Trovarsi, capirsi al volo e lavorare sodo. Sembra il sunto più logico per Damien Rousell and Raphael Cesario, giunti agli onor di cronaca con lo pseudonimo The Mekanism. Pensare infatti che i due abbiano concretizzato i primi lavori dopo il loro incontro avvenuto soltanto nell’estate del 2011 la dice lunga su quanto impegno (o se volete, fortuna) possano avere avuto nel giro di pochi mesi. Ancora una volta l’unione ha fatto la forza, visto che i due parigini singolarmente si erano dimostrati finora buoni dj ma non erano mai stati in grado di fare quel salto di qualità che ora li ha portati alla ribalta. Needwant, una delle etichette che in questo momento rappresentano al meglio quel nuovo modo di concepire l’house music, ha puntato dritto sul loro EP intitolato “Can’t Believe”, titolo eloquente a testimoniare forse la stessa meraviglia dei due autori per la loro prestigiosa uscita.
Sono ben cinque le tracce contenute all’interno di questa nuova release firmata Needwant, con tre tracce originali e due remixes coniati dalla mente geniale del fenomeno lituano Mario Basanov, del quale non ci stancheremo mai di parlare. Partendo con la precisa analisi, troviamo la prima traccia “Can’t Believe”. Dall’incipit con cassa dritta si passa immediatamente ad un contesto idilliaco con uso bilanciato di svariati keys melodici, per poi tornare all’armonia perfetta funky disco. Basta una parola per descriverlo: sensuale. Basanov invece nella sua personale versione insiste particolarmente nella parte vocale aggirandola con diversi effetti per poi aggiungere un giro di synth molto più house che via via cresce di intensità e frequenza. Una traccia solida e molto corposa nonostante la breve durata. Da tener presente anche la versione dub disponibile solo in digitale con la quale Mario offre un interessantissima alternativa: keys, vocals e la progressione di strings vengono arrangiati con tempi perfetti e con estrema cura e il risultato non può che essere eccellente. Continuando il percorso di analisi ritroviamo a “Missing Love”, traccia che proietta l’ascoltatore nuovamente nella magica dimensione della deep house. Merito soprattutto di un incantevole vocale e di un basso prorompente. Melodie calde e l’uso abile di clap e shakers contribuiscono ad elegantire un pezzo destinato ad ottenere l’approvazione degli amanti del genere. Infine “Your Shade”, pezzo un po’ anomalo, almeno nella composizione. Se nella prima metà del disco infatti sono presenti ritmiche ben scandite e uno sviluppo più electro accompagnato da un parlato vigoroso (per garantire maggiore varianza nei diversi patterns), nella seconda metà ritroviamo i temi approfonditi nelle tracce precedenti, con stacco regolare abbastanza prolungato e synths equilibrati che pian piano tramontano.
Tenete bene a mente l’EP e soprattutto gli autori, sono convinto che ne sentiremo parlare molto spesso in questo 2012.