Mike Paradinas, figura di spicco della musica elettronica “intelligente” – ma non solo – dagli anni ‘90 ad oggi ha saputo garantire al proprio pubblico produzioni qualitativamente ineccepibili, sia in veste di produttore (svariati i moniker utilizzati tra i quali il più conosciuto è proprio μ-Ziq) che in quelle di manager dell’etichetta “Planet Mu” (che annovera artisti del calibro di Boxcutter, Falty DL, Luke Vibert, Milanese, Pinch, Venetian Snares, Vex’d). La sua ricerca musicale, frutto dell’amore verso le sonorità che contano nell’elettronica – IDM, ambient techno, drum and bass, jungle – si è spostata negli ultimi tempi verso il footwork. Quale occasione migliore per approfondire questa – relativamente nuova – cultura musicale tipica delle “battaglie di strada” americane, che fare quattro chiacchiere con il Signor Paradinas in persona.
Ascoltando i tuoi dischi, così come i lavori che produci attraverso la tua etichetta Planet Mu, si ha l’impressione che tu sia costantemente alla ricerca del nuovo in musica. E’ un’interpretazione corretta?
Non proprio. Chiaramente per la mia etichetta non cerco solo qualcosa di ‘nuovo’ indipendentemente dal contenuto ma piuttosto ricerco idee musicali interessanti, che entrino in risonanza con la mia personalità e con il mio percorso musicale. Attualmente sono interessato all’innovazione in musica, che sia legata alla forma, alla melodia, al ritmo oppure in casi specifici al processo di produzione e presentazione del proprio progetto. E’ la combinazione di questi diversi aspetti ed il tentativo stesso di attualizzare la propria proposta musicale che solitamente mi attira. Voglio sottolineare che si tratta di una ‘sensazione’, non di un freddo processo di valutazione. In breve mi piace tutto ciò che mi emoziona ed allo stesso mi spinge all’approfondimento. Il discorso è un po’ diverso quando invece compongo la mia musica, che è un’esperienza molto più fluida. Quando mi ‘risveglio’ dal processo creativo esiste un nuovo brano… è una bella sensazione.
Da qualche tempo a questa parte la Planet Mu è diventata il punto di riferimento per gli amanti del footwork. Cosa puoi dirci a proposito, è questo il suono del momento?
Senza dubbio è un suono sia del passato che del presente: una continuazione di certa storia della musica house di Chicago. Ad esempio l’album “Mind Of Da Traxman” (il primo album di Traxman edito da Planet Mu ndr) mostra in modo esplicito come il funk degli anni ’70, la house degli anni ’80 e l’hip hop degli anni ‘80/’90 abbia influenzato il suono di Chicago. La danza footwork vera e propria invece è stata praticata su basi house dalla fine degli anni ‘80 e si è evoluta in strada fino ai giorni nostri. La concezione del genere moderno a 160 bpm si è evoluto (da quello che ho potuto capire) tra il 1999 ed il 2005 appositamente per andare incontro alle danze di strada sempre più veloci e complesse. I produttori coinvolti nella fase iniziale erano RP Boo, DJ Rashad e Spinn, DJ Clent, Chip DJ, DJ PJ che di fatto hanno concepito il suono per come noi oggi lo conosciamo.
Ti sei fatto un’idea sul suo significato per la cultura odierna?
Penso che molti produttori vengano ispirati dalla creatività di questa musica e dalla sua apertura, è libera da qualsivoglia stilema ritmico. E’ composta da poliritmie e funk che sono elementi abbandonati da un po’ di tempo dalla musica elettronica.
Quali sono secondo te gli interpreti più validi del footwork oggi?
L’intero movimento è una micro cultura che si auto-influenza, mi piace vederla in questo modo. Ovviamente con la mia etichetta ho la necessità di proporne alcuni anziché altri e questo automaticamente risponde alla tua domanda.
In che modo hai preso contatto con gli artisti selezionati per le due compilation “Bangs & Works” dove proponi il meglio del binomio Chicago-footwork?
