Il classico suono della Detroit techno è oramai ben nitido nella mente di chi ascolta musica elettronica con coscienza, un punto di riferimento ineludibile, ma diventa una questione più complessa se ci soffermiamo a pensare a chi oggi ne incarna l’evoluzione in termini stilistici. Sviluppare un suono che è già stato di per sé evoluzione è un obbiettivo ostico. Gli Ultradyne ci sono riusciti, mettendo sul piatto lo stesso quantitativo di radici e ricerca. Si è tornato recentemente a parlare di loro dopo il live presentato al Dekmantel 2017, e dopo che DJ Stingray ha suonato diverse loro tracce; chi vi scrive ha avuto la possibilità di entrarci in contatto in merito all’unica data italiana prevista dal loro mini-tour che farà poi tappa a Vienna. Ciò che rende Ultradyne un act formidabile è quindi il loro impulso atto alla sperimentazione, puntando alla costante evoluzione di se stessi, scegliendo di distaccarsi dal suono Detroitiano sostenendo un percorso indipendente, collaudando le loro forti identità in favore soltanto dell’evoluzione.
Ultradyne nasce da un’idea di Dennis Richardson, solo in un secondo momento Alex Lugo si è aggiunto al gruppo e ancora dopo è stato il momento di Frank da Groodt. Com’è avvenuto l’incontro tra i membri? Qual era il concetto primordiale di Ultradyne, concepito solo da Dennis?
Il concetto originale di Ultradyne è stato creato da Dennis Richardson, vero. Ma lui e Alex sono cresciuti insieme e condividono pensieri comuni riguardanti gli eventi globali e la musica. Nel 2007, durante una delle loro performance, hanno conosciuto Frank Da Groodt: poco dopo si è unito a Ultradyne e da allora è stato un membro prezioso. Alex ha poi lasciato Ultradyne nel 2012.
Quali erano i vostri riferimenti musicali a Detroit? Avete sentito l’influenza della seconda ondata di electro/techno di Detroit?
Lo stato della techno/electro Detroit si sta evolvendo. Detroit sta subendo una trasformazione e così anche la sua scena musicale. Vent’anni fa, Detroit era conosciuta per il suo stato di decadenza e disperazione; tuttavia oggi la prospettiva è più allettante perché, a mio parere, ha cambiato stile.
Nel vostro sito web, ho trovato queste parole riguardanti il vostro concept e l’importanza della tecnologia: “SINCE THE INDUSTRIAL REVOLUTION, TECHNOLOGY AND ITS BY-PRODUCTS ARE GOD’S TO MANKIND. ASSEMBLY LINES ONCE OPERATED BY FLAWED HUMANS ARE NOW SOLELY EFFICIENT MACHINES PRODUCING PRODUCTS THAT ARE EAGERLY CONSUMED BY THE MASSES”. Raccontateci del concept principale che c’è dietro a Ultradyne.
Il concetto-madre di Ultradyne si riferisce essenzialmente ad un’idea, potenzialmente a un qualsiasi tipo di idea e a come essa possa trasformarsi attraverso l’evoluzione. Pensa semplicemente al concetto di cerchio: quando è stato concepito all’origine, credi che i suoi stessi creatori potessero immaginare l’impatto che avrebbe avuto sulla civiltà umana? Il cerchio creò il concetto di ruota. La ruota creò il concetto dei mezzi di trasporto. I mezzi di trasporto hanno permesso alle civiltà di espandersi e fiorire. Ecco, questo è solo il risultato dell’idea di un cerchio. Il concetto principale di Ultradyne è insomma esplorare idee e continuare a progredire. Questo assume diverse forme a livello visivo, a livello musicale e a volte anche semplicemente a livello grafico.
Qual’è la vostra posizione riguardante l’uso e il consumo delle tecnologie nel nostro tempo?
La tecnologia in sé è positiva. Ma è il consumismo relativo ad essa ad essere distruttivo. Il progresso della tecnologia non ha aiutato ad avere un rapporto meno ossessivo con essa, anzi. Mentre a tutti noi piacciono cose nuove ed eccitanti, l’effetto che hanno sulla nostra psiche nel complesso è negativo. Molto spesso, insomma, vediamo la tecnologia usata come mezzo per sfruttare la parte peggiore dell’umanità, anziché la parte migliore di noi.
Oggigiorno gli strumenti digitali sono parte di ogni studio. Come interagite con il vostro suono analogico nella produzione di una traccia? E cosa pensate del futuro della produzione della musica elettronica? In oltre, qual è il vostro approccio al live set come Ultradyne?
Ci sforziamo di mantenere le nostre performance il più organiche e uniche possibile. Vogliamo che sia qualcosa di non comunemente visto e di provocatorio, sempre in linea con il nostro concetto. Suoniamo come suonerebbe una band dal vivo che cerca di mantenere le performance fresche e imprevedibili per il pubblico e anche per ognuno di noi mentre suoniamo.
