Con le foto e il video recap firmati Traipler facciamo il punto sull’ultima edizione di Sparks, il festival di Putignano da poco conclusasi con un grande successo di pubblico. Sono state oltre ventitremila le presenze tra le due anteprime a Cantine Polvanera ed Eremo Club e la tre giorni al Parco Grotte. Trentadue ore di eventi gratuiti con cinquanta artisti, uno staff di oltre cento persone e cinque associazioni coinvolte nel progetto.
Si è rivelata perfettamente riuscita la collaborazione con l’etichetta britannica Erased Tapes, tra le più riconosciute al mondo per le contaminazioni tra avanguardia e sperimentazione. La sua “residenza artistica” ha regalato performance indimenticabili, perfettamente contestualizzate nella magia sospesa del parco naturale, con le grandi sculture in cartapesta di Franco Giotta e le installazioni luminose di Faniulo. Il pianista Lubomyr Melnyk ha rapito tutti, con un concerto dinamico e di gran respiro lirico nel quale il virtuosismo della sua Continuous Music ha lasciato spazio a linee melodiche sognanti, impreziosite da una capacità comunicativa che guadagna spessore con gli anni. I brani principali sono stati quelli estratti da Corollaries (l’album su Erased Tapes con Peter Broderick, Nils Frahm e Martyn Heyne) Rivers And Streams e Illirion ma le emozioni più grandi sono arrivate in coda al concerto, con due misteriose anteprime dal suo prossimo lavoro.
La giapponese Hatis Noit ha dato uno straordinario saggio del suo virtuosismo vocale. Fresca di release con l’enigmatico EP “Illogical Dance” (che vede, tra le altre, anche la collaborazione dei Matmos), sempre sulla label del compagno Robert Raths, la performer ha dimostrato esprime appieno la sua cifra stilistica peculiare: una vocalità trascendente che decostruisce e ricombina la tradizione classica occidentale, il folk giapponese e ambientazioni atmosferiche organiche e naturali. Fasciata in un abito firmato Vìen, ha intrecciato Gagaku, canti Bulgari e Gregoriani, mantra buddisti e sorprendenti riferimenti pop per dimostrare quanto viscerale e arcaico possa essere il potere della voce. Il risultato è stato un suono magico, derivante dalla stratificazione di molte registrazioni vocali, capace di trasportarci in uno stato assorto e meditativo: una sorta di scultura sonora capace di combinare molti stili in una forma fruibile.
Douglas Dare ha commosso tutti con l’intima emotività del suo piano e voce. Il songwriting fragile ed emozionale, dal timbro vocale molto particolare, dell’inglese ha trovato perfetto connubio con un pianismo elegante che fa ricordare artisti come Tom Yorke e James Blake, giustificando i tour mondiali al fianco di Ólafur Arnalds, Nils Frahm e Fink. Le tracce del debutto Whelm si sono alternate con quelle del suo album più importante, Aforger, regalando canzoni senza tempo, futuribili, calde ed emozionanti nello stesso istante. Anche nel suo caso la fine del concerto ha regalato due inediti di grande fascino che lasciano immaginare un successo di pubblico sempre più consistente.
Rival Consoles (accompagnato ai video dal fondatore dell’etichetta Robert Raths) ha realizzato il migliore fra i suoi futuribili show multimediali visti di recente in Italia. Per la prima volta, infatti, il set up del palco è stato completo, in una sorprendente fusione tra la dimensione orizzontale delle immagini generative e le pulsazioni luminose verticali. Le performance site-specific al Tate e al Victoria & Albert Museum di qualche mese addietro hanno, evidentemente, prodotto i loro frutti, mettendo a fuoco una performance vibrante, potente e di grande fascino. Soprattutto dal vivo l’artista inglese dipinge paesaggi sonori onirici e volutamente incerti, che danno un senso d’incompiutezza perché hanno una natura legata alle pratiche dell’improvvisazione come strategia di difesa nei confronti dell’imperante editing elettronico. L’intima espressività del suo ultimo Persona, ispirato all’omonima pellicola di Ingmar Bergman, è stata il cuore pulsante del live, tra synth analogici, suoni acustici e sfumature shoegaze, alternate a frammenti onirici e glitchy, flussi di melodie liquide e trame ritmiche da cassa dritta.
Tra i momenti più alti nel cartellone di Sparks Festival anche i dj set di Romare e Nick Williams, entrambi caretterizzati da una grande ecletticità e da un gusto musicale che rispecchiano la grande credibilità delle due etichette rappresentate, Ninja Tune e Meda Fury, e quello del romano Lorenzo_BITW, ormai lanciato sulla scena internazionale con le uscite su Friends Of Friends. Grande successo anche per i talenti di casa nostra con i debutti live di Ego e Pyramiden, la conferma del grande spessore di The Delay In The Universal Loop, Andrea Laszlo De Simone e Toa Mata Band.