Ho semplicemente fatto amicizia con un sacco di produttori su Facebook e nel giro di un paio d’anni ho collezionato un buon numero di brani Footwork. Le due compilation ‘Bangs & Works’ sono solo un esempio di alcuni dei miei pezzi preferiti. Come in ogni cultura musicale, c’è un sacco di concorrenza tra produttori e ballerini e questo a volte si manifesta in rivalità tra le diverse formazioni, ma ho avuto l’impressione che i rapporti siano generalmente piuttosto amichevoli e che anzi vi sia stata molta collaborazione tra gli artisti al fine di far uscire queste sonorità al di fuori dei loro naturali confini.
Alcuni paradigmi musicali impiegano un po’ ad affermarsi ma poi monopolizzano le scene per anni, magari anche trasfigurandosi in altro. Se pensiamo al dubstep sta succedendo proprio questo. Ti piacciono queste sonorità?
Sì, mi piace il dubstep. C’è ancora molta roba buona prodotta sotto questa accezione. Mi auguro che anche la scena musicale americana possa generare giovani produttori capaci di confrontarsi con questo genere.
In termini di influenza musicale vieni spesso accostato al tuo amico Richard James (Aphex Twin) col quale hai collaborato in passato. Eppure la tua visione ci sembra meno rigorosa della sua, più votata alla scoperta che alla reiterazione di certi stilemi dell’elettronica diciamo “classica”. Cosa puoi dirci in proposito?
Credo sia una interpretazione realistica. La sua etichetta (Rephlex ndr) sta percorrendo comunque una strada interessante, personalmente sono un fan dei nuovi arrivati quali Monolith ed EOD. Tutto il movimento musicale correlato può essere considerato come un espediente per ‘mantenere vivo’ il suono del passato, l’idea di utilizzare prettamente apparecchiatura analogica e drum machine Roland (anche se utilizzano software che emulano quel tipo di suoni) è una visione nostalgica, non lontana dalla chillwave americana di oggi, lo sguardo verso il passato può anche essere un modo per guardare al futuro. Lo stesso movimento del Punk ha le sue radici nella vecchia musica anni ’50 che cercava di emulare. Credo che Richard sia un produttore abbastanza schivo, non sente il bisogno di allacciarsi a qualche corrente musicale odierna; lo immagino seduto in poltrona concedendosi delle volte al proprio processo creativo e ad ascoltare esclusivamente musica dei compositori concreti. Non so…
Cosa ascolta Mike Paradinas al di fuori della musica elettronica?
Penso che tutto quello che ascolto ha un pizzico di elettronica dentro. Mi piace il classico rock and roll anni ‘50 e roba similare.
Tornando all’elettronica, dalla tua esperienza di manager di etichetta, quali sono gli artisti da tenere d’occhio assolutamente? Dacci qualche nome nuovo da ricordare.
Ekoplekz, John Wizards e Massacooramaan.
Come μ-Ziq manchi dalle scene musicali da un po’… dobbiamo aspettarci qualche tua nuova uscita a breve?
Sì, ho pronto un nuovo album che probabilmente farò uscire l’anno prossimo.
English Version:
Mike Paradinas, prominent figure of intelligent dance music – but not only – since the ’90s has been able to ensure its public very high quality production both as a producer (various monikers used among which the best known is μ-Ziq) than label manager of Planet Mu (which includes artists likes of Boxcutter, Falty DL, Luke Vibert, Milanese, Pinch, Venetian Snares, Vex’d). His musical research as a result of loving electronic sounds that counts – IDM, ambient techno, drum and bass, jungle – has shifted in recent times to footwork. What better time to explore this (relatively new) musical culture typical of the American “street battles” that have a chat with Mr. Paradinas in person.
Listening to your records, as well as the works of your own label Planet Mu, one gets the impression that you are constantly in search of the “newest” music in town. It’s the correct interpretation?
