“Non sappiamo chi siamo, ma sicuramente sappiamo cosa ci piace ascoltare“: questa frase potrebbe essere un’arma contundente pessima nelle mani delle persone sbagliate, quelle che io “Ascolto solo bella musica!” solo però per mascherare il fatto che ascoltano di tutto ma superficialmente, e fanno fatica a distinguere tra Fedez e Skrillex – tanto suonano simili, no? Ma nelle mani di Jazz Is Dead, ché sono stati loro ad usare questa frase a mo’ di statement finale presentando l’edizione 2023 del festival, questa frase è semplicemente perfetta.
Jazz Is Dead, nel suo piccolo, nel suo essere un festival da numeri medio-piccoli, nel suo essere per lo più gratuito, sta diventando una specie di Primavera (quello degli inizi) o di All Tomorrow’s Parties nostrano in miniatura, oh sì. Festival cioè dove il linguaggio comune non è il genere o un macro-recinto di generi, né tantomeno l’hype del momento, ma quel sottile esperanto condiviso tra appassionati che è “qualità, qualità pura“. Il tutto con una meravigliosa assenza di snobismi, e di prevedibilità.
Se sei un appassionato di musica a trecentosessanta gradi, e se al tempo stesso ti dà fastidio essere incluso in gabbie predeterminate, la line up che vi facciamo vedere qua sotto semplicemente non può che esaltare quasi fino alla commozione. Non ci metteremo a commentarla artista per artista: perché chi deve capire, capisce. E chi non è convinto, si fidi: non tanto di noi quanto di un festival che in maniera completamente organica, senza squilli di tromba o aiuti dell’hype, sta crescendo edizione dopo edizione e dipinge un mondo dove la musica è libertà, curiosità e conoscenza senza pretendere nulla in cambio, non sistema industriale o accessorio di figaggine.
Jazz Is Dead è sempre meglio. È sempre più raro unico. È sempre più grande e meno snob ed “ispido” – ma senza perdere in questo un’oncia di coraggio e di personalità. Viva Jazz Is Dead, davvero! Tutti i modi per non perdervelo, qui.