Prima che un autentico innovatore del pianismo contemporaneo, l’ucraino Lubomyr Melnyk è un mistico della musica. Il suo peculiare linguaggio pianistico, sviluppato in quaranta anni di carriera (il disco d’esordio è del 1979) e formalizzato nella famosa Continuous Music (per la quale è accreditato come inventore), crea onde di note rapidissime, un magico flusso perpetuo ai confini tra percezione melodica e viaggio immaginifico; un incanto sonoro misterioso dalla limpida dimensione ascetica, laica e fortemente sperimentale. Con quella corrente di suono costante e continua, Melnyk crea tessiture di note scattanti e complesse, grazie a una perizia tecnica che diventa virtuosismo (è riconosciuto uno dei pianisti più veloci al mondo). Come capita spesso per i geni, l’attenzione del pubblico internazionale è arrivata tardiva. Volendo rintracciare una data potremmo stabilirla tra il 2012, con l’uscita dell’album “Windmills” per l’etichetta Hinterzimmer, e il 2013 di “Corollaries”, il suo lavoro più importante per l’inglese Erased Tapes, prodotto da Peter Broderick con la collaborazione di Nils Frahm e Martyn Heyne. La definitiva consacrazione arriva a fine 2015 con “Rivers And Streams”. Un omaggio alla bellezza della natura, meno minimalista e più melodico rispetto ai lavori precedenti, prodotto da Robert Raths e Jamie Perera. Il successo riscosso con queste uscite lo conduce, nel 2016, ad un contratto con la prestigiosa Sony Classical per il nuovo album “Illirion”, portato in tour in alcuni tra i più prestigiosi festival europei e in spazi d’eccezione, tra cui l’Auditori Rockelux di Barcellona durante il Primavera Sound, la Boiler Room x St. John’s a Londra e Admiralspalast a Berlino.
Questa intervista nasce per introdurre il prossimo concerto di Lubomyr Melnyk che avrà come scenario il meraviglioso Parco delle Grotte di Putignano e come occasione la quinta edizione di Sparks Festival, venerdì 20 luglio, in un programma che prevede i live di altri artisti della Erased Tape come Hatis Noit, Douglas Dare e Rival Consoles.
Come suona la tua infanzia? Quando hai cominciato a comporre?
Ho cominciato a comporre musica all’età di cinque anni, sul piano che avevamo a casa.
Anche se la mia famiglia era molto povera, mia madre e mia sorella avevano una grande dimestichezza con la musica ed erano riuscite, in qualche modo, ad ottenere un piano da qualcuno. È stato qualcosa di magico e meraviglioso avere lì questo vecchio piano. Lo ricordo ancora benissimo. Era un Minor. La mia infanzia è stata, semplicemente, meravigliosa. Di quel tempo straordinario conservo solo bellissimi ricordi.
La fine degli anni Settanta segna un momento decisivo nella tua carriera, grazie alle prime registrazioni discografiche e, soprattutto, alla collaborazione con la coreografa Carolyn Carson. Conservi qualche memoria speciale di quel periodo?
Certamente: soprattutto un ricordo mi torna in mente. Ero a Parigi e stavo per essere arrestato da un poliziotto perché, correndo in bicicletta, ero passato col rosso. Uno dei meravigliosi ballerini della compagnia di Carolyn si trovava lì per caso (già questa coincidenza ha del meraviglioso). È corso incontro al gendarme e gli ha detto che io ero “un compositore folle con la testa costantemente tra le nuvole”. La trovo una bella definizione. Nonostante il poliziotto mi fosse corso dietro per un bel tratto si convinse a lasciarmi andare. Per fortuna!
Puoi spiegarci cosa è la Continuous Music dal tuo punto di vista?
La Continuous Music è un universo profondo e un’esistenza multi-dimensionale. È qualcosa che trascende tutto il tempo e lo spazio. Cosa altro potrei dire?
Ok, forse potrei aggiungere che trasforma l’atto di suonare il piano in una gioia suprema. E, se ci penso, non è affatto la musica ad essere piena di gioia. Anzi, di fatto, la musica mi fa piangere, delle volte. È il piacere di suonare il piano ad essere enorme. È come essere in paradiso… realmente.