Not exactly. Obviously for the label I am not just searching for anything ‘new’ regardless of content, but specifically I am searching for interesting musical ideas which resonate with my musical personality and influences over the years. I am currently finding innovation in many areas of music, whether it be structurally, melodically, rhythmically or in specific sounds used and within production and presentation. It is the combination of these ideas in novel ways which I potentially find exciting. Also, I want to stress that it’s a ‘gut feeling’, never a conscious ticking of boxes or anything. So, in short, anything that moves me emotionally but also excites me at the same time. It is slightly different when I am composing my own music, which is a much more fluid experience. I just ‘wake up’ after composing and a track exists… a good feeling.
For some time now, Planet Mu has become the main reference point for footwork’s lovers. What can you tell us about footwork, is it the sound of nowadays?
It is certainly a sound both of the past and the present: a continuation of a sidelined portion of Chicago house music’s history. For example the album “Da Mind Of Traxman” shows quite explicitly how the influence of 70s funk, 80s house and 80s/90s hip hop has had on the Chicago sound. Footwork dancing itself has been practised alongside house music since the late eighties and has evolved on the street until the present day. The modern 160 bpm sped-up sound of Footwork tracks evolved (from what I can gather) between 1999-2005 specifically for the ever-increasing speed and complexity of the Footworking dance battles themselves. The producers involved early on were RP Boo, DJ Rashad and Spinn, DJ Clent, DJ Chip, DJ PJ who put in place all the sonic signifiers we know today.
Did you get an idea on its meaning for today’s culture?
I think a lot of producers are inspired by the music’s creativity and openness, it’s freedom from rigid rhythms. The music is introducing a lot of polyrhythms and funk which has been lacking in some electronic music for a while.
Who do you think are the most valuable performers within footwork?
The whole thing is a self-contained micro-culture, and I want to view it that way. Obviously as a record label we promote certain producers above others and that enables you to have an edited down example of some of the creativity of Chicago’s talent.
How did you approach the artists selected for the two-volume “Bangs & Works” where you suggest the best of the binomial Chicago-footwork?
I simply befriended a lot of the producers on facebook and over a couple of years built up a good collection of Footwork tracks. The two volumes of “Bangs & Works” are just an example of some of my favourites. As with any musical culture, there is a lot of competition between producers and dancers and this sometimes manifests itself in rivalries between the crews, but I get the impression it is all pretty friendly and tongue-in-cheek most of the time, and they are grateful for outside interest and willing to put aside beef with other crews for a chance to get their music out there.
Some musical genres takes a while to affirm but then they monopolize the scenes for years, of course transfiguring themselves into something else. Dubstep for example is going on just that way. Do you like it?
Yes, I do like dubstep. There are still a lot of interesting ideas being produced under that banner. I am hopeful that the US resurgence of the sound will spawn a lot of exciting and hungry young American producers.
In terms of musical importance you are often compared to your friend Richard James (Aphex Twin) with whom you have worked in the past. Yet your vision seems less severe than his, more devoted to discovery than bring up to date the “classic” style of electronic. What can you say about it?
I think it’s possible that it can be seen that way. I believe that they are going in a great direction and I am a fan of their new signings such as Monolith and EOD. It can be seen as a ‘keeping alive’ the sound of the past, that image of using only analogue equipment and Roland drum machines (even if they are all soft-synth emulations) is quite a powerful nostalgic vision, not unlike the USA Chillwave movement of the last few years; and looking to the past can also be a great way of moving forward. Punk came out of searching for the feeling evoked by old 50s music. I think Richard is quite an insular producer sometimes without the need for any current cultural engagement; I imagine he sits at home sometimes writing and only listening to music concrete composers. I don’t know.
What are your listening outside of electronic music?
I think everything I listen to has some electronics in it. I like old rock and roll. 50s stuff.
From your experience as a label manager, which are the artists to keep in mind absolutely? Give us few new names to remember.
Ekoplekz, John Wizards, Massacooramaan.
As μ-Ziq you missed the musical scene for a while… we have to expect the release of some new material soon?
Yes I have written a new album which will probably come out next year.