Scorrendo i vari annunci di serate ed eventi sui social, c’è un evento che ci aveva colpito particolarmente, a Torino domenica 2 ottobre al Bunker, prima ancora di vedere chi era l’ospite musicale principale (Hunee!) e chi fosse uno dei co-organizzatori (Matt Didemus dei Junior Boys!). Sarà il nome – “Grottesco” – sarà il format (si parte alle 14, si finisce a mezzanotte), sarà che il programma era pieno di talk interessanti e cose bizzarre, con topic come “cosmogonie del cibo e del grottesco”, o ancora “etica ed estetica della carne in vitro” (e personaggi notevoli, che vi consigliamo di approfondire, come Federico Campagna, Erica Petrillo, Rain Wu). Eravamo abituati a sentire o vedere Matt Didemus appunto in concerto coi Junior Boys, o ad intervistarlo per qualche loro release discografica (l’ultima è il valido e recente “Waiting Game”); non sapevamo che già da un po’ lui è un pacifico cittadino delle Langhe. Ecco l’inizio di una chiacchierata piena di sorprese e di spunti interessanti.
Matt, ti avevo lasciato che vivevi a Berlino – cos’è è ‘sta storia che ti ritrovo nelle Langhe piemontesi, ed organizzatori di eventi stranissimi a Torino?
Beh, tecnicamente ho ancora la residenza a Berlino. Però due anni la mia partner ha deciso di trasferirsi in Piemonte per seguire un master e, insomma, io l’ho seguita. Tutto qui.
Com’è stare in Italia, allora?
Sotto molti punti di vista, direi che è proprio un posto giusto per me. Mi sono integrato piuttosto bene, credo. Poi appunto: sto in un posto molto piccolo e tranquillo, Diano d’Alba. Ci conosciamo tutti, si fa in fretta ad integrarsi. Anzi, devo dire che di solito le persone che abitano qua sono abituate a parlare in dialetto stretto, apprezzo molto che quando mi vedono si mettono a parlare in italiano, per coinvolgermi nella conversazione. So che per loro è uno sforzo. Ma in effetti non sono molto fiducioso sulle mie possibilità di imparare bene anche il dialetto piemontese.
E che quando ti chiedono “Ma tu, che fai nella vita”…?
Io rispondo: musicista. E loro dicono: ok. Ma lo so che per loro è un po’ complicato. Sai, io fin da subito non mi sono mai tirato indietro quando c’era da dare una mano nei campi. Ma le volte che dico “Scusate, oggi non posso” o peggio ancora “Aspettate, devo prima creare della musica al computer” lo vedo che restano un po’ perplessi. Per loro tutto quello che non è lavoro fisico, tangibile, è un po’ una cazzata. Cioè, sia chiaro, mi rispettano, mi prendono sul serio, sono gentilissimi con me, ma penso che in fondo al loro cuore un po’ scettici lo sono, su quello che faccio… (sorride, NdI)
Matt in azione coi Junior Boys. Continua sotto
Esattamente come Berlino, insomma. Domanda secca: non hai paura che trasferendoti in un posto così periferico come le Langhe tu possa danneggiare la tua carriera da dj e producer internazionale?
Assolutamente no. Anzi: io penso che stare in un posto del genere mi rende pure più produttivo. Certo, fossi un artista agli inizi è chiaro che qui non avrei la minima possibilità di costruirmi un network che mi aiuti ad emergere, a farmi notare. Però… Però anche questa risposta che ti ho appena dato, è forse figlia di un tempo che non c’è più: oggi forse davvero puoi stare ovunque.
Puoi stare ovunque, e fare cose strane. Come Grottesco. Ti dirò: ho visto il format e subito mi ha incuriosito, prima ancora di sapere che c’eri di mezzo tu e prima ancora di notare – visto che era ed è scritto in piccolissimo nella comunicazione – che c’è Hunee come ospite musicale. Quindi: come nasce questa idea bizzarra? Bizzarra a partire dal nome…
Come nasce? Beh, uno dei soci con cui condivido questa avventura ha fatto un master qui all’Università di Scienze Gastronomiche, e siamo diventati amici. Parliamo spesso di cibo e di eventi legati al cibo; e abbiamo notato che in essi la musica, se c’è, ha sempre un ruolo di sottofondo, una specie di background senza troppa importanza e personalità. Lo stesso vale per gli eventi legati alla musica: ogni tanto fa capolino la dimensione dell’esperienza food, ma sempre con un ruolo un po’ secondario. Al tempo stesso, una cosa che gli eventi legati al cibo possono imparare da quelli legati alla musica è il fatto di saper richiamare molte persone, di non essere insomma solo una cosa per specialisti. Per quanto riguarda il nome… Beh, lo so che “grottesco” spesso è usato per lo più nell’accezione negativa del termine, per definire qualcosa o qualcuno come ridicolo, negativo o volgare. Io invece voglio rifarmi all’uso originario del termine, quello che trovo più importante: il “grottesco” nasce quando siamo sfidati da qualcosa che sfugge alle regole abituali della nostra percezione. Grottesco significa confrontarsi con qualcosa di strano, qualcosa che amplia i confini delle nostre categorie percettive ed interpretative. Ecco: questo per noi è Grottesco.
Suona bene.
