E quindi, quello che fino a poco tempo fa sarebbe sembrato uno scherzo ora, nell’arco di un annetto, è diventato prima verosimile (col prequel del bollino ADE su una serata ad Amsterdam) e, adesso, vero. Uno spazio che di solito si dà ai pezzi grossi del deejaying dopo anni di carriera, ovvero la residency dell’Amnesia, è finito ora in mano a Gianluca Vacchi. Ok, c’era già Paris, lì, vero. Saranno contenti i fautore del clubbing schiuma&champagne, dove in ogni caso gente che si diverte effettivamente ce n’è e, insomma, “purché se ne parli”, “purché la gente quella sera lì se la spassi”, “chi siamo noi per giudicare”.
Noi non siamo nessuno, vero. Ma una cosa non ce la possono togliere, manco se ce l’acquistano pagandocela un sacco: la memoria storica. Sappiamo cosa è (stato) l’Amnesia, sappiamo cosa ha rappresentato nella storia del clubbing. E Vacchi, lì, visto da questa prospettiva, stona. E’ un simpatico fenomeno di costume, un fenomeno da baraccone. La differenza noi ce l’abbiamo ben chiara in testa. Vediamo invece in quanti ce l’avranno. Vediamo in quanti se la dimenticheranno, affermando che in fondo non c’è nulla di così male, questa è la vita, per poi invece lamentarsi magari un mese o una settimana dopo – per altri motivi – che ‘sta faccenda del deejaying non è presa sul serio, non ha i riconoscimenti culturali che le spettano, bla bla bla.
E’ ancora più ironico che questa notizia arrivi il giorno dopo l’annuncio che una delle presenza storiche all’Amnesia, il Cocoon, cambia casa. Per andare al Pacha peraltro. Com’è che diceva James Holden?
…però no, non ci arrendiamo. Sappiamo ancora da che parte stare.