Spesso quando voglio capire quanta carica abbia realmente un disco, salgo in macchina, esco da Roma dall’uscita 11 e prendo il Grande Raccordo Anulare, direzione Sud. Mi metto le cuffie e faccio partire l’album in questione, lasciandomi guidare dalla musica. Bene, probabilmente dopo aver fatto ciò con “Responding To Dynamic”, ultimo album di Umek, testerò la musica su di una bicicletta nel bel mezzo della campagna. Poco dopo la sconcertante esplosione di “Squeamish Sort”, prima traccia dell’album, mi trovavo già ad ascoltare “Legitimate Priest”: stavo a 150 km/h con una macchina che già a 100 non assicura niente. Ho rallentato e sono tornato a casa muto come un sasso pensando: “Minchia… Quest’album è una vera bomba! E’ pericoloso!”. Uroš Umek è uno dei Djs che stanno surfando l’attuale “ondatronica” con uno stile unico. Informandomi a fondo sulla sua vita, sono rimasto allibito nel sapere quante ne abbia passate, cosa abbia passato prima di diventare il Dj che è oggi… Una vita perfetta per scrivere un film (e non è una battuta).
Umek nasce in Slovenia, a Ljubljana, una cittadina che, al tempo, per comprare dischi di musica elettronica, costringeva appassionati come Umek a organizzare pullman e a viaggiare per ben 500 Km. Slovenia, un Paese in cui bisognava veramente avere le palle per organizzare rave partys, avviare radio libere e uscire fuori dalla massa. Uno di quelli che le aveva è stato proprio Umek. Ha saltato sui palchi dei club e dei rave più importanti della Slovenia prima di essere catapultato su quelli dei festival e dei club di tutto il mondo. Ha collaborato alla creazione di molte etichette discografiche, fino ad arrivare ai primi giorni del 2007, anno di lancio della sua “1605 Music Therapy”. Quella dell’artista è sempre stata un politica musicale molto aperta, aperta a proposte, a differenti generi e a differenti iniziative; questo lo ha portato alla collaborazione con altri Dj di fama mondiale come Carl Cox, Kanzyani, Liebing e molti altri.
Oggi sono passati poco meno di 20 anni e più di 500 releases dall’inizio della sua carriera e l’ex bambino che attraversava con corse notturne la città, per non far arrabbiare eccessivamente la mamma dopo esser andato a ballare al K4 di Ljubljana, è diventato l’emblema del panorama Techno sloveno.
Ciao, benvenuto su Soundwall!
Cosa ricordi del tuo primo approccio alla musica elettronica? E dopo quel primo contatto come si è evoluto il tutto nei primi tempi?
Tutto è cominciato quando andavo alla scuola superiore di ballo dove rimasi intrigato dal lavoro di cui erano incaricati coloro che facevano la selezione musicale. Erano i primi anni 90, non si parlava di beat o di mixare pezzi, a quel tempo ancora lavoravano con i mangianastri e le cassette. In ogni caso, ne rimasi affascinato e cominciai ad esplorare il loro lavoro: come selezionavano la musica, dove prendessero quella musica… Così in pochi passi scoprii il mondo del deejaying, quindi scoprii quello che un Dj deve realmente saper fare, tutto riguardo i decks, le selezioni, il programmare una serata e pochi hanno dopo mi avventurai nel mondo della produzione imparando tutto sul lavoro in studio. Era solo l’inizio di un lungo percorso, ma in ogni caso tutto iniziò in quella scuola.
Si legge praticamente ovunque che nella tua gioventù il K4 rappresenta il punto focale della tua evoluzione. Cosa rappresenta per te quel club?
Beh, immagino che tutti noi abbiamo avuto serate in cui ci muovevamo di nascosto nella notte per andare a ballare senza essere scoperti dai nostri genitori. Io lo facevo quando andavo al K4! Lì ho conosciuto la musica elettronica e ho fatto i miei primi passi da Dj. Ho anche imparato molto sulla cultura del dancefloor per conto mio… Ho avuto ottimi mentori. Aldo Ivancic, ad esempio, mi faceva impazzire con le sue serate al K4, che era il covo dove si evolveva la cultura alternativa di Ljubljana. E’ ancora quello il posto dove preferisco esibirmi, anche se è ormai è tempo che non suono più al K4.
