Alla fine è successo quello che ci immaginavamo (qui le coordinate sulle puntate precedenti), e questo nonostante il fatto che chi si sia preso in gestione il TOdays dopo il cambio di rotta (…scippo?) orchestrato dal Comune abbia fatto un bel lavoro nella scelta degli headliner, un lavoro bello e finanche sorprendente. Manca ancora infatti qualche annuncio (siamo a quota sei headliner, ne manca un settimo), ma quanto emerso fino ad oggi è notevole: 26 agosto LCD Soundsystem, 27 agosto Arlo Parks, 29 agosto Overmono, 30 agosto The Jesus And Mary Chain, 31 agosto Mahmood, 2 settembre Massive Attack. Potrebbe essere, riattualizzata, la line up di un redivivo Traffic: il festival che più ha fatto epoca negli ultimi trent’anni in Italia e che è stato un po’ la chiave di volta per “lanciare” Torino fra le nuove generazioni più attente, educate, sofisticate.
Non solo: al di là degli headliner sopra citati, anche fra i nomi “minori” – virgolette d’obbligo – ci sono tante cose preziose. Dai C’mon Tigre a Khompa passando per Birthh (tutti act molto amati e rispettati su queste pagine) e poi ancora dai Tangerine Dream ai Toys Orchestra, da Nation Of Language e Fast Animals And Slow Kids: tanta roba, e ancora qualcosa come dicevamo deve arrivare.
Insomma: le polemiche legate al cambio della guardia imposto dal Comune sul festival erano fuori fuoco, e i lamentosi così come gli scetticoni e/o le “vedove” di Gozzi devono rimangiarsi i loro mugugni e, detto oxfordianamente, sucare? A giudicare dalle reazioni sui social di alcuni componenti della commissione esaminatrice o di partner del “cartello” che si è preso l’assegnazione del festival (…eh sì, vi abbiamo visti), dovrebbe essere proprio così. D’altro canto, chi ha abbandonato/sabotato la compagina gozziana (che aveva con sé la stragrande maggioranza degli addetti al settore di taglio indie in città, insomma, erano i “buoni”) per andare a schierarsi coi “nuovi barbari” venuti a prendersi il festival su spinta nemmeno troppo occulta della politica cittadina è stato sottoposto, in queste settimane, a molta pressione psicologica, vero: appunto perché si sganciavano dalla squadra dei “buoni”, per andare a stare col supposto lato oscuro della musica e dell’affarismo politicante. Nel momento in cui questo (supposto) “lato oscuro” tira fuori una line up notevole, ok, è anche umano reagire stizziti e sarcastici, “Vedete? Visto? E ora avete ancora da parlare?”. Umano sì. Ma era più elegante tacere.
Era più elegante e più appropriato, perché da tutta questa storia emerge di nuovo la eterna, meravigliosa, terrificante capacità di Torino di spararsi sui piedi. Esattamente come avevamo previsto, l’assessore Purchia che dice “Vogliamo un festival che duri una settimana, non solo tre giorni” parla di cose che non conosce e tratta la musica come un tanto al chilo, ignorando le varie specificità di settore. Per lei, nel momento in cui il Comune ammolla 650.000 euro di contributo (che, ricordiamolo, sono comunque tanti soldi), allora per forza deve esserci una moltiplicazione della quantità. Risultato? Il vincitore del bando è costretto a quasi triplicare il numero delle serate, gli piaccia o meno, visto che proprio nel bando ufficiale è stato imposto di portare a sette le serate in cui il Main Stage è occupato, ma in questo modo si perde completamente il senso di festival che TOdays ad oggi aveva avuto. Avere nello stesso “festival” (virgolette purtroppo d’obbligo) LCD Soundsystem e Massive Attack è fantastico, certo, ma i primi sono il 26 agosto, i secondi il 2 settembre: quante persone che vengono da fuori avranno tempo e denaro per stare a Torino una settimana intera? Ve lo diciamo noi: quasi nessuna. D’altro canto per radunare headliner di peso in un numero ristretto di giorni (due/tre), questo lo sa qualsiasi addetto al settore, bisogna muoversi con almeno un anno di anticipo o giù di lì, perché gli incastri sono complicatissimi. Mentre invece il Comune di Torino ha deciso di disarticolare TOdays così come era stato finora mettendone a bando la direzione non prima della primavera di quest’anno, ovvero un pugno di mesi fa. Follia, per i tempi odierni del mercato della musica live. Ma figuriamoci: alla Purchia o chi per lei interessava giusto passare da tre a sette giorni, per far vedere che loro sì davano peso ai soldi spesi dalla collettività. Questo le bastava. Come nel mercato del pesce, più quantità uguale più quantità, e solo gli stolti se ne lamentano. Eh.
