Abbiamo fatto il pieno di chiacchiericcio e di analisi sul nazionalpopolare 2.0 (e meno male: ché a parlar solo di nicchie delle solite cose se va bene si fa resistenza partigiana, se va male si fa solo conservatorismo di retroguardia), ma se Sanremo ci interessa il giusto un evento come Seeyousound invece ci scalda il cuore. E tanto.
Questo per più motivi. Di base, perché comunque l’idea di creare una rassegna cinematografica che – cinematograficamente e non solo – “parli” molto di musica e con la musica non può che piacerci a prescindere. A questo va aggiunto il fatto che la curatela di Seeyousound, come da tradizione peraltro torinese, è di alto, altissimo livello. Torino ha mille difetti, perché non è un certo un paradiso in terra, ma su certi campi riesce sempre a fare la cosa più naturale ed al tempo stesso più difficile del mondo: lavorare con qualità. Organizzare festival con un senso ed una “anima”, è uno di questi. Che si tratti delle folle danzanti del Kappa, dei danzatori pensanti di C2C, dell’indie qualificato di ToDays, dei guastatori col coltello tra i denti e la discografia fornitissima di Jazz Is Dead, degli organizzatori ed addetti ai lavori “idealisti” di Reset, per tutta una serie di motivi le cose a Torino si fanno sempre gran bene, quando ci sono di mezzo musica e festival (…e verrebbe da dire anche cinema: con qualche alto e basso, il Torino Film Festival resta una manifestazione rilevante e virtuosa, il contrario del carrozzone stantio).
Fuori i numeri. Nell’edizione 2023 di Seeyoudound ci saranno 79 tra film, cortometraggi, documentari, clip. 5 anteprime assolute, 2 anteprime europee, 26 anteprime italiane. Se passiamo agli eventi musicali, tra live e dj set si arriva a quota 22, nei giorni di svolgimento del festival (inizio 24 febbraio, fine 2 marzo). Ecco, il 24 febbraio è diventata purtroppo non una data come le altre, visto che segna l’inizio della drammatica guerra/invasione della Russia contro l’Ucraina: a Seeyousound hanno deciso di aprire la rassegna con “Tchaikovsky’s Wife” del regista russo (russo, ma fieramente opposto al regime putiniano) Kirill Serebrennikov. Dello stesso regista occhio anche a “Leto”, martedì 28, un film ambientato in una Leningrado anni ’80 romanticamente ruspante ed ingenua in cui arrivano rifrazioni di Led Zeppelin e David Bowie.
Altri highlight? Non possiamo non citare “Neptune Frost”, un bizzarro musical fantascientifico dove alla regia c’è nientedimeno che Saul Williams, una leggenda per chi segue le declinazioni più colte ma al tempo stesso graffianti della cultura black contemporanea: qui, invece che il microfono, dirige le macchine da presa e gli script. Assai curiosi di vedere cosa ne è venuto fuori. Abbiamo poi molte, molte, molte aspettative anche su “Zillion”, storia musicalmente incastonata sulla techno più o meno maranza belga degli anni ’90 dove si racconta dell’apertura di una discoteca – Zillion, appunto – messa in atto da un criminale da un lato, da un mega-imprenditore del porno dall’altro. O ancora, tornando su territori più lineari ma in realtà nemmeno così tanto, “Can And Me”: il documentario probabilmente definitivo sui Can, girato da Michael P. Aust, già produttore vent’anni fa del mini-culto “ 101 Reykjavik”. Dando poi un occhio alla sezione videoclip, occhio poi alla presenza di “Exotic Contents” di Max Cooper. Qui intanto un’immagine da “Zillion” (poi, proseguiamo la carrellata):
Musicalmente, da segnalare di sicuro la presenza del bravissimo Roberto Angelini – che offre un omaggio al suo “maestro” Vittorio Camardese – così come quella di Khompa, che da tempo sta facendo un interessantissimo lavoro di ricerca sull’”espansione” della batteria come strumento, oltre alla sonorizzazione Davide Braggini e del super Giovanni Corgiat de “L’uovo nell’angelo” di Mamoru Oshi. Poi, non è una performance live di per sé ma potrebbe quasi diventarlo per inensità, sicuramente “Meet Me In The Bathroom”, il documentario di Dylan Southern e Will Lovelace sulla scena newyorkese post punk dei primi 2000 (dagli LCD Soundsystem ai Vampire Weekend passando per gli Interpol). E poi, per gli stretti osservanti techno ma anche per quelli che non vedono di cattivo occhio la crescente commistione/alleanza tra clubbing e sistema fashion, non perdetevi l’intera sezione Rising Sound, che chiama a raccolta una serie di film d’artista commissionati da Gucci e dalla rivista d’arte contemporanea Frieze in cui si parla tanto e in modi intensi della Summer Of Love legata alla prima ondata acid house, dei rave, dei ponti techno tra Detroit e Berlino. Piatto ricco, per noialtri.
Tanta roba, in meno di una settimana? Beh, questa è solo una piccola, piccola, piccola parte dell’intero programma. Come potete vedere qui, e come potete vedere andando a curiosare nel sito ufficiale del festival, ogni scelta è ponderata, non è per nulla paracula, e promette di essere interessante. Chiaro: come in ogni festival, non tutto sarà bello non tutto sarà perfetto e non tutto sarà esaltante, ma questo grumo di passione e conoscenza è l’antidoto migliore contro la stupidera della musica fruita solo superficialmente, sei in stream come sottofondo e solo come chiacchiera da bar da social. Se veramente Sanremo non vi basta, Seeyousound – se non è troppo lontano o troppo scomodo per voi – è il posto a cui esserci davvero.
Biglietti, qui. Occhio: l’anno scorso molte delle proiezioni principali erano fragorosamente sold out. Siete avvertiti.