“Hear And So Far”, prima traccia dell’ultima fatica di Ultrasone su Supplement Facts, quella che da anche il nome all’EP, è una sorta di sperimentazione ordinata, un crescendo di loop vocali, tenaglie, ritagli, ricami e sospiri di pura linfa underground. Mi piace, ti attira a se con la promessa di un decollo spaziale che, a ben vedere, non avviene mai del tutto, anche se c’è un momento a metà del pezzo che, fra una pausa e una ripartenza, ti stacca da terra di quattro centimetri e ti lancia dritto in aria, con gli occhi aperti sulla terra sotto di te e il sorriso dipinto sulla bocca. Non proprio nello spazio, va bene, ma ben oltre la ionosfera. In conclusione direi che è un gran bel pezzo, la vedrei beneissimo in un set di Dixon.
Il cammino del duo belga (dai che ve li avevamo già presentati, stiamo ovviamente parlando di Igor Vicente e Vernon Bara) prosegue con “Meeting Again” e “Motus”: la prima è un mix di vecchia minimale e venature techno che però non lascia traccia di se; “Motus”, invece, è un pezzo con grandi raccordi e melodie, forse l’idea più originale del disco, quella che scopre il genio nascoto di questi ragazzi…una chiusura perfetta per una performance che finisce all’alba, quando sei distrutto dalla vita e dalla notte e l’unico moto che riesci a dominare, forse, è quello dei sogni.