Senza contare che il mondo Occidentale ha sviluppato un approccio molto strano nei confronti del cibo. Bisognerebbe forse tornare ad un’attitudine più concreta, più fisica, anche più attenta. Anche perché il cibo è tutto tranne che una astrazione ed una speculazione, nella sua essenza: il mangiare è il gesto fisico per eccellenza. Dobbiamo forse cambiare il modo di rapportarci ad esso. Iniziare ad essere più approfonditi e più consapevoli. E se iniziamo a farlo da una cosa basilare come il nutrirsi, forse questa nuova attitudine può iniziare a permeare anche altri aspetti della nostra vita…
Grottesco! Continua sotto
Ha perfettamente senso. Ma: ti rendi conto che stiamo facendo questi discorsi per parlare di una club night? Non è, come dire, “troppo”? Troppo filosofico?
Ma guarda, anche nel clubbing ogni tanto ci sono degli eventi che cercano di andare “oltre”, che incorporano magari dei talk e dei momenti di riflessione. Ma se ci pensi, è sempre tutto molto autoreferenziale: se ti imbatti in un talk in un club, quasi sicuramente è un talk che parla di clubbing in generale e/o del club stesso. La filosofia magari c’è, ma è quella attorno a quella del “Perché andiamo ai party? In che modo possiamo divertirci con essi in modo consapevole?”. Noi vorremmo fare qualcosa di diverso. Noi vogliamo combinare gente interessante che dice cose interessanti: questo è il fuoco dell’esperienza. Nel momento in cui ci sono dei talk, vogliamo che affrontino argomenti ad ampio spettro, di modo che ti possano veramente arricchire e far scoprire cose a cui di tuo non ti saresti avvicinato, perché magari invece il tuo pensiero era focalizzato nel party (o, nel caso degli appassionati di food, per quanto riguarda i discorsi sulla nutrizione). Funzionerà? Non lo so. Ma siamo convinti che valga la pena provare. E poi ci piace il fatto che l’evento sia con ingresso ad offerta libera, per tutte le persone che hanno una tessera del circuito Arci. Boh: avremmo potuto fare un evento di clubbing magari più canonico, sono però convinto che si sarebbe persa molta della specificità e della particolarità che abbiamo in testa. E poi speriamo di attirare anche persone che, ad una serata di clubbing, magari non sarebbero andate mai.
Hunee che reazione ha avuto, quando gli hai spiegato la cosa e gli hai chiesto di venire?
Ci conosciamo da anni, io e lui. E so che anche lui è uno che ama tanto fare queste cose che hanno un carattere “comunitario”. Potevi prendersi altre date e fare molti più soldi, ovvio. Ma sia lui che tutte le persone coinvolte in Grottesco sono appunto animate da questo spirito “comunitario”, felici di dare un contributo.
Grottesco sarà un esperimento unico, o rischia di diventare un format, magari pure condiviso da altre realtà?
Chi lo sa! Che il clubbing ormai non sia più solo “comunità” ma anche commercio è normale, è così ormai da tantissimi anni. Anzi, è anche benefico, perché spesso è proprio dall’incontro/scontro tra chi fa cose DIY e chi invece opera più canonicamente secondo le leggi di mercato che nascono delle idee nuove e stimolanti. Poi guarda, teniamo conto di un’altra cosa: oggi il mercato è bravissimo ad intercettare ciò che di interessante e particolare viene fuori dall’underground e dagli eventi senza scopo di lucro, per trasformare poi anche loro in format remunerativi. Ciò che vent’anni fa era strettamente underground oggi, se ci pensi, è assolutamente mainstream. Chi lo sa che può succedere in futuro.
A proposito di futuro: il tuo?
Da gennaio, come Junior Boys siamo di nuovo in tour in giro per il mondo. Insomma, ho ancora solo pochi mesi di pace qui nelle Langhe.
Sembri dispiaciuto.
A me piace molto andare in tour.
Ma?
Ma, ogni tanto è anche bello prendersi una pausa osservando e vivendo il mondo da una prospettiva diversa.
Ci sta. E magari ci sta anche che, fra trent’anni, invece di essere ancora un musicista in giro per il mondo sarai un tranquillo gentiluomo di campagna, che porta avanti la sua tenuta. Altro che Berlino!
Non lo so, sai? Perché è davvero difficile portare avanti fare il fattore. Davvero, davvero difficile. C’è tantissimo da fare, è un impegno che ti prende davvero tutta l’esistenza. Se ti vuoi dedicare all’agricoltura e vuoi farlo seriamente, come scelta di vita, devi sapere che o ti ci dedichi a pieno o è meglio che lasci stare. Oggi sento un sacco di miei coetanei o anche di ragazzi più giovani che sognano di trasferirsi in campagna a fare i contadini, ma questo perché hanno un’idea romantica e superficiale della cosa. Se guardo ai miei vicini che fanno questo lavoro, vedo persone che lavorano 10/12 ore al giorno 7 ore alla settimana. E che non vanno mai in vacanza. E che a Milano, che è a due ore di macchina da qua, ci sono stati solo tre volte in vita loro. Insomma, per dedicarsi all’agricoltura per davvero ci vuole una motivazione e una dedizione enormi. Non credere a chi ti dice il contrario. Io, lo vedo ogni giorno.