L’aveva annunciato con una slavina di emoticon che avrebbe travolto anche un azzurro di sci – ciao Paolo – e alla fine ha mantenuto la promessa: il nuovo singolo di Four Tet è finalmente realtà.
Si chiama Two Thousand and Seventeen e ancora non si sa se si tratta di un preludio a un nuovo album (anche se tutto fa pensare che lo sia) o di un’uscita sporadica. Le informazioni in merito sono pochissime: non è dato sapere se uscirà per Text, per esempio, l’etichetta personale di Four Tet, o se si tratta a tutti gli effetti di un nuovo capitolo della sua carriera.
Un capitolo che guarda indietro al Four Tet degli esordi, quello dell’immediato post Fridge, e di “Pause” e “Rounds”.
I dischi che in qualche modo hanno contribuito a creare un suono che all’epoca era di moda chiamare folktronica e che Four Tet aveva abbandonato con “Everything Ecstatic” (nel 2005), prima di un’infatuazione per la musica da club che ha segnato e attraversato gli ultimi dieci anni della sua carriera.
Come sempre, però, con Four Tet è impossibile andare sul velluto e fare previsioni: difficile immaginare un completo ritorno alle origini da parte di un musicista che nel corso degli anni ha sempre cercato di spiazzare il suo pubblico e quel Dulcimer messo così in evidenza ci fa pensare che la parola d’ordine a questo giro potrebbe essere “psichedelia”. Chissà…
Emiliano Colasanti
Emiliano Colasanti scrive di musica da quando ancora non aveva Internet e doveva consegnare gli articoli su floppy disk, a mano. Collabora abitualmente con Rolling Stone.e cura il blog Stereogram per il sito di GQ.it. Ha fondato e gestisce (con Giacomo Fiorenza) l'etichetta discografica indipendente 42 Records, nel 2012 ha pubblicato per Arcana il libro: "Un mondo del tutto differente. La storia di "Wow" e dei Verdena". Dorme poco, mangia male, pensa spesso con nostalgia ai tempi in cui faceva programmi alla radio.
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