Per comprare i tuoi primi vinili e la tua prima attrezzatura hai dato veramente l’anima. Pensi che questo “avere tutto con uno sforzo” abbia in qualche modo influenzato la tua musica?
Sicuramente ha influenzato il mio essere come artista. Lavorare in un ambiente privo di media, di informazione era complicato… Dovevi essere pieno di risorse, pronto e reattivo… Ad esempio per un negozio di dischi decenti dovevi andare o a Monaco o a Vienna. Inoltre dovevamo imparare tutto con le nostre sole forze. Dovevamo tirar su la nostra scena dal nulla e imparare come si organizzassero eventi. Noi eravamo i pionieri della radio EDM, eravamo contemporaneamente promoter ed artisti… tutto allo stesso tempo. Personalmente arrivai ad un certo punto in cui dovevo scegliere fra la carriera da giocatore di basketball professionista e quella da Dj. Ho preso la mia decisione e mi sono fatto il culo per arrivare dove sono ora. Venire dall’ex-Yugoslavia non ha aiutato certamente… Spesso sono stato trattato come un DJ del terzo mondo, e a volte succede ancora oggi. Già prima che avessi i primi promoter avevo rilasciato per conto mio alcune tracce. Ho anche dovuto lottare contro la mia paura del volo per viaggiare in giro per l’Europa e per il mondo, cosa fondamentale nel nostro lavoro. Quindi, sì, so bene quanto sia difficile sopravvivere in questo ambiente ed è proprio per questo che ho sviluppato una mia etica professionale. Sono testardo, ho i miei obbiettivi e sono molto motivato nel raggiungerli. Forse è questo il motivo per cui sono così produttivo in studio e non ho mai blocchi creativi. Mi diverto a fare quello che faccio proprio come mi divertivo quando iniziai e sono molto contento di coltivare il mio sogno!
Ricordi la prima volta che sei salito su quel pullman per comprare dischi a Monaco? Com’è stato?
Yeah, era una cosa molto old school, lo so. Certo che ricordo quei momenti! Non so se hai mai fatto un lungo viaggio in bus nei primi anni 90, penso che i vostri autobus avevano già l’aria condizionata a quel tempo. C’era una puzza di sigaretta insopportabile, non c’era l’aria condizionata e i sedili erano veramente piccoli e scomodi… Io già ero un gigante dimensione King. Facevamo di tutto pur di avere nuova musica fra le mani. Ricordo la prima volta: ero immerso in centinaia, migliaia di dischi e non sapevo assolutamente cosa stavo cercando. Quelli erano gli albori e ora sono felice di aver dovuto superare tutto questo. La nostra vita è più carica, più colorata rispetto a quella di una persona che ha già tutto pronto sul palmo della mano.
Approfitto per farti una domanda su una cosa che mi ha lasciato sconcertato: riguardo quel famoso illegale vicino Ljubljana; ma veramente hanno scritto sui giornali che le mucche non davano più latte a causa del volume della vostra musica? Spiegami com’è andata la cosa per piacere, è fantastica questa cosa!
Vero?! La stupidità dei politici non ha limiti, e i nostri non sono meglio dei vostri. Sì, è accaduto veramente ed è stato riportato nel più importante giornale nazionale, quindi lo puoi trovare ancora negli archivi immagino! Quei simpatici ragazzi erano così convinti di quello che dicevano che lo espressero pubblicamente sui giornali!
Ok ora basta con il passato. Parliamo un po di questi ultimi anni: nella tua vita ai contribuito alla nascita di molte etichette, poi però hai deciso di creare la tua “1605 Music Therapy”. Come mai? E perché hai scelto proprio questa data: 1605?
