Yellow Lounge è un progetto figlio di Deutsche Grammophon / Universal Classic (quindi parliamo di quattro quarti di nobiltà) che mescola club culture con musica classica, DJ con compositori: un modo differente di approcciarsi alla musica classica, osservandola da un punto di vista inusuale e facendola interagire con universi sonori in teoria opposti. Nell’ambito di tutto ciò, una settimana fa nei suggestivi locali berlinesi della Funkhaus (ex sede della Rundfunk der DDR, ovvero la radio pubblica della Repubblica Democratica Tedesca), in quella che senza dubbio è la sua sala più bella, la Großer Sendsaal 1, un anfiteatro in legno con un enorme organo che prende una intera parete della sala, si sono esibiti Víkingur Ólafsson e, udite udite, i Tale Of Us.
Víkingur Ólafsson, giovane e talentuoso pianista, ha debuttato recentemente in Deutsche Grammophon con una selezione di composizioni di Philip Glass: selezione che ha portato sul palco della Funkhaus, accompagnato visivamente dalle proiezioni di H.M.M. – Human Made Minerals – un progetto di Pfadfinderei, una serie di video che esplora la bellezza dei confini tra rocce naturali e artificiali.
Uno spettacolo acclamato dal pubblico anche grazie alla presenza coinvolgente del pianista, rivelatosi un ottimo anchormen di se stesso. Altrettanto non si può dire della seconda parte, arrivata dopo una lunga pausa, in un orario pericoloso (…si sfiorava la mezzanotte, in un martedì dove il ritorno dalla zona di Plänterwald verso la città si faceva difficoltoso), in un momento quindi dove l’attenzione era già ampiamente scesa.
I Tale of Us, con un set up composto da tre tastiere, un sintetizzatore e un mixer, hanno dato il via ad un live che è durato poco più di una ventina di minuti, interessante ma non completamente appagante. La musica, già di suo non del tutto coinvolgente, veniva tra l’altro spesso e volentieri messa in secondo piano dai video di Quayola, artista digitale italiano di base a Londra: visuals fanno parte di una serie intitolata “Jardin d’été”, una serie di filmati di fiori selvatici che si trasformano in dipinti impressionisti per poi trasfigurarsi in macchie di colore e riprendere ancora la loro forma originale. Un progetto artistico non legato direttamente a Tale Of Us, ma che trova posto anche sulla copertina di “Endless”, il lavoro del duo di imminente uscita che mescola ambient, musica neo-classica ed elettronica presentato proprio per l’occasione qui alla Yellow Lounge.
Insomma, tornando al loro set: una mezz’ora scarsa in cui si ha la sensazione che il duo italiano potesse fare di più in questi minuti a loro disposizione, minuti che sono sembrati l’intro di qualcosa che non arrivava mai. A dire il vero, sono stati anche sfortunati per lo slot di tempo a loro disposizione (molto tardo, come si diceva) e per il brusio creatosi in sala, dove il cultore della classica abbandonava il proprio posto per disinteresse e i fan dei Tale Of Us non capivano che stesse succedendo, aspettandosi un set da Panorama Bar. Insomma, una prestazione un po’ sfortunata, sotto vari punti di vista, anche se in teoria le premesse erano ottime (Berlino, un contesto di pregio, visuals di qualità). “Endless” esce il 31 marzo: ci saranno di sicuro occasioni per riscattarsi.