E alla fine, la conferma arrivò. Lo scorso 3 marzo il profilo Facebook ufficiale di Top DJ ha annunciato con tutti i crismi ciò che già in giro si sapeva o, almeno, si vociferava: al di là del passaggio su Italia Uno – che di per sé sarebbe potenzialmente una bella notizia, un canale “in chiaro” ha naturaliter un’audience più vasta – la grande novità della prossima edizione è il cambio della giuria. Già una cosa strana, visto che Fontana, Sacchi ed Albertino avevano dimostrato una buona resa televisiva, un calibrato interplay fra di loro, un modo più che decente di rapportarsi coi partecipanti, con la musica, coi tempi da piccolo schermo; ma qualche volta ci sta che una squadra vincente si cambi per una squadra più vincente, almeno nelle intenzioni. E poi sì, il cambio di canale, per giunta con un canale di peso come Italia Uno, poteva inevitabilmente portare a delle modifiche sostanziose, se non addirittura sostanziali.
Nemmeno però nella più fosca delle nostre previsioni potevamo pensare che si sarebbe arrivate ad un esito così ridicolo. Sulla carta, certo, perché il programma parte a maggio, ma ci sono scelte che valgono proprio come presa di posizione. Presa di posizione che non avevamo voluto prendere, al lancio originario di Top DJ: molti volevano vedere scorrere il sangue, metaforicamente parlando, per il solo fatto che ci fosse un talent sul deejaying, quindi a priori ci si aspettava qualcosa che sviliva la figura del dj e l’architettura culturale che sta dietro al clubbing. Tuttavia avevamo notato che i tre giurati erano comunque dj a tutto tondo, gente con un’esperienza, scelta anche rappresentando dei background diversi. “Aspettiamo prima di giudicare”, ci siamo detti. Siamo andati a curiosare durante le registrazioni, e abbiamo ricavato queste impressioni. Come potete (ri)leggere, non del tutto negative.
Stavolta però è diverso. Stavolta le critiche negative a prescindere se le meritano, a nostro modo di vedere, tutte. E tante. Se le meritano perché abbiamo un David Morales messo lì come foglia di fico (un grande, un grandissimo: ci mancherebbe) a coprire la tristezza culturale e morale delle scelte sugli altri due giurati, che sono pessime. Culturali: perché Gue Pequeno e Syria sono due personaggi degni nel loro campo (opinioni aperte anche lì, ovvio; ma comunque nel loro hanno una storia, un curriculum, una presenza, una personalità), ma col deejaying non c’entrano praticamente nulla, non più di quanto Eros Ramazzotti c’entri col calcio quando gioca centravanti nella Nazionale Cantanti. Sono “uomini di spettacolo”, certo. Chi lo nega. E allora vuol dire che siamo al baraccone da circo o al mercato delle vacche, stile Miss Italia, non si vuole più di tanto giudicare nel merito: il deejaying è come la bellezza o le barzellette di Pippo Franco raccontate dai bambini, li può capire chiunque, li può giudicare chiunque. E che per favore non si provi con l’argomento “Non bisogna essere chiusi! La musica è musica, va giudicata a trecentosessanta gradi, e Gue Pequeno e Syria vivono immersi nella musica e hanno dimostrato di saperla fare; loro anzi possono dare un giudizio più aperto ed interessante sulla ‘musicalità’ delle esibizioni dei dj, senza concentrarsi in modo miope sui tecnicismi del mestiere”. Sarebbe una linea difensiva abbastanza risibile, più che altro un insulto all’intelligenza: ditelo che avete messo quella gente lì perché più “famosa”, più legata alla società dello spettacolo mariadefilippesca di quanto possano esserlo un Sacchi, un Fontana, un Albertino. Ditelo, ditelo chiaramente. La sincerità sarebbe e sarà apprezzata. Di sicuro, in questo modo sarebbe chiaro che non potete più fare appello alla “serietà” del programma in questione: sì, ci sarà qualche elemento fatto bene – eredità delle due edizioni passate, quando pur facendo la tara con gli orridi tempi e modalità televisive c’era un rispetto di base verso i rudimenti della faccenda – ma con una giuria così, visto che la giuria è il cardine di funzionamento narrativo, non può che finire in caciara. Ed essere comunicata come tale.
Ma tanto, si sa, il deejaying non è una roba seria. E’ una cazzata, in cui basta agitare le mani per aria in modo convincente e fingere di fare qualcosa per risultare efficace – i danni della “cultura EDM” iniziano a propagarsi. Quindi visto che si parla di spettacolo a tutto tondo, va bene che ci siano delle persone prese a caso per giudicare, senza una competenza specifica, perché la competenza non è un valore, o scompare come tale di fronte alla necessità di fare spettacolo. Prese a caso poi nemmeno troppo, nel caso di Syria, e qua veniamo un altro punto problematico, quello morale: anche lì, ci dispiace molto, però pure qua è la dimostrazione che si prendono le cose sotto gamba. Non perché Syria in sé non vada bene come artista (tra l’altro è pure una che si vede nei club, non è certo digiuna dell’argomento, oltre ad essere persona solare e simpatica), ma di sicuro piazzarla lì è una scelta inopportuna visto che è la compagna di vita di uno degli ideatori del programma, e chi è nell’ambiente lo sa benissimo. Ma chi se ne frega della credibilità, evidentemente. No? Piazziamo i famigli, tanto si può fare tutto. Attenzione: Syria potrà rivelarsi televisivamente ottima, non ci sorprenderebbe infatti venisse fuori come una persona spigliata, intelligente, con considerazioni acute – tutto questo è assolutamente nelle sue corde. Ma l’inopportunità sta proprio alla base ed è grossa, visto che già parliamo di un giurato che giudica una cosa che conosce solo superficialmente e non per averla praticata ad alti livelli, quindi con un handicap di base. Non capirlo è, come dire?, sorprendente. Oppure si parte dal presupposto che questa inopportunità lo spettatore medio non la conosce né la riconosce; quindi è come se non ci fosse. Massì.
Arroganza. Molta arroganza. Arroganza nel ritenere che Syria e Gue Pequeno possano rappresentare un modello di credibilità; arroganza nel familismo di cui sopra; arroganza anche nel modo di gestire i social del programma, ecco, non facciamoci mancare pure questo: agli annunci dei giurati sono fioccate – inevitabilmente – critiche, e le risposte dell’account ufficiale ad un certo punto erano sul tenore “Non è che i giurati li scegli tu”, “Voi che criticate vi siete accartocciati fra voi, ancora una volta”, roba da terza media e pure fatta malino (ad esempio curiosate fra i commenti qui)… che infantilismo, che tristezza, che maleducazione.
Ma è quasi giusto, va’: se proprio vuoi buttarla in vacca, fallo bene, fallo in tutti gli aspetti. Magari funziona? C’è anche della gente in gamba, nella redazione di questo nuovo Top DJ, lo sappiamo per certo: auguri. Così come pure fra i pre-selezionati fra i dj c’è gente più che ok. Non vorremmo essere al posto loro. E’ che se si prendono un minimo di nostro biasimo, per aver accettato di “usare” questo baraccone per il loro desiderio di farsi conoscere o di avere un’entrata lavorativa in più, beh, devono starci. Non muore nessuno. Tutti abbiamo fatto dei compromessi per sopravvivere, per lavorare, e a parte quelli ricchi di famiglia ci toccherà probabilmente di farne in futuro. Stavolta però i compromessi sembrano radicalmente più al ribasso rispetto alle due edizioni precedenti: certe scelte sono un messaggio, una dichiarazione d’intenti. E’ un fatto.