1605 indica la data della mia nascita, il 16 Maggio, ho scelto questo nome per l’intero progetto: l’etichetta e tutta la rete di creatività che le gira attorno. Avevo già avuto altre etichette in passato ma nessuna è stata realmente solo la mia! Questa volta ho agito solo per me, per fare le cose a modo mio, senza compromessi! La 1605 – Sixteenofive Music Therapy, è un piattaforma libera e aperta alla condivisione di idee fra artisti affermati e non. L’etichetta è solo una parte di tutto ciò. 1605 include eventi, mostre di design, sfide di produzione, arti visive, l’ecologia e iniziative per buone cause… E’ una rete sfruttata per promuovere la creatività… La label è solo una piccola parte! Negli ultimi due anni abbiamo fatto grandi passi in avanti, soprattutto con la produzione. Nel Dicembre del 2010 abbiamo festeggiato la nostra cinquantesima release e abbiamo oggi una vasta gamma di artisti che oltre a produrre, ci aiutano sostenendo la 1605. E’ stato veramente grande lavorare con nuovi artisti in quanto stanno portando in casa idee fresche e molto interessanti. Io li supporto suonando e remixando le loro tracce, oltre che rilasciando le loro produzioni sulla mia etichetta. La 1605 non mi porta nessun guadagno extra, sono soddisfatto anche solo se i guadagni coprono le entrate, quello che mi dà maggior soddisfazione è il sostenere giovani talenti non solo nel campo dell’elettronica ma anche delle arti visive e dello spettacolo… Mi piace vedere che questa macchina sta funzionando! Questo mio interesse assicura a questi artisti una buona esposizione e inoltre dà loro la possibilità di essere notati da altri artisti già rinomati. Ho il ruolo di un editore: sono immerso in un mare di musica ed il mio compito è quello di trovarne le gemme. 1605 non è un business, non è una semplice organizzazione, è invece la massima espressione della mia mente, la mia e quella di tutti coloro che collaborano. Sono coinvolto in maniera veramente profonda e altrettanto profondi sono i legami che uniscono tutti gli addetti ai lavori. Il nostro obbiettivo principale è quello di promuovere nuove idee, esporre artisti sconosciuti, la loro musica, i loro progetti visivi… Cerchiamo di unire tutto quello che può esser unito sotto la parola “arte”. Tutti possono essere coinvolti e in questa piattaforma John Smith è uguale a me, Sven, Richie o Carl. In oltre cerchiamo di stimolare il pubblico a prendere un ruolo più attivo nel business della musica. La musica, il clubbing, le mie produzioni… Tutto è cambiato drasticametne negli ultimi anni e la 1605 riflette in totum questi cambiamenti.
Per riassumere: il nostro obbiettivo è quello di promuovere alcuni degli artisti che non possono firmare con etichette rinomate in quanto non godono ancora della giusta attenzione. Tale situazione è abbastanza comune fra gli aritsti della nostra regione, i territori dell’ex-jugoslavia. C’è tanto potenziale, tanta creatività ma i grandi artisti proprio non vogliono aprire gli occhi. Quindi è qui che interveniamo noi; attraverso serate, eventi, releases e il resto i notri artisti si mostrano per quello che sono realmente! 1605 è semplicemente questo: ottima musica.
Ricordi come e dove hai conosciuto Carl Cox? Cosa pensi ti abbia insegnato questa amicizia?
L’ho conosciuto nei primi anni 90 in un grande rave in Baviera. E’ stata veramente una coincidenza. Ci siamo incontrati nel backstage e abbiamo parlato per la prima volta. Mi presentai come un giovane deejay sloveno, anche se penso ancora non mi avesse notato, ancora dovevo crescere. Ho sempre rispettato Carl come Dj: era, ed è, in grado di sprigionare un’energia incredibile! Ricordo ancora il suo set a quella festa e quello al Mayday dove veramente mi sono consumato per quanto ho ballato. Ho molti bei ricordi del periodo seguente ed è per me un grande onore esser sostenuto da lui. E’ un grande, e dopo tanti anni ha ancora il 100% dell’attenzione del suo pubblico ad ogni sua serata. Ciò non è solo una cosa da professionisti, ma soprattutto è un qualcosa che viene solo quando ami veramente quello che fai, quando ci metti l’anima. Quando parliamo di musica è come parlare con un giovane artista che si emoziona per ogni cosa. Ama veramente il suo lavoro. Sono veramente felice di esser stato nuovamente invitato alla prossima stagione del “Revolution Continues” allo Space di Ibiza, dove penso di esibirmi in 5 serate. Mi sono veramente divertito l’anno passato, quindi non vedo l’ora di ricominciare!
Ormai è passato poco più di un anno dall’uscita del tuo ultimo album. Qual è stata l’idea alla base di “Responding To Dynamic”? Qual’è stata la linea guida che hai seguito (se una linea guida c’è stata)?
