Molti anni dopo la storia si ripete. Nella stessa cittá, quasi fosse un presagio. Nota per la sua Repubblica e forse di piú per quella serie di geni che hanno fondato e forgiato il Bauhaus, la cittá di Weimar, per un motivo comune come la geografia o per uno strano caso del destino torna a far parlare di sé. Il Bauhaus, la loggia dei muratori, l’emisfero artistico che per secoli ha sfamato, accolto e istruto talenti, si ripropone come culla nevralgica di una tendenza capace di ispirare e affascinare. E seppure con note diverse, tocchiamo sempre il concetto di bello, il concetto di arte, quello piú immenso di mistero. A questo punto i piú informati riusciranno forse a dare un nome a questa tendenza, mentre quelli piú distratti cercheranno immeditamente notizie sul web e su internet. Non fatevi ingannare; i veri geni stanno sempre attenti a non lasciare tracce. La parola é Giegling (Ghigling se vivi a Berlino o mastichi il tedesco).
A questo punto chi deve sapere sa esattamente di cosa parlo. Perché si sono dette molte cose di questi ragazzi quasi invisibili, ma la veritá é che hanno costruito una sorta di hype quasi nevrotico intorno alla loro musica e alle loro produzioni. Sono riusciti a conquistarsi una fama piú che meritata, hanno saputo prendersi il loro spazio senza diventare banali, hanno fatto in modo che tutti parlassero di loro, senza vendersi, hanno fatto in modo che tutti li conoscessero senza rilasciare la classica hit. Fanno dipingere e disegnare copertine e custodie dei loro vinili a soggetti che vivono in case di cura o che soffrono di instabilitá mentale, senza diventare personaggi da copertina. Tutti suonano la loro musica ma loro sembrano volersene stare rintanati nel loro mondo che ricorda le melodie controverse e fitte dei Joy Division, che sembra fatto di sintetizzatori lontani e di atmosfere che passano dall`ambient al trip-hop creando poi un solco profondo che ricorda l´acciaio duro di cui é fatta la vera techno senza dimenticare una sana e nostalgica matrice Old School. Giegling é un viaggio tra passato e futuro, un disegno analitico spiegato da Lynch, la loggia invisibile e resistente, il paese dei balocchi in una cittá deserta. Molte cose si sono dette di loro, la piú comune risponde alla domanda “Chi é Traprinz?”. Non lo so, non so nemmeno chi sia Dj Metatron o Prince of Denmark.
So che forse sono la stessa persona o forse questa é un’altra leggenda. Ma che importa, un suo disco, una volta sul mercato e anche prima, comincia a diventare un caso, come se fosse in corso su di lui una sorta di studio scientifico. Non so nemmeno che faccia abbia, ma so che riesce a fare quello che la musica dovrebbe fare.
Tracce come “State of me” o “Where is home” rappresentano veri e propri esperimenti fatti di samples, di taglia e incolla; una cosa che potrebbe apparire facile ma in realtá non lo é. Lo stesso talento va attribuito anche ad altri nomi come Leafar Legov o Vril. Il messaggio lanciato, ed é forse questo il concetto che meglio li rappresenta, é che sono una squadra, un gruppo di amici, ex studenti di quello stesso Bauhaus cresciuti insieme. Da una fabbrica abbandonata di Weimar sino ai tour in giro per il mondo senza dimenticare mai la parola chiave: appartenenza.
Ci ho messo un po’ a scrivere di loro per diversi motivi, primo fra tutti la scarna documentazione sulla loro vita. A questo si é poi aggiunto uno strano legame che mi impediva di essere oggettiva o imparziale.
Cosí ho deciso che avrei provato a farlo dopo l’evento tenutosi a Berlino il 30 Marzo al Funkhaus, una location lontana e a tratti decadente che si sposa perfettamente con la natura della loro musica. Prima peró tutti i partecipanti hanno lottato contro una fila lunghissima per acquistare il vinile o i vinili dei sogni. L’affluenza é stata indescrivibile, un altro aspetto della sana nevrosi che Giegling ha saputo creare sul pubblico. Poi tutti ci siamo spostati nella sala principale che ricordava un pó quella dell’Auditorium di Roma e dove seduti abbiamo aspettato che l’evento iniziasse. Ebbene, chi si aspettava un semplice party ha dovuto ricredersi. L’evento é stato fondamentalmente un live ipnotico ed introspettivo, uno scambio profondo avvenuto tra vari componenti della label che ha dato il via ad un vero e proprio show iniziato prima con il racconto un pó cantato e un pó sussurrato di un’artista di colore vestito di bianco, probabilmente da angelo o da creatura sibillina, seguito poi dall’intervento di un giovane dai capelli lunghi e gli occhi chiari.
Accade allora che questo perfetto sconosciuto inginocchiandosi ed usando un mixer e vecchi mangianstri, si esibisca per dieci minuti creando uno dei piú alti momenti musicali a cui abbia mai assistito. Quel sound ricorda il rumore di una vecchia fabbrica ma ricorda anche qualcosa che ho giá ascoltato e che mi pare familiare: un senso di tristezza e di abbandono e al tempo stesso di liberazione, il crollo di un muro e la speranza. La conclusione é che non é di questo mondo. Poi il ragazzo dai capelli lunghi e il maglione a righe é sparito ed io ho pensato ad una cosa che non ha alcuna correlazione ma che credo possa bene spiegare il mio sentimento. “Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Una vecchia foto, l’apparizione fantasma, gli applausi, la testa china e la scelta poco convenzionale di esibirsi da solo in uno spettacolo di luci soffuse e vecchie cassette, credo abbia confermato a tutti noi che quel ragazzo fosse Traumprinz. O Metatron. O chi vogliate che sia. Perché scegliere di non apparire in un mondo di apparenze richiede coraggio. Scegliere di essere la stella senza mai mostrare lo splendore dimostra che quello che conta davvero in un’artista é l’essenza. Quello che sei é quello che che decidi di lasciare al tuo pubblico, il tuo talento non é il tuo volto. Che sia una scelta strategica o filosofica poco importa. Traumprinz ha saputo brillare anche in dieci minuti.
E tutti, compresi Rødhåd e Zip il quale se ne stava seduto accanto a me mentre centinaia di persone gli pestavano i piedi, hanno assistito alla sua creazione con ammirazione e rispetto. Lui ha scelto di lasciare il palco e rintanarsi.
Come giá premesso, le mie aspettative sono state del tutto ribaltate perché abbiamo assistito ad una performance e non ad un semplice party, perché gli allestimenti e le scenografie hanno unito tutti in questo Eden primordiale fatto di silenzio e raccoglimento.
Tuttavia, per quanto perfetta l’esecuzione di Vril, Ateq, Kettenkarussell alis Konstantin e Lefar Legov ed Edward, l’esibizione a dieci mani non è riuscita a suscitare e scatenare in me la stessa emozione provocata dallo sconosciuto e dalle sue vecchie cassette. Resta comunque il fatto che Giegling ha creato un punto di rottura nella moderna corrente elettronica perché la loro musica non somiglia a nessun’altra, perché confidano davvero nella ricerca, perché osano e sperimentano come moderni cavalieri inviati sulla terra da un mondo lontano. Un mondo che resta ancora un mistero.
[Photo Credits by Niels Freidel]