Sembra che la vostra label, la Pi Gao Movement, venga usata principalmente come veicolo per la vostra musica. Qual è il suo ruolo?
Pi Gao Movement è il meccanismo che usiamo per lanciare le nostre idee. Troviamo che sia molto più semplice trasmettere il nostro messaggio quando siamo noi stessi a controllarlo.
Nel 1995 avete prodotto un EP per Warp Records chiamato “E Coli” ed è stata la vostra prima release. Parlateci di questa connessione.
Se ti stai riferendo alla connessione tra il titolo dell’EP e il concetto dietro Ultradyne, al momento di quell’uscita ci fu uno scoppio di E-Coli negli Stati Uniti. I batteri non erano molto conosciuti in quel momento, quindi è diventato un argomento di mio interesse. Mentre sviluppavo il concetto alla base di Ultradyne, ho visto connessioni con il modo in cui vengono trasmessi batteri e virus.
So che Dennis vive a Detroit, mentre Frank vive in Olanda. La scena da quelle parti è veramente prolifica. Dalla Bunker, alla Shipwrec, Viewlexx e Pinkman per esempio. La scena olandese ha influito nella vostra musica?
No, non l’ha fatto.
Una domanda per te, Frank. Tu hai molti moniker come Random XS, Pieces of a Pensive State of Mind, Sonar Base, The Operator, Fastgraph e altri ancora. Hai incominciato a produrre nel 1992, prima di unirti a Ultradyne. Cosa potresti dirci riguardo al tuo background? Ti piacerebbe parlarci delle varie sfumature dei tuoi alias e della tua esperienza con Djax-Up-Beats?
Io uso diversi alias perché ogni progetto riflette diverse parti di me o diverse fasi della mia vita. Ma parlare di questo va oltre l’intervista.
Il suono di Ultradyne è leggermente diverso rispetto a quello di altri gruppi di Detroit. Di solito, chi viene dalla Motor City segue concetti molto rigorosi ed è fortemente focalizzato sulle radici dell’electro. Ma nella vostra musica io riesco a sentire arrangiamenti vicino all’industrial. Io penso che queste influenze possono forse essere il risultato delle vostre influenze personali o dove siete cresciuti. Ci raccontereste altro a riguardo?
Non penso che l’ambiente circostante sia una parte importante dell’influenza del suono di Ultradyne tanto quanto invece la sperimentazione con i suoni e le loro interazioni.
È vero che l’ambiente può influenzare il proprio pensiero e crescere a Detroit ha avuto un ruolo nello sviluppo di Ultradyne; tuttavia la struttura del nostro suono è più una decisione consapevole ed autonoma di espressione e sfida.
Ancora in riferimento alle radici dell’electro, un altro argomento che mi interessa è la questione della maschera. Parlando con The Exaltics (trovate l’intervista qui), mi chiedevo se in qualche modo, la maschera fosse parte della tradizione electro. Qual è il vostro pensiero a riguardo?
Le maschere sono state indossate da gruppi techno ed electro da prima che noi ci esibissimo, vedi collettivi come UR, quando l’identità degli artisti e il loro stile ribelle erano al centro dell’attenzione anche delle agenzie governative ed erano un simbolo della mentalità rivoluzionaria che la techno/electro stava potenzialmente creando. Ora, spesso i gruppi usano le maschere come simbolo per incitare una risposta dei fan e della folla, e poco più.
Il vostro ultimo EP risale al 2015. Che cos’ha in servo il futuro per Ultradyne?
Usciranno dei nuovi progetti su Pi Gao Movement, inclusi release degli stessi Ultradyne, entro pochi mesi.
(scroll down for English version)
The classic sound of Detroit techno is already clear in the mind of those who listen to electronic music with conscience, but instead, if we have to think about who today embodies the evolution in terms of style, it becomes a bit more complex. Developing a sound that has already been in itself evolution is a difficult goal. Ultradyne succeeded, putting roots and research in equal measure on the plate. We returned to talk about them after their live show at Dekmantel 2017, after DJ Stingray played several tracks produced by them; who writes has had the opportunity to get in touch with them thanks to the only Italian date scheduled for their mini-tour that will then stop in Vienna. What makes Ultradyne a formidable act is therefore their impulse to experimentation, aiming at the constant evolution of themselves, choosing to detach themselves from the Detroitian sound by supporting an independent path, testing their strong identities in favor of evolution only.
Ultradyne was founded by Dennis Richardson and after enjoyed by others producers like Alex Lugo and Frank da Grout. How did happen the meet between the members? What was the primordial concept of Ultradyne, conceived only by Dennis?