Il nome dell’album rappresenta quello che cerco di fare con la mia musica. La mia musica è dinamica e il popolo del dancefloor risponde a questa in maniera sempre differente, è una cosa personale. La mia musica non ha nessun messaggio particolare. Si tratta di un collage di suoni che dà vita in ognuno di noi ad una storia differente. Io ci metto le tempere, voi il pennello. Migliori sono i colori, migliore sarà il risultato finale. Unisco tutte le mie tracce in un unico sound. A volta magari non mi fa impazzire come suona una traccia, ma poi nei set tutto cambia, tutto diventa una cosa unica, un unico sound in perenne evoluzione. Per questo motivo spesso creo tracce che se isolate possono sembrar inefficaci… Poi però mixatele e vedrete il risultato: questo è quello che faccio! Io diciamo che creo ogni volta delle storie nuove, storie che si possono seguire in ogni mio set e che cercano di liberare energia. Ma, senza offesa, questa è una storia passata. Ho recentemente pubblicato un doppio nella serie Toolroom Knights. Se sulla RTD ho mostrato come sono in veste di producer, con la Toolroom ho mostrato cosa voglio dal mio esser Deejay, cosa voglio dai miei gig e personalmente son molto soddisfatto. Si tratta di 40 tracce, alcune sono mie esclusive altre di altri artisti; inoltre è pieno di quel sound che adoro: il sound della 1605. Quindi molte tracce vengono proprio da quegli artisti di cui ti parlavo qualche domanda fa; ho creato 8 nuove versioni da 8 tracce di questi nuovi artisti, andando a cambiare un po’ il loro sound, cercando di ricavarne il mio. Questo è quello che faccio anche durante le mie serate.
Cosa ne pensi dell’attuale panorama elettronico sloveno? (Non essere troppo patriottico eheh)
La scena Slovena non è vasta, ma è molto versatile. La cosa più importante è che produce molti talenti e ora abbiamo una nuova generazione di giovani produttori e Dj che stanno spaccando di brutto: Beltek, Ian F, Aneuria, Mike Vale, Daniel GreenX, Tomy DeClerque, F. Sonik, Andrew Tecnica… Ai miei gig il pubblico è sempre numeroso, anche se i miei colleghi si lamentando dicendo che la depressione economica ci ha colpito e che ha portato a serate sempre più vuote. Questa non è necessariamente una cosa negativa, abbiamo costruito la nostra scena dal nulla e l’abbiamo portata avanti in maniera casalinga, per così dire. Negli ultimi anni invece anche i Paesi Bassi e l’Inghilterra stanno cercando di entrar a far parte di tutto ciò. Ora la nostra scena è tornata ad essere nuovamente underground e possiamo sfruttare questa situazione per dar vita ad un nuovo ciclo innovativo!
Ti faccio una domanda un po’ vaga, lasciandoti la possibilità di rispondere da qualsiasi punto di vista tu voglia: ormai sono molti anni che vedi questo mondo evolversi musicalmente, ed è ancora di più che lo vedi cambiare dal punto di vista umano, tecnologico e politico. Cos’è che sta cambiando radicalmente? Dove stiamo andando secondo te?
Il cambiamento più profondo e importante, per quanto riguarda la musica, è stato sicuramente il passaggio dall’analogico al digitale. I fissati dell’analogico e del vinile non condividono questa mia opinione, ma ho lavorato su tutte le piattaforme possibili e mpenso che ormai ci dovremmo convincere che il mondo è digitale, che il digitale è il futuro. La musica, il suono sono profondamente cambiati con l’arrivo di sequencer digitali come Ableton o Reaktor e questo tipo di sviluppo pare non abbia la minima intenzione di fermarsi. Non è solo la musica che si sta evolvendo in questa direzione, bensì tutto il mondo. Ero solito usare più di 40 hardware nel mio studio, macchine che costano decine di migliaia di euro… Ora invece posso fare molto di più con un buon portatile e con il software più recente!
So che non ti piace parlare in termini di “progetti futuri”. Quindi te la metto così: che news ci puoi dare sui progetti che stai seguendo attualmente e che verrano fuori fra qualche mese?
Non so dove hai sentito questa cosa, in realtà mi piace molto parlare di progetti nuovi e futuri invece che guardare sempre al passato.
In ogni caso abbiamo già parlato del Revolution di Carl Cox allo Space di Ibiza e del nuovo doppio sulla Toolroom. Come sempre rilascerò molta nuova musica nei prossimi mesi e posso anche dirvi che sto lavorando ad un album in collaborazione con Beltek; siamo già a metà strada, quindi penso che verrà rilasciato fra circa due mesi. Un altra news incandescente che vi posso dare è questa: stiamo sviluppando l’Umek Live Show! Non posso ancora parlare dei dettagli, ma vi posso garantire che porterà la mia musica ad un livello successivo e trasformerà l’esperienza sul dancefloor!
