La compilation “Rebel Futurism Session One” – datata 2004 e contenente, tra gli altri, i nomi illustri di Martin Solveig, Dave Clarke, DJ T, Sascha Funke e Phonique – non può essere attribuita, per ovvi e fisionomici motivi, ad un unico artista e per questo, con “The Picture”, è improprio parlare di un ritorno di Tiga su Crosstown Rebels. Ma si sa, le suggestioni donano sempre quel qualcosa in più e quindi non ci stupiamo se dalle parti di Londra si divertono a parlare di un “long-awaited comeback”. A mio avviso, però, non è questo il tasto da premere per aggiungere sale ad una ricetta resa già piuttosto sapida dalla presenza dell’artista canadese. Ai più sbadati, infatti, va ricordato che siamo giunti all’uscita numero cento dell’onnipresente label che fa capo a Damian Lazarus, ma non è nemmeno questo il punto: “The Picture” è un EP piuttosto particolare perché continene il primo remix ufficiale di “Pleasure From The Bass” dai tempi dell’uscita dell’omonima release nell’estate del 2004 – che per la cronaca conteneva la prima, e fin qui unica, rivisitazione firmata Joakim.
Onestamete, chi di voi ne sentiva veramente il bisogno? Penso, e non me ne vergogno, che certi capolavori andrebbero lasciati stare così come sono perché tutto quello che c’era da dire l’hanno probabilmente già scritto (a lettere cubitali) loro. Evidentemente Subb-an, e con lui il caro e vecchio Damian Lazarus, non la pensa come me ed il risultato è un remix deep e rotolante di sicura presa sul dancefloor. C’è voluto fegato e una bella dose di sfrontatezza perché, se da un lato è vero che con il campione vocale della versione originale si può fare il bello ed il cattivo tempo, dall’altro, qualora il remix non si fosse rivelato all’altrezza, il flop sarebbe potuto essere fragoroso. Fatto sta che la missione è riuscita a pieno e Subb-an può andare fiero del suo remix.
Gli amanti del sound “dark pop-electro tech” (è così che il nostro amico Tiga ama definire la sua musica), infine, non resteranno certo delusi da “The Picture”. La voce è quella dei lavori migliori e il basso va da solo con passo deciso come ai tempi di “Sexor”. Certo, nulla a che vedere con “Louder Than A Bomb”, ma si tratta di un vero e proprio tuffo nel passato. Grazie Tiga, grazie Damian.