The original concept of Ultradyne was formed by Dennis Richardson. He and Alex grew up together and had shared similar thoughts regarding global events and music.
During one of their performances in 2007 they met Frank de Grout. He joined Ultradyne shortly afterwards and has been a valuable member ever since. Alex left Ultradyne in 2012.
What were your musical references in Detroit? Did you feel the influence of the second wave of Detroit techno/electro?
The state of Detroit techno/electro is evolving. As Detroit is undergoing a transformation so is its music scene. Twenty years ago Detroit was known for its state of despair and decay however, today the outlook is more appealing, which has changed the style in my opinion.
In your website, I find these words about your concept and the importance of technology: “SINCE THE INDUSTRIAL REVOLUTION, TECHNOLOGY AND ITS BY-PRODUCTS ARE GOD’S TO MANKIND. ASSEMBLY LINES ONCE OPERATED BY FLAWED HUMANS ARE NOW SOLELY EFFICIENT MACHINES PRODUCING PRODUCTS THAT ARE EAGERLY CONSUMED BY THE MASSES”. Tell us about the main concepts behind Ultradyne.
The core concept of Ultradyne revolves around the simple concept of an idea and its transformation through evolution. Think of a simple idea or concept such as the circle.
When it was originally conceived, did its creators understand the impact of their idea? A circle created the concept of the wheel. The wheel created the concept of types of transportation. Transportation allowed civilizations to expand and flourish. That is just one result of the idea of a circle. The main concept of Ultradyne is exploring ideas and continuing advancement. This takes several forms: visually, musically, and sometimes in printed forms.
What’s your position respect the use and consumption of technology in our age?
Technology in itself is positive. However the consumption of it is destructive. The advancement of technology has not been tempered with the need for it. While we all like new and exciting things, the effect on our psych as a whole is negative. More often than not we see technology used to exploit the worst part of humanity instead of the best parts of us.
Nowadays digital instruments are part of every studio. How do you interact your analogical sounds with them during the production of a track? And what do you think is the future of electronic music production? What’s your approach to live set as Ultradyne?
We strive to keep performances as organic and unique as possible. We want our presentation to be something that is not commonly seen and thought provoking in line with our concept. We play as a live band would play which keeps the performances fresh and unpredictable to the audience and to each of us as we are playing.
It seems to me that your label Pi Gao Movement is mainly used as a platform for Ultradyne’s music. What is his role?
Pi Gao Movement is the mechanism we use to launch our ideas. We found it to be much easier to put our message out when we are the ones who can control it
In 1995 you released an EP on Warp Records called “E. Coli” and it was your first release. What about this connection?
If you are asking the connection between the title of the EP and the concept behind Ultradyne; At the time of this release there was on outbreak of E-Coli in the United States. The bacteria was not widely known at the time so it became a topic of interest to me. As I developed the concept behind Ultradyne I saw connections between the concept and how bacteria and viruses are transmitted.
I know Dennis currently live in Detroit, while Frank live in The Netherlands. The scene over there is really prolific. From Bunker to Shipwrec, Viewlexx and Pinkman for example. How the Netherlands scene influence your music?
It doesn’t.
One question for you Frank. You have many moniker like Random XS, Pieces of a Pensive State of Mind, Sonar Base, The Operator, Fastgraph and others. You start producing in 1992, before enjoy Ultradyne. What about your background?
Do you want to talk with us about the various shades of your alias and your experience with Djax-Up-Beats?
I use these different aliases because each project reflects a different kind of me or a different phase in life. Reflecting on it goes beyond this interview.
Ultradyne’s sound is a bit different from others electro group from Detroit. Frequently, who comes from Detroit is very strictly minded, just focused on electro roots. But in your music I can listen rhythmic arrangements nearly to industrial. I think might be the result of your personal influences or where you grew up.
Could you tell us something more about it?
I don’t think the environment was a large part of the influence of the Ultradyne sound as much as the experimentation with sounds and their interactions with each other.
It is true that the environment can influence one’s thinking and growing up in Detroit has played a role in the development of Ultradyne; however the structure of our sound is more of a conscious decision to express and challenge.
Again with reference to the electro roots, another issue that interested me is the question of the mask. Talking with The Exaltics (check the interview here), I wonder if in some way, the mask is part of electro tradition as a recurrent subject. What’s your opinion on this?
Masks have been worn by techno and electro groups since before we have been performing with groups like UR [Underground Resistance, ed]; when the identity of performers and their renegade style was the focus of government agencies and a symbol or the revolutionary mindset that techno/electro was breeding. Now, groups use masks as a symbol to illicit a response from the fans and the crowd in the same aspect as the pioneers twenty years ago.
Your last EP dates back to 2015. What does the future hold for Ultradyne?
There will be projects emerging from Pi Gao Movement including Ultradyne within a few months.