English version:
Often, when I want to understand how powerful an album really is, I take the car and I leave Rome taking the highway. I put the headphones on and I start to listen to the album in question, guided by the music. Well, probably after doing this with “Responding To Dynamic”, Umek latest album, I will test music on a bicycle, in the middle of countryside. Shortly, after the staggering explosion of “Squeamish Sort”, first track of the album, I was already listening to “Legitimate Priest”: I was at 150 km/h with a car that already at 100 km/h does not guarantee anything. I slowed down and I went back home, mute like a fish, thinking “Shit… This album is a real bomb! And it’s dangerous”. Uroš Umek is one of the DJs who are surfing the current “electronic-wave” with a unique style. Informing myself about his life, I was surprised! A perfect life to write a film (and is not a joke).
Umek was born in Slovenia, Ljubljana, a city that at that time, in order to buy electronic music albums, forced fans like Umek to take busses and to travel for over 500 km through Slovenia. Slovenia, a Country where you really had to have balls to organize rave partys, to create free radios and to start to come out from the crowd. One of those was Umek. He jumped in the most important slovenian clubs and raves and later in festivals and clubs all around the world. He worked on the creation of many labels, up to the early days of 2007, the year of the launch of “1605 Music Therapy”, his own label. The artist always has a very open music policy, he is open to proposals in different genres and initiatives, and this led to collaboration with other world famous DJs such as Carl Cox, Kanzyani, Liebing and many others.
Today, after less than 20 years and over 500 releases since the beginning of his career, the child who ran across the city in the night in order not to drive his mother mad, after a K4 party in Ljubljana, became the emblem of Slovenian techno scene.
Hi, welocome on Soundwal!
What do you remember about your first approach to electronic music? And after this first contact, how did everything evolved?
It all started in my teen years at the high-school dances, where I got intrigued with the work of guys that were in charge of music selection. This was in the beginning of the 90’s and very basic, without beat-matching and real mixing, at the time they still worked with the tape cassette players. But I got hooked up and started exploring what they do: how they select music, where they get the music and in few steps I’ve discovered the world of proper deejaying and how the deejaying should really be done, all about the decks, selection, programming of the evening, mixing and few years later about how music is produced and all about the studio work. It was just the beginning of a long learning process that I’m still in, but it basically all started at the high-school dances.
We can read everywhere that in your youth the K4 was a focal point for your evolution. What symbolize this club for you?
Well, we all probably have teenage stories of sneaking out in the middle of the night, going to the club hoping that parents will never get to know about it. I did that in K4. K4 was the place where I got hooked on electronic dance music and later I also did my baby steps as a deejay there. Although I’ve learned most about the music and electronic dance culture on my own I’ve had some good mentors. Aldo Ivancic, who was behind our pioneering EDM project Borghesia, for example, let me warm up for his gigs at the club K4, which was a cradle of alternative culture in Ljubljana, and is still my favorite venue to perform – though it’s been quite a long time since my last gig at the K4.
To buy your first vinyls and your first equipment, you sold your soul. Do you think this “have it all with an effort” has in some way influenced your music?
In any case it influenced me as an artist. Working in the environment with no proper infrastructure, no media and no information we had to be very resourceful. We had to improvise a lot as the nearest decent records shops to my home were in Munich and Vienna. And we had to learn everything about the music production on our own. We had to built our party scene from the scratch and learn everything about the organization of public events. We were the pioneers of EDM radio, promoter of the scene, artists …everything at the same time. Me personally have come to a point when I had to decide if I want to be a professional basketball player or a professional deejay. I took the chance and worked really hard to get where I am today. Coming from ex-Yugoslavia didn’t help either: I was and sometime still am treated as a deejay from the third world country. For example I already had at least dozen if not two really strong releases out on really good labels before promoters in the west actually started to book me. I even had to challenge my phobia of flying by planes to be able to travel the Europe and the World, which is a necessity in our line of work. So, yes, I know how hard it is to succeed in this business and that’s why I’ve developed a professional working ethics. I’m stubborn, I have my goals and I’m really motivated. That’s probably why I’m so productive in the studio and why I never have creative blocks. I still enjoy doing this as the first time I stepped in the deejay booth and I’m really happy that I can live my teenage dream.