La Continuous Music è ancora la tua sfida compositiva principale?
La Continuous Music è il linguaggio che parlo. Mi pare sia già abbastanza conoscere questo linguaggio. Trovo che sia, esso stesso, il linguaggio del piano, e nessun pianista potrebbe chiedere di più che parlare la lingua del piano!
Trovo ci siano delle interessanti relazioni tra la Continuous Music e alcuni ambiti della musica elettronica sperimentale. Che ne pensi?
Trovo che da certi punti di vista sia un’osservazione giusta. Entrambi gli ambiti hanno un carattere di continuità. Detto questo, però, io suono la mia musica con le mani. La musica elettronica è raramente suonata, se si esclude il fatto di ruotare qualche manopola. Lo scorso giungo però, a Torino, mi è capitato di assistere alla performance di due straordinari musicisti che suonavano muovendo liberamente le loro mani nell’aria. Come se fossero dei ballerini che producevano musica con i soli movimenti dei loro corpi… È stato qualcosa di meraviglioso a cui assistere, straordinariamente vivido!
Trovo che la Continuous Music abbia un carattere trascendente che invita ad uno stato di coscienza superiore. C’è qualche componente mistica nel tuo approccio alla musica?
Tutto in questa musica è abbastanza mistico ma anche sufficientemente ordinario. Nessuna delle sue note può essere suonata senza che il corpo e la mente abbiano raggiunto un nuovo e meraviglioso livello di coscienza e vitalità. Questa musica è il mio corpo e il mio corpo è questa musica.
Improvvisazione e composizione: come bilanci questi due elementi?
L’improvvisazione ha una piccola parte nel mio lavoro. Piccola ma rilevante. La maggior parte di ciò che suono in un concerto è una composizione scritta. Poi, però, accade che, a seconda del suono del piano sul quale sto muovendo le mie mani, cambino dei piccoli elementi. E, in più, entra in gioco l’elemento del “tempo”. Ogni corda vive una dimensione continua nel tempo, quindi io suono il tempo come suono il piano. Nel fare questo mi capita di aggiungere piccole parti improvvisate alla base di ciò che ho già scritto e che sto eseguendo.
Recentemente la musica contemporanea sta raggiungendo l’attenzione di una audience più ampia attraverso il moltiplicarsi delle live performances, tra festival ed eventi musicali di varia natura. In quale modo la tua attività performativa è legata alle tue modalità compositive?
Le performance live sono decisamente più interessanti e belle delle semplici sessioni di ascolto. L’immersone nell’ascolto di un disco può portarci in luoghi meravigliosi e generare pensieri straordinari, ovunque e in qualsiasi istante. Nessuna registrazione, per quanto accurata, può restituire integralmente il suono di un vero piano. E nessuno, in casa, ha a disposizione un impianto tanto buono quanto quello che si trova in molti concerti. A queste considerazioni bisogna aggiungere che l’esecuzione live della Continuous Music è qualcosa di davvero speciale. Il pianista deve essere in grado di trarre energia dal pubblico in una modalità molto differente da quella di una semplice esecuzione concertistica. La Continuous Music è una forza che ti conduce nella quarta dimensione, quindi essere presenti di persona è importante.
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Lubomyr Melnyk is one of the most extraordinary pianists and composers of our day. He has been called The Prophet Of The Piano because of his life-long devotion to the piano, and to his work in extending the technique of playing it. In the mid-1970s, while living in Paris, he created Continuous Music – a totally new “language” for the piano, one that requires amazing technical abilities that use the full natural voice of the piano. He has definitely pushed the boundaries of piano playing to new heights. One can recognize immediately that this music is founded in the traditional Classical piano technique – with reminiscences of Liszt and Brahms – but it also introduced many influences from Eastern philosophy, as well as minimal music, combining these into a wonderful mixture of modern romantic harmonies and melodies. Using his extraordinary piano abilities to generate over 19.5 notes per second in each hand, he is the fastest pianist ever recorded. Since the early 1970s he has produced an astonishing oeuvre of more than 120 works, most for solo or double piano, and has blazed wholly new paths in contemporary music. As he states himself: “The piano is my life … and my breath!” Lubomyr Melnyk has thrilled audiences throughout the world with his remarkable piano abilities. The New York magazine Village Voice included Melnyk`s first recording, -KMH-, among its “Ten albums to hear before you die”. Lubomyr Melnyk is of Ukrainian origin. He studied piano privately and received his Concert Level Piano Diploma at the age of 16. He studied Philosophy and Latin in university, before devoting his life to the piano. He developed Continuous Music in the early 1970-s while working with the famous dancer and choreographer Carolyn Carlson at the Paris Opera.
