Preparatevi. Sarà, molto facilmente, il trend dei prossimo futuro. Una volta constatato che almeno per un po’ di live, eventi e serate e nei club non se ne parla, e una volta assodato che con lo streaming ci guadagnano solo le major ma non certo gli artisti (…e nemmeno le piattaforme di streaming, almeno per ora), adesso – come del resto già paventavamo un po’ di tempo fa – chi fa musica e chi in generale crea dovrà decisamente mettersi in cerca di altre soluzioni, diventando sempre più “editore di se stesso”. Una realtà esistente già da qualche anno ma che ora sta sbarcando con più decisione in Europa e in Italia è Patreon.
Come funziona? Fondamentalmente, è una piattaforma – come poteva essere la MySpace di un tempo – senza però la componente social così in primo piano ma con invece una caratteristica molto più concreta: la possibilità di finanziare direttamente l’artista preferito, potendo fruire in esclusiva (o almeno in anteprima) dei contenuti da lui prodotti. Un po’ come funzionano i paywall, sempre più diffusi, dei quotidiani, ed era ora che si capisse che l’informazione di un certo livello non può essere gratis (o, altra faccia della stessa medaglia, ostaggio solo delle inserzioni e degli inserzionisti): se vuoi leggere certi contenuti, devi diventare un abbonato.
Mentre però il sistema del paywall è attualmente abbastanza rigido e schematico, paghi-vedi-non-paghi-non-vedi, con Patreon la cosa divertente è che ci sono diversi livelli di membership, cioè di abbonamento. Vuoi vedere questo e quello? Paghi tot, con cadenza mensile. Vuoi vedere questo, quello e quell’altro? Paghi un po’ di più. Vuoi vedere questo, quello e quell’altro, ed in più avere una interazione diretta con l’artista? Paghi ancora di più.
Tutto questo può anche stimolare la creatività dell’artista, che può mettersi ad offrire contenuti non banali e non convenzionali. E’ la notizia di questi giorni che uno degli eroi dei contenuti non banali e non convenzionali in musica, Alessio Bertallot, ha deciso di tentare l’avventura dell’auto-finanziamento via Patreon per la sua Casa Bertallot (trovate tutto qui), una Casa piena di contenuti interessanti e di contributi anche di altra gente in gambissima. Ma può anche accadere che dj/producer di valore mondiale decidano di dedicarsi al mentoring, all’insegnamento cioè dei trucchi del mestiere: ed è quello che quell’artista fantastico che è Martyn ha deciso di fare – avremo a breve occasione di parlarne con lui. Nel frattempo la sua è una pagina che vi consigliamo moltissimo. Senza contare che il documentario che RA ha girato su di lui è una delle cose più belle vi possa capitare di vedere in rete, se avete un certo tipo di sensibilità.
Ma di sicuro ad oggi le risate migliore ce le ha fatte fare un altro sbarco recente su Patreon di un pezzo grosso del clubbing internazionale, Tiga. Prima di tutto, godetevi il filmato con cui introduce la cosa:
Tra il mistico e il messianico, con lui è sempre difficile capire dove inizia la serietà e dove sta perculando. Una cosa è certa: è una delle persone più stimolanti e gradevoli con cui avere una conversazione ed un confronto, e se non credete alle nostre parole ascoltatevi il sampler gratuito – messo in giro per invogliare ad iscriversi appunto al suo Patreon ed ai contenuti esclusivi ad esso connesso – di una sua densissima chiacchierata coi 2 Many Dj’s.
Il vero capolavoro però sta nelle tipologie di membership. Se le prime due sono abbastanza standard (e hanno i prezzi che di solito hanno le membership via Patreon), c’è la categoria Premium che è semplicemente esilarante: LA VERITA’. Per soli (!!) 650 dollari al mese, Tiga promette più o meno di raderti al suolo emotivamente: “ego destruction”, letterale. “Io ti dirò quello che nessuno ha il coraggio di dirti. La Vera Verità. Quella che né la tua famiglia né i tuoi amici ti diranno, così sincera: solo io sarò in grado, dato che parlerò senza filtri”. Il risultato finale? “Dopo che ti avrò bombardato a colpi di verità, ad emergere sarà la tua vera personalità”. Se non ci credete, voilà qui sotto lo screenshot:
Al di là di questi coup de theatre tipici tighiani (bisogna conoscerlo, un po’, per capirlo e capirne la mezza ironia e mezza serietà), resta di fatto che questa soluzione del sostegno diretto ad un artista o ad una realtà che si stima è una via molto, molto interessante. Può anche permetterci (in parte) di uscire dalla dittatura degli algoritmi e di riprendere ad avere un rapporto diretto col “valore” di quello che ci piace, invece di darlo per scontato e fruirlo in maniera distratta e passiva. Un modo anche per recuperare una delle utopie originari (e più nobili) della rete: un rapporto diretto, orizzontale, interattivo, equo.