Do you remember the first time you took that bus in order to buy discs in Monaco? How was it?
Actually it was Munich and we were buying vinyl. Yeah, really old school I know. ϑ Sure I remember. I don’t know if you ever gone to a long distance bus trip in the early 90’s, though I am sure your buses already had a decent air condition at the time. Ours stunk. Literarily. There was a smell of cigarettes mixed with BO, without air condition and the seats were really small and packed so for me it was extra uncomfortable as I’m am a two meters giant weighting more than a king-size bed. But, we did everything to get our hands on some new music. I remember the first time when I stepped into the record store with hundreds, thousands of vinyl and I had no clue what I’m looking for and what to do. But those were the pioneering times and now I’m glad we had to go over all this. Our life is much more colorful than if we had everything on the palm of our hands as in the big western cities.
I’ll take this opportunity to ask you something that left me baffled: talking about that famous illegal party near Ljubljana… Did newspapers really write down that cows didn’t give milk anymore due to the volume of your music? Please, tell me how was it… This thing is fantastic!
Isn’t it!? The stupidity of the politicians really doesn’t have any limitations. And ours are no better than yours. ϑ Yes, this actually happened and it was reported in the big national daily newspaper so it can be find in the archives of the national library if nowhere else. This guy, a mayor of this small rural city near Ljubljana was so sure of this that he was saying this publicly in the newspaper.
Ok, stop talking about the past! Let’s talk a bit about recent years: in your life you contributed to the emergence of many labels, but then you decide to create your own one: “1605 Music Therapy”. Why? And why did you choose this date: 1605?
1605 represents the date of my birth, 16th of May and I choose the name for the whole project, the label and the creative networking platform around it, to make it really personal. I had labels before, but none was only mine. This time I’ve made it just for me and to do it my way, without the feeling that I owe it to anyone to take compromises.
The 1605 – Sixteenofive Music Therapy has been created as an incubator, a quite informal and loose platform for sharing ideas, promoting creativity and collaboration among established and new artists. The label is just one segment of that. 1605 includes club events, festivals, exhibitions of design, production challenges, visual and performing arts, ecology and good cause initiatives, its serves as a networking platform, tool to promote creativity … Label is just one part of it. But in the last two years we did a big step forward with the label, too. In December 2010 we already marked our 50th release and we have a wide range or artist producing music for us as well as supporting our releases in the field. I get the biggest kick out from working with new names as they introduce fresh ideas into the music. I’m supporting them by playing and charting their tracks, remixing their releases as well as signing and releasing their music trough my label 1605. My label is not bringing me any extra money, I’m glad if the venture covers it’s expenses by itself, but I really enjoy running it as I can spot and support young talents, musicians as well as visual and performing artists, by running it. My involvement assures them some exposure and gives them opportunity that other major artists might also notice them. I have the role of an editor: I am exposed to a lot of music and I pick out the gems. 1605 is not a business model. It’s not a collective or organization. It’s a statement. It’s the expression of the state of my mind, the mind of artists around me. I’m very personally involved in it and the interactions between all people involved are also very personal. It’s not just how music sounds. It’s also how it’s done, how it should be performed, promoted, consumed. Our main goal is to promote fresh ideas, expose unknown artists and their music and develop the electronic dance music as a culture with all the expressions: music, dance, visual arts … Everybody can be involved but in this platform John Smith is equal to me, Sven, Richie or Carl. We also try to spur the audience to take more active role in consuming music. Music, world, clubbing, my own artistic output … everything has changed a lot in past few years and 1605 reflects this as a unique project.
To make it short: our goal is to expose some artists that can’t get signed by other good labels mostly because they are not getting the deserved attention. That’s quite common situation for the artists from our region, ex-Yugoslavia territories. There’s so much creativity and potential but big artists and labels just don’t notice them. So that’s where we step in and not so rarely release the material that most of the labels would not – but the performance of our releases on charts and Beatport show that that kind of music is in demand. So, we play, chart, remix and release good music from known or totally unknown artists to give them some exposure. 1605 is all about the promotion of good sound.
Do you remember how and where you met Carl Cox? What do you think you learned thanks to this friendship?