This is a special interview we did with him looking forward his concert for the fifth edition of Sparks Festival in Putignano, where he will be the main guest on friday july 20th.
How do your childhood sounds like? When did you start composing?
I started to compose music at the age of 5, on our piano at home. Even though my family was very poor, my mother and her sister were very musical and had gotten a piano from someone. It was wonderful to have this old piano there. I can still remember the piece. It was in A Minor. My childhood was wonderful. Only beautiful memories of beautiful times.
Piano and poverty in the 70’s, when you use to work with Carolyn Carson. Please, tell us some memories from that incisive moment in your work.
Well… once I was saved from being arrested by a Paris gendarme for bicycling through a red light…one of the wonderful and kind dancers from Carolyn’s class just happened to be there (just this was amazing!) and ran up and told him that I was “a crazy composer and my mind was always in the clouds…“. So he let me go. He had run after me so hard…and still, he let me go. Thank Heaven!
Can you explain a little bit what continuous music is from your side?
Continuous Music is deep universe and multi-dimensional existence. It transcends all time and all space. What more can I say?
Well, perhaps I should add that it makes playing the piano a Supreme Joy. It is not the music that is so full of joy, in fact, the music makes me cry sometimes…but the pleasure of playing the piano is enormous. It is like being in Heaven…really.
Is still Continuous Music your main compositional challenge?
Continuous Music is the language I speak. It is quite enough to know this language, because it is the language of the piano, and no pianist can ask for more than to speak with the language of the piano!
I think there’s a strong relationship between continuous music and some kinds of experimental electronic music. What you think about it?
To some extent, yes! Both have a Continuous character. But then, my music is played with my hands. The electronic music is rarely played except by slowly turning a knob but I did see just now in June, at Torino, Italy, a coupld of fantastic electronic wizards who in fact played the music using their hands in motion, just in the air. Like dancers making music with their bodies… It was wonderful to see and wonderfully alive!
For me Continuous Music is a transcendent music that invite me to a higher state of consciousness. What you can say about that? Any mystical ingredients in your approach to music?
Everything about this music is quiet mystical and also quite ordinary. The actual noptes can not be played unless the body and the mind have attained a new and wonderful level of life and consciousness. This music is my body, and my body is this music.
Improvisation and composition: how do you find the balance between these two elements?
Improvisation has a small part in my work. A small part, but important one. Most of what I play in concert is a fixed composition, but all of them have some small elements from time to time where I might change things according to the sound of that particular piano. And there is also the element of Time. Each Chord Continuum lives in Time, and so I play with Time as I play the piano. And I must add too that often improvisational things form the basis of my written works.
Recently contemporary compositions is reaching the attention of a wider audience through more live performances, festivals and music programs. Please, let us know something about your idea of live performance and how it’s connected with your way of composing.
Live performances are definitely more interested and more beautiful than listening to recordings. Although, really, listening to recordings can definitely bring us to wonderful places and wonderful thoughts, anywhere and anytime. But the live performance of Continuous Music is very special because no recording can match the sound of a real piano! And no one has a sound system so good like the ones found in many venues and concert places. And also, especially with Continuous Music playing, the living pianist is a force that reaches out far into the audience. Playing Continuous Music is quite different from regular “tune playing” as pianists normally do. Continuous Music is a force that reaches into the Fourth Dimension, so being there in person, is important.