Molti di voi lo sapranno già: chi segue in modo abituale Soundwall, di solito è – giustamente! – ben informato su tutto ciò che ruota attorno alla galassia di Jazz:Re:Found, uno dei festival che più amiamo (e che nei giorni scorsi ha implementato la sua line up, con alcune aggiunte notevoli: The Comet Is Coming, Dardust, Gilles Peterson, Nicole Conte, Federico Albanese, Turbojazz…). Ci sarà modo di tornare a parlare di ciò che accadrà nel Monferrato i primi di settembre. Uno degli epifenomeni del festival, però, è la saldatura che si è creata con un nucleo ligure/genovese fortissimo. Una saldatura fatta di comuni passioni musicali, comune attitudine, comune modo “umano” di vedere le cose in un business che invece troppo spesso è sempre più inumano e votato al profitto e ad Instagram, e non ai contenuti.
Mettendosi insieme, Jazz:Re:Found e questo “battaglione ligure” di contenuti ne hanno creati di fortissimi. Nome in codice: Transatlantica. È sotto questa sigla che è uscito un progetto delizioso come “Liguria Transatlantica: Bossa Figgeu”, che traccia un sorprendente ma appropriatissimo filo diretto tra la Liguria e la Bossa Nova in primis grazie al digging di quel dj semplicemente strepitoso che è Ma Nu!, alleato col boss di JZRF Denis Longhi; ed è sotto questa sigla che è nato un vero e proprio festival – con una serie di spin off sparsi, come nella tradizione di Jazz:Re:Found – che già nella prima edizione ha avuto riscontri molto, molto importanti. Ecco un piccolo videoriassunto:
Bene: questo weekend torna Transatlantica. Tre giorni: venerdì 16, sabato 17, domenica 18. Location diversa (Villa Bombrini, più il Virgo, zona Cornigliano, quindi più in città rispetto all’anno scorso). La line up la potete vedere qui sotto, nome per nome, da Moodymann, Aba Shanti-I, Seun Kuti e Nicky Siano in giù (…nostro consiglio: non perdetevi gli strepitosi Echt!, idem DayKoda che ha nuovo materiale in arrivo a occhio fortissimo). Ma al di là del gioco delle figurine, del chi c’è e chi non c’è, qualcosa che ci colpisce molto di questo festival è come “respiri” Genova a pieni polmoni.
Ci spieghiamo. La città della Lanterna per anni è stata una bella, bellissima addormentata, con l’onda lunga cantautorale che è stata delizia e forse però in qualche modo anche trappola. Non c’era spiegazione per cui una città con così tanti abitanti, soprattutto con un animo così forte ed una identità così battagliera, in particolar modo dal nuovo millennio in poi si sia spenta nella sua manifestazioni sonore più underground, più anticonvenzionali e “di strada”, e per noi il ballo è e resta in origine una manifestazione “di strada”.
Ci sono stati e ci sono i grandi festival, tra alterne fortune; ci sono stati pochi ed eroici club di musica live e anche da dancefloor che hanno provato ad iniettare la scintilla, tra mille difficoltà; ma per molto tempo Genova sembrava semi-morta, a livello di eventi musicali di un certo tipo. Inspiegabile. O spiegabile con una serie di difficoltà pratiche (la conformazione del territorio non aiuta), pigrizia istituzionale/amministrativa (caratteristica italiana, ma a Genova questa cosa ha picchiato duro), stanchezza del fatto che per fare musica e produrre cultura ed aggregazione dovevi per forza essere un “eroe” e diamine, questa cosa non va bene – la normalità e la cultura non mainstream non deve essere “eroica”.
Però accidenti Genova è una città dove la musica giamaicana (ska, reggae, dub) ha avuto momenti e protagonisti forti ed ispiratissimi. È la città dove il rap ha sempre avuto il suo perché e degli sviluppi non banali, dalla nascita del primo, storico magazine della scena Aelle alla rivoluzione 2016 degli Izi e dei Tedua (…che non a caso, di quella ondata lì, si stanno dimostrando i più profondi e consistenti, mentre altri ormai sono troppi intenti a sventolare Rolex). È la città dove l’elettronica ha sempre avuto una connotazione felicemente “pericolosa”, qualcosa che è una “conquista”, e non solo una (giusta, doverosa, coinvolgente) celebrazione dei grandi numeri e dei grandi nomi alla moda del momento. È la città dove il soul “working class” – quello più verace e meno patinato – ha avuto rappresentanti di enorme qualità. È la città di quel personaggio incredibile che è Mr. Puma (ok, lui è savonese, ma…), ancora oggi un sacro fuoco di adrenalina, assurdità, genialità, esattamente come trent’anni fa.
Ecco. Troviamo che Transatlantica – a partire ad esempio dal primo giorno dell’edizione di quest’anno, con la saldatura col Genova Hip Hop Festival – traduca e tramandi perfettamente tutto ciò. Non è insomma un “Jazz:Re:Found 2”, o un “Jazz:Re:Found a Genova”. È invece un festival che conosce la sua identità originaria e ne è orgoglioso: una identità fiera, esploratrice (è da Genova che si è partiti per scoprire il Nuovo Mondo…), lavoratrice, non hipster, non scintillante, mistica e ganjosa, sudata ed adrenalinica, sfuggente e beffarda. Se di musica ne masticate, siamo sicuri che scorrendo tutti i nomi che si esibiranno da domani 16 luglio fino a domenica 18 tutto questo percorso in filigrana lo riconoscerete.
…ed è un percorso bellissimo. Un percorso di cui davvero in Italia abbiamo bisogno. Per chi può, ci si vede questo weekend a Transatlantica. Biglietti, qui.