Si è snaturato un festival molto particolare ed identitario, trasformandolo in rassegna e rendendolo simile ad altre rassegne in giro per l’Italia e addirittura nello stesso comprensorio torinese – solo col boost di un contributo pubblico da 650.000 euro. Proprio programmaticamente, eh, per bando: era appunto il bando a chiedere questa elongazione temporale, a contributo complessivo ovviamente inalterato, non lo Spirito Santo o un complotto dei “poteri forti” che vogliono sgominare i villaggi gallici indie-snob. Questo comunque tenendosi la foglia di fico di mantenere il nome TOdays e mantenere l’indirizzo stilistico: anche questo sempre per bando, scritto nero su bianco, vedi inizio dell’Articolo 2 se vi siete presi la briga di cliccare sul link e scaricare così il bando nella sua interezza: per tutelarsi dall’accusa di aver fatto morire una esperienza che, pur coi suoi difetti, era percepita come positiva da tanti.
Poi figuriamoci, al danno si aggiunge sempre la farsa: perché ad un certo punto dagli scranni alti della istituzioni comunali mesi fa era stato fatto notare, per sminuire i meriti della gestione Gozzi e preparare così il terreno allo stravolgimento, quanto fosse inopportuno che un evento con tanto di corposi contributi comunali mettesse dei biglietti a pagamento quasi di 40 euro. Che volendo come ragionamento può anche avere un senso, eh. Per carità. Ma ora saremmo curiosi di sentire gli stessi scranni alti sul come la vedono che praticamente tutte le giornate con headliner del “nuovo” TOdays comportino un biglietto sopra i 40 euro, in qualche caso anche sopra i 60. Pensa te. Uno dice: “Eh, ma i Massive Attack quest’estate a Mantova costano il 30% in più”. Eh. È vero. Ma a parte il fatto che i Massive Attack sono una presenza curiosa nel festival, visto che sono programmati il 2 settembre, mentre il bando esplicitamente parlava di “1 settembre” come termine degli eventi (vabbé, Delnaja e Daddy G e soci varranno bene una deroga, no?), è un po’ deprimente che Torino diventi una seconda scelta nel mercato dei grandi concerti, visto che questa seconda data in Italia della band si è materializzata solo dopo che la data mantovana, annunciata ovunque mesi fa come “come data unica estiva”, è andata sold out o quasi. Diciamo che l’”effetto prestigio” se l’è preso tutto Mantova. A Torino, gli avanzi. Bella mossa, raga!
Fondazione Reverse, l’associazione che si è presa il “nuovo” TOdays, ha fatto un ottimo lavoro compatibilmente ai tempi ed alle condizioni di partenza, in quanto a scelta dei nomi (chissà quanti di questi erano presenti nel progetto di gara). Praticamente ha fatto dei miracoli, visto il poco tempo a disposizione. Nonostante ciò, questa intera operazione orchestrata dal Comune di Torino era e resta un capolavoro di tafazzismo, qualcosa che lascia avviliti e sconcertati. Vi eravate rotti i coglioni di Gozzi? Non vi andava più bene che lui si pappasse 650/700.000 euro di contributo prendendosi tutti i meriti per la riuscita di TOdays? Vi pareva che questa riuscita fosse molto relativa, visto che a fronte di un tale pantagruelico contributo le presenza complessive non fossero in fondo così tante, anche per i limiti di capienza del giardino di Spazio 211? Perfetto! Ci sta! Bastava dirlo. Bastava parlare chiaro. Invece la velenosa ipocrisia o tenera ingenuità del “Noi non siamo contro il TOdays, vogliamo solo migliorarlo, infatti confermiamo lo stanziamento degli anni precedenti, vogliamo solo metterlo a gara, che male c’è” ha figliato un pasticcio brutto: con bei concerti, sì, ma con una destrutturazione della narrazione (malamente mascherata col mantenimento della identità grafica degli anni passati nella comunicazione e l’uso degli stessi canali social senza menzionare nulla del cambiamento avvenuto nella direzione della faccenda), con la fine della “esperienza festival” che caratterizzava TOdays per mille motivi, con un esborso complessivo per i cittadini potenzialmente molto maggiore.
Si poteva fare meglio, ecco.