m finding out better music to release on the label, not to mention my own productions which are the best I’ve ever done. Awareness is growing, as it should considering the amount of hustle I put into the label every day… And as for news: The 8th record is coming out next week, Saint Petersburg Disco Spin Club and me on a split 12 inch with remixes from JKriv and Ruf Dug. I just received the test pressings for the 9th record, newcomer Kask with an incredible 4 track EP coming out in May. And just as summer settles in we should have the tenth one out on vinyl as well, Legendary Edits sampler vol. 2. I’ve also got autumn lined up for the label, but I’ll keep those to myself for a little longer. So, it’s going great so far and it’s been only uphill.
Some artist or label you are digging at this moment?
ava, Simoncino, Box Aus Holz, Kez YM.
Three vinyls you will never be apart? This question is a classic but it still is a must…
Company Flow – Funcrusher Plus
Motor City Drum Ensemble – Raw Cuts 5&6
Tiger & Woods – Gin Nation
Turning to club or festival: what is your favourite one? Where did you perform your best gig?
Favorite club was Embryo in Bucharest, I never got to play there though… Favorite gig I played was last summer’s 8Bahn Area Festival. I played on the, now defunct, Cassette Collectief stage. They’re good friends of mine, it was sunny out, people were dancing, great vibe!
From an artistic point of view: where do you see yourself and your label in the next 5 years?
I’m gonna be the next Daft Punk, or at least the next Pharell…hahaha! Seriously though, I really want to produce an album for an established jazz/funk/disco/pop group.
The label will be one of the go to sources for quality music aimed at a discerning dance floor.
Any chance of seeing you in Italy?
Nothing certain yet. Hope to make it there this year though!