Con il FRAC (Festival di Ricerca per le Arti Contemporanee) c’eravamo salutati lo scorso agosto con ottime impressioni, quando la tre giorni calabrese aveva riunito in lineup Lorenzo Senni, Marina Herlop, Mai Mai Mai e DayKoda, tra gli altri, immersi nella natura di Torre dei Cavalieri, con vista mare, poco fuori Lamezia Terme. La convinzione era che nello sterminato carnet di scelte festivaliere in giro per l’Italia, ripartito a pieno regime proprio la scorsa estate, quello in scena in Calabria stesse provando a maturare una dimensione intima ma ragionata: niente palchi giganti, ma tanta voglia di stupire.
Nel frattempo il festival, quest’anno alla sua settima edizione, sembra aver fatto tesoro e ricerca anche di quello che un ambiente più lontano dai centri di interesse e dalla mappa delle grande rassegne può comportare: l’idea è che si possa distinguere come esperienza artistica completa, dove oltre alla musica, ai live, ai dj set si innescano danza e performance, architettura, pittura e fotografia. Qualcosa in questo senso mancava di completezza, lo scorso anno, ma al ritorno di questa edizione la dose è rincarata e sembra ancora più sincera.
Fedele alla sua consueta missione, insomma, dalle parti di Lamezia si continua a riunire e far dialogare il mondo della musica elettronica con quello delle arti performative, quest’anno con cambio location non affatto scontato: sarà l’Abbazia Benedettina di Lamezia Terme, un luogo che risale al 1062 d.C., ad ospitare FRAC 2023.
Sempre bello perdersi in discorsi che omaggiano venue e location insolite, ma chiaramente c’è bisogno di una lineup che tenga botta, specie se il posto che lo ospita parte da premesse del genere. Senza girarci intorno, la proposta sembra proseguire un discorso di (auspicata) maturità, progredendo nella sostanza: headliner sarà Caterina Barbieri, per la prima volta in Calabria (oltre ad essere live ormai piuttosto raro, in generale, in Italia), il collettivo romano SALÒ (appena reduce dal Terraforma ed al debutto nella girandola dei festival, quest’estate), la sperimentazione dell’italo-olandese Aimée Portioli alias Grand River e quella tra miti e fiabe elettroniche di Francesca Heart.
Comparto dj set che completa una grande varietà di paesaggi ed ispirazioni sonore con Jolly Mare e la Napoli di Pellegrino & Zodiaco (presente sia in versione band che, appunto, dietro la console). La voglia di rendere la mappa ricca di eventualità è anche nella scelta della sound designer Isabella Forciniti e la violoncellista Flavia Massimo, oltre al viaggio esoterico alla scoperta della voce con Eva Geist, che condurrà il workshop L’Umana Voce.
Tante possibilità, molta curiosità per quello che potrebbe diventare: come ci eravamo promessi di scoprire lo scorso anno, se la cifra stilistica del festival avrà ottenuto una consapevolezza ragionata e ben organizzata, può finalmente mettere un altro appuntamento al sud da riscoprire ogni anno, fuori dai palchi giganti ma più vicini all’intimità della musica.