Io non ho nulla contro Tom Trago ma ragazzi, “Rise Up / Sky High” su Rush Hour è il genere di release che non serve a niente e nessuno. Specialmente ai primi di novembre, quando fa freddo, fuori piove e la techno chiama forte. Okay, esiste anche la mitica, gloriosa e super modaiola house, ma le vocine suadenti buttate la, quel clappetto che quasi non lo senti – mezzo Jaar e mezzo andato a male – e quella malinconica voglia d’estate…
Che dire, un disco che è come una Smart sull’autostrada, piena zeppa di roba che se supera i cento chilometri orari si cappotta. “Rise Up” è di un banale clamoroso, ripetitiva e (per me e la mia pelle) angosciante nella sua pseudo sensualità. E’ roba da champagne andato senza bollicine, da pista vuota e scevra di ogni buona promessa. Ascolto impossibile e ballo possibile, a patto che davanti a te ci sia un’ammiccante Sharon Stone. Antico? No amici, è che il mood è proprio quello: anni ’80 e divanetti rossi, il dj che è un fantasma mentre il boss di turno ti guarda di taglio, ammiccante, come a dire: questa si che è musica ragazzo. “Sky High”, oltre a non trasmettermi assolutamente nulla, ha pure il coraggio di ripetersi in versione dub (o presunta tale). Ma dico, scherziamo? Io amo la musica, specialmente quella elettronica. Da ascoltare, da urlare e da ballare. Non ho niente contro l’house ma queste cose qui, queste cose sono quelle che hanno saturato il “nostro” mondo. Io le odio. No, non è house, è pura commerciale.
Ps: perché tutta questa rabbia? Due semplicissimi motivi: 1) Tom Trago ha fatto cose anche molto buone, in passato (vedi l’ottima “Being With You”); 2) perché quest’uscita incarna perfettamente quella che è una mania, in alcuni casi perfino redditizia, di moltissimi producers in giro per il mondo, ovvero sparare uscite come se piovesse con la sola finalità di intasare un mercato già pieno di pezzi assolutamente inutili.