Uno dei festival più in vista del mondo arriva in Italia…?
Ebbene sì. Tomorrowland ha scelto di espandere i propri orizzonti concedendo anche al Bel Paese, oltre che ad altre sei nazioni, un briciolo di quell’emozione che il festival belga è tanto bravo a dare. Come del resto già aveva fattto l’anno scorso, andando a toccarne otto, di nazioni (non l’Italia). Ma appunto: una piccola percentuale, o per lo meno non quella totale, perché UNITE, questo il nome scelto per l’evento, presenta un format un po’ bizzarro, o per lo meno mai visto prima.
L’appellativo non sarebbe potuto essere più azzeccato, perché evoca immediatamente la collettività, l’atto di godere insieme di un determinato spettacolo di carattere internazionale – come Tomorrowland ci ha abbondantemente abituati. Lo spettacolo ci sarà, peccato che ci sarà solamente in Belgio. Come sempre. O meglio, in Italia arriverà solamente in streaming: nel senso che, i partecipanti a UNITE Italia, potranno assistere all’evento in diretta in un’area del Parco di Monza appositamente allestita.
La differenza fra assistervi dal Parco di Monza piuttosto che dal divano di casa? Sicuramente l’atmosfera di collettività (che è uno dei punti di forza di qualsiasi festival, dal più grande al più piccolo), con l’elemento spettacolare che verrà garantito da effetti speciali, e la presenza prima e dopo la diretta di djs, dei quali però nessun nome è ancora trapelato e dei quali non è ancora stata definita la caratura. Sicuramente un format che può suscitare scetticismi così come incuriosire, lasciando aperto il dibattito su quanto effettivamente ci sia di qualitativo in un festival che sembra puntare molto più sull’immagine che sulla resa artistica vista nella sua essenza.
Sicuramente a livello emotivo una diretta streaming “colletiva” potrebbe risultare vincente e riservare dei lati peculiari e innovativi, ma mi chiedo allo stesso tempo quanto tutto ciò svilisca l’immagine dell’artista e, da un certo punto, quella del pubblico. Altra questione, annosa, è quella che si interroga sulla portata mediatica che ormai portano con sé gli eventi musicali, specie, e soprattutto, quelli che hanno a che fare con le sonorità della dance. Siamo sicuri che vogliamo goderci i festival e la musica con la stessa indole con cui assistiamo a una partita di calcio sul mega schermo? Vogliamo davvero ballare sulle note di un’immagine che viene da centinaia di chilometri di distanza? Insomma: un festival “ibrido” è ciò che davvero serve? O sarebbe meglio puntare su meno quantità e più qualità? Lo scopriremo il 28 luglio al Parco di Monza con Tomorrowland UNITE. Se volete farne parte, qui le info sui biglietti, anzi, per ora si parla solo di pre-registrazioni.