It was sometimes in the early 90s when we travelled to some big rave in Bavaria. I’m not sure if it was a tribal gathering or Rave City but it was in the Munich. It was a total coincidence. He was on the bill and I somehow managed to get in the backstage where I met him and spoke to him for the first time. I told him I am a young deejay from Slovenia, though I’m sure he doesn’t remember that, as I was nobody back then. I’ve always respected Carl as a deejay because of his feeling to create this unbelievable energy on the dance floor. I still remember the set from this party and the one at the Mayday when I really danced my ass off. I have so many nice memories from the parties at which he performed so it’s a huge honor to me that we hooked up in the last couple of years and that he supports me. He’s a big man and after all this years he still gives the audience his 100 percent at every gig he does. That’s not just really professional, that’s a true passion for your work. When we talk music it’s like talking to some young artist that so hyped about everything. He really enjoys his work. I’m really happy that he just invited me back to the Revolution Continues summer residency at the Space Ibiza, where I’m going to support him at five parties. I really enjoyed it last year so I can’t wait to be back.
Last year your last album was released. What was the idea behind “Responding To Dynamic”? What was the guideline that you followed (if a guideline there was)?
The title kind of sums what I do with my music. My music is a dynamo and people on the dance floor respond to it differently. Each individual responds to triggers on his or her own. It’s an individual thing. My music doesn’t have some defined message. It’s a collage of sounds to which people create their own story in their minds. I give them colors and they paint their own pictures. The better colors I give them the better and more complex pictures they are able to create. And I mash all this tracks in my own sound. Sometimes I don’t really like how the particular track sounds but it can work really good in the mix so I have to find a way with what and how to blend and edit it to sound really good. This way I create a coherent story form particular tracks that on their own could not work being just played one after the other. In any case, you can get a story from my set. There’s a story, the energy and the power what you get from me any time.
But, no offense, that’s an old story. I’ve recently released the double mix CD in the Toolroom Knights series, which is still very in demand. If on RTD I shown what I do as a producer, the Toolroom compilation represents, what I do as a deejay as I wanted to catch on it the energy from my gigs and I’m actually very satisfied with the result. It’s a mash of 40 tracks, some of my own exclusives, some exclusives from other artists and a nice showcase of the fingerprint 1605 sound created by established and totally unknown artists that I’ve underplayed with eight specially created edits and loops which made the original tracks sound a bit different. And that’s what I’m doing at my live gigs.
What do you think of the actual Slovenian electronic scene? (Do not be too patriotic eheh)
Slovenian scene is small but very versatile. The most important thing is that it produces a lot of talents, and we have a whole new generation of young producers and deejays that are breaking trough: Beltek, Ian F, Aneuria, Mike Vale, Daniel GreenX, Tomy DeClerque, F.Sonik, Andrew Technique… My gigs are always full though the colleagues are complaining that the global recession really hit us and they have less and less bookings and gigs are not well attended. That’s not necessarily only a bad thing. We’ve built our scene from he scratch and it was always domestically run, but in recent years big brands from Netherlands and the UK tried to get involved. Now the scene has gone a bit more underground again and we can use to refresh it a bit and start a new cycle of development.
I ask you a bit vague question, giving you the opportunity to respond from the point of view you prefer: you are seeing from years the world evolving musically, technologically, politically and in terms of human resources. What is changing radically? Where are we going in your opinion?
The greatest change for the music as an art and business it was transition from the analog to the digital. Analog and vinyl freaks will not share this opinion but I tried all possible platforms and I can honestly say that it’s a digital world, which will take us into the future. Music and sound changed a lot since the arrival of digital software sequencers such as Ableton and Reaktor, and the development is the fastest in the field of music software. And it’s not just the music that is becoming more and more dominated by digital technologies – the whole World is evolving this way. I used to have more than 40 hardware machines in my studios each costing up to couple of tens of thousand of euros but I can do much more with only one good laptop packed with the latest software.
I know you do not like to talk in terms of future projects. So I’ll put it in this way: can you give us some news about the projects you’re currently following?
I don’t know where you heard this information as I really enjoy speaking of future and new projects, rather than looking back all the time. In any case, we’ve already mentioned the support on Carl Cox’s the Revolution Continues residency at the Space Ibiza this summer and recently released Toolroom Knight double mixed CD. As always I’ll be releasing a lot of fresh music and remixes in following months and I can also announce that I’m doing a joint-artists album with Beltek. We’re halfway trough, so hopefully it’s going to be released in couple of months. And another hot piece of information: we’re developing the Umek Live Show. I can’t talk details yet, but I can promise it’s going to bring my music and the experience on the dance floor to another level!