Era circa un annetto fa o poco più che Valerie Etienne sul suo profilo Instagram in una conversazione diceva che no, non c’era nessun segnale di un ritorno dei Galliano. Beh: le cose devono essere cambiate parecchio, in poco tempo. Perché uno dei gruppi seminali per chiunque ami l’acid jazz – come musica, ma anche e soprattutto come attitudine – ovvero quei Galliano fondati da Rob Gallagher aka Earl Zinger aka Roberto Galliano aka qualche altra cosa, stanno per tornare. Sì. Stanno per tornare.
Molti di voi diranno “Chi?, “Embé?“. Ok. Vi capiamo. Ma credeteci, c’è un piccolo zoccolo duro che a sentire questa cosa avrà un colpo al cuore. Prima di tutto il manifesto intercettato sulla pagina Facebook di Dominic “Ski” Oakenfull, tastierista storico della band (colui che sostituì ben presto il leggendario Mick Talbot, che fuoriuscito dagli Style Council per un paio d’anni si buttò proprio sulla nascente e carbonara scena acid jazz):
Secondo di tutto, bisogna però dire che il primo “bengala nella notte” era stato lanciato all’annuncio della line up di We Out Here, il festival “bucolico” ed agostano a trazione Gilles Peterson (line up da lacrime agli occhi, come bellezza: è un po’ tanto complicato e costoso parteciparci, ma…). Consumando un po’ gli occhi a scorrere gli artisti in programma, ci si accorgeva che già lì i Galliano erano annunciati, sì, accidenti, c’erano. Incredibile.
Perché tanta esaltazione? Ma è perché da oltre venticinque anni, tolto un concerto di beneficenza in acustico una decina d’anni fa, che i Galliano non esistono più. Destino cinico e baro: quello che è il loro album migliore, “Four”, 1996, autentico ca-po-la-vo-ro, finirà vittima di una faglia all’interno delle major (la Polydor, che era sotto Universal, aveva rilevato al Talkin’ Loud, la storica etichetta dei Galliano, ma di lì a poco la Universal decise di far “morire” la Polydor). Il disco non venne promosso con convinzione, uscì quando già di dischi se ne iniziavano a comprare meno (ma si dava la colpa agli artisti per questo, non al download o alle major stesse…), insomma, venne visto come un flop. E i Galliano, furono considerati un investimento non redditizio, venendo così scaricati (…con un biglietto d’addio strepitoso, il “Live At Liquid Room (Tokyo)” uscito nel 1997), un po’ come tutte le acquisizioni recenti della Polydor.
Un buco nero discografico che dura tutt’oggi: nessuno dei due dischi sopracitati è per ora disponibile sulle piattaforme di streaming, vittime di un tira-e-molla sulla proprietà e sull’uso dei diritti. Per fortuna su YouTube qualcosa si trova, ad esempio sentite qua che roba (…la venture più “futuristica” dei Galliano, con una parte vocale di Valerie Etienne semplicemente da brividi):
A questo aggiungiamo che Gallagher si è troppo intrippato nel ruolo di sperimentatore/narratore inclassficabile (è una colpa?), e non ha mai cavalcato o capito bene il mondo dei social nel nuovo millennio (di nuovo, è una colpa?), col risultato concreto che anche dischi strepitosi a nome Two Banks Of Four – il suo successivo sodalizio con Demus, già co-artefice del miracolo Young Disciples, e con Valerie – non vennero mai filati. L’attenzione dell’audience “gentrificata” era altrove. Rob si era specializzato a fare le cose giuste al momento sbagliato, o senza l’astuzia giusta per “venderle”; e scorato, si era messo a fare un po’ l’MC per Gilles Peterson un po’ qualche progetto cazzone a tempo perso. Valerie, dal canto suo, per anni è stata corista nei Jamiroquai in versione live (…ricordatevi: c’era un momento in cui i Galliano erano i maestri e i Jamiroquai gli allievi, nei primissimi anni ’90).
SCARICA ED ASCOLTA IN ALTA QUALITÀ “JUNKYARD GODS”, CAPOLAVORO DIMENTICATO
Vabbé, in sintesi: è una cosa molto personale ma, cazzo, a dirvela senza filtri, siamo emozionati come bambini. I Galliano, per chi ha avuto modo di “incontrarli” soprattutto live nella prima metà degli anni ’90, sono stati semplicemente una epifania. Una mistura di rap, soul, cool jazz, funk, di testi conscious e presabbene sensazionale. La dimostrazione insomma che dal pace&amore dei dancefloor poteva nascere anche qualcosa con degli strumenti, con un’anima, con una cultura musicale reale capace di unire passato, presente, futuro, non esistevano solo cassa in quattro e quant’altro. Per un certo periodo ne restarono folgorati pure in tanti, eh, non è stata solo una cosa di ultranicchia nei suoi momenti migliori. Ecco infatti uno strepitoso documento postato dallo stesso Ski Oakenfull:
Insomma. Se chiedete a noi, i Galliano sono stati una delle cose più belle mai successe alla club culture, pur non avendone mai fatto parte organicamente. Fare festa ma con conoscenza musicale immensa, musica urbana ma con un’anima umana: questo ora. Il fatto che il mondo li avesse “dimenticati” con la seconda metà degli anni ’90, passando ad altre mode e/o altre mini-rivoluzioni, era motivo di enorme tristezza e scazzo. Magari continuerà a non cagarli, il mondo. Ma accidenti, ritrovarli su un palco a distanza di anni, anzi, decenni, è credeteci un colpo al cuore.