Tanto, persino troppo, è stato detto nell’ultima settimana sulla morte di uno degli artisti più importanti di sempre, almeno nel mondo della cultura pop. Siccome non vorremmo aggiungere inutili parole e superflue congettute, ci limitiamo a costruire questa semplice -seppur gustosa- carrellata di b-sides, cover, remix e outtakes del Duca Bianco. Ce lo siamo immaginati come un ipotetito dj-set dal quale potete attingere a piene mani e sfoderare al momento giusto. Ce n’è per tutti i gusti, reggae, soul, hip hop, rock, industrial, e persino del truce romanticismo. Buon ascolto!
The Wally Brothers – The Man Who Sold the World
Apriamo le danze con stile: una cover reggae del classico “The Man Who Sold the World”, datata 1974. La scelta di eliminare il famoso giro di chitarra dell’originale non intacca minimamente l’esecuzione del brano. Ottima floor filler per iniziare il vostro dj set.
Milky Edwards & The Chamberlings – Starman
Milky Edwards, chi era costui? La storia dietro questa carneade sta viaggiando in rete da qualche anno: e che sia un falso o meno non ci è dato sapere. La disputa si baserebbe sul fatto che la cover di Starman (ma anche quelle di “Moonage Daydream” e “Soul Love”) sembra arrivare direttamente dalla Motown del 1968 o da un mix di Tom Moulton, ma a quanto pare la grafica della copertina non può che essere stata generata al computer, cosa impossibile in quegli anni. Seguono infiniti dibattiti.
James Brown – Hot (I Need to be Loved)
Sembra impossibile, ma anche James Brown ha rubato da Bowie, prendendo il riff del brano più funky di Bowie, quel capolavoro di “Fame”. Nelle mani di Brown il brano diventa, ovviamente, un’esplosione d’amore e di sesso. La storia in verità è più complessa: a quanto pare Bowie, durante un’intervista al Dick Cavett Show del 1974, nota Carlos Alomar, un vecchio chitarrista di James Brown, ma soprattutto esegue dal vivo questo brano e si innamora del giro di chiatarra. Da lì il passo è breve, chiede il permesso ad Alomar di poter lavorare sul brano e chiama John Lennon a dargli una mano. Nasce dunque, “Fame”, forse uno dei migliori brani del Duca.
J Dilla – Take Notice
Segue J Dilla con “Take Notice”, nella quale, del Duca Bianco, viene campionata la base di “Soul Love”, da Ziggy Stardust. Non c’è davvero storia, entrambe le canzoni son capolavori assoluti, ed è incredibile come il brano di J Dilla suoni ancora così fresco ed attuale.
Public Enemy – Night of the Living Basehead
“Fame” insieme a “Soul Love” sono i due brani più campionati di Bowie di tutta la sua sterminata discografia. Qui i Public Enemy prendono pochi secondi dalla prima e ci costruiscono sopra una devastante invettiva contro l’abuso di crack e cocaina nella New York degli anni ’80.
David Bowie – Golden years (The Reflex remix)
Niente male questa versione da aperitivo di “Golden Years” ad opera del patinatissimo The Reflex. Decustruisce la potenza funky dell’originale, allungando un po’ il brodo, ma ciò nonostante il risultato è gustoso e fresco.
David Bowie – Real Cool Word (dub version)
Una seconda collaborazione tra David Bowie e Niles Rodger non poteva che produrre una grande traccia, qui nella versione dub. Siamo sui livelli dei remix di Shep Pettibone, dove lo stile è quello della house dei primi anni ’90. Capolavoro.
David Bowie – Sound and Vision (808 State Remix)
In pieno delirio acid, nella Manchester dei primi ’90, gli 808 State ci regalano questo splendido remix sulla scia di Happy Mondays e compagnia danzante – echi di rave nei boschi in un mood splendidamente hippie!
David Bowie – Rebel Rebel (Soulwax remix)
Impossibile non includere questo anthem degli anni 2000 in questo mini dj set su Bowie. L’abbiamo ballata, cantata, adorata per anni, è stato uno dei remix più suonati del Duca e un vero proprio simbolo del fenomeno 2 Many Djs/Soulwax.
David Bowie – Spaceboy (Pet Shop Boys Extended Mix)
Tre grandi artisti, Bowie, Pet Shop Boys e l’immancabile Brian Eno, non possono che produrre qualcosa di meraviglioso come questa “Spaceboy”. L’anomalia del brano è che riesce a suonare passè e futuribile allo stesso tempo, come quelle iconografie russe della caccia allo spazio durante la guerra fredda. É come un buco nero, entro il quale il nostro Spaceboy vive passato, presente e futuro nello stesso istante.
David Bowie – You’ve Been Around (Dangers 12′ Remix)
Cambiamo direzione musicale con questa versione oscura del classico dei Tin Machine, progetto parallelo del Bowie più elettrico. Il brano è del ’93, e già all’epoca sembrava uscito da una compilation della Ninja Tune o della Mo’ Wax. In fatto di stile, Bowie non ha mai lasciato alcun dubbio.
David Bowie – Hearts Filthy Lesson (Trent Reznor Remix)
La liaison artistica tra Trent Reznor e David Bowie è durata per parecchi anni, e tra la fine dei ’90 e i primi 2000 ha prodotto alcuni brani -complice al solito quel genio di Brian Eno- che vanno segnalati. Questo remix ad opera di Reznor non fa che evidenziare i tratti più industriali del brano di Bowie, tratto del disco “1.Outside” del 1995.
James Murphy – Golden Years
E dopo questi suoni aggressivi, ci sposiamo verso lidi più dolci, con un James Murphy che coverizza “Golden Years” per la colonna sonora del film “While We’re Young”.
Seu Jorge – Changes
Dal classicissimo film di Wes Anderson “Le Avventure Acquatiche di Steve Zissou”, le versioni brasiliani delle migliori canzoni di Bowie eseguite dalla splendida voce di Seu Jorge. Lo stesso Bowie una volta disse che le cover di Seu Jorge aggiungevano una nuova bellezza ai suoi brani, lodandone l’operato e l’esecuzione.
David Bowie – Love is Lost (Hello Steve Reich, James Murphy Remix)
Che Bowie sia stata una delle principali influenze di Murphy era ben chiaro sin dai tempi del secondo LP degli LCD Soundsystem “Sound of Silver”, influenza per altro squadernata con “All I Want” quasi tributo ad “Heroes”. Qui Murphy trasforma “Love is Lost” in un viaggio Reichiano verso lo spazio profondo, citando anche Brian Eno e Robert Fripp -due delle principali spalle sulle quali Bowie ha consolidato la propria carriera.
Beck – Sound and Vision
Chiudiamo con questa versione corale di “Sound and Vision” in cui Beck canta accompagnato da un’orchestra composta da più di centocinquanta elementi. Un modo un po’ sdolcinato di terminare un dj set forse, ma questo è il momento in cui tutti si abbracciano ubriachi e cantano a scuarciagola “ooooh sound and visionnnnn”. Goodbye David!