Evento riuscito alla grande, irripetibile, come gli anni che si festeggiano una sola volta all’anno e che non sono mai due volte uguali. Ma voler credere di non poter rivivere una serata come quella appena trascorsa in quell’ormai tanto osannato Rivolta PVC, fucina di nuove leve nonché promotore della vera musica elettronica (vedi serate Altavoz di imminente riapertura), è difficile da credere. Anzi, si spera fortemente il contrario. Serate come questa, talvolta, non sono solo da ricordare dall’ospite famoso, beniamino ed idolo del fortunato spettatore, ma ci rimangono impresse nella mente per l’enorme quantità di persone che riescono a muovere (prima, dopo e durante l’evento) che ti portano a dire con orgoglio “c’ero anch’io!”. Da lì capisci che, volente o nolente, nell’aria c’è qualcosa di elettrizzante pronto a scatenarsi. Un applauso pronto a scrosciare. 5000 erano le persone attese: tante, forse troppe, ma comunque in un numero tale da costringere gli organizzatori dell’evento a spostare l’orario di ingresso sempre prima sino a raggiungere la punta minima delle ore 20:00. Lo scopo? Riuscire a gestire meglio i flussi che altrimenti si sarebbero riversati tutti in una sola volta: un’onda di piena difficile da placare. Soluzione, questa, poco credibile e di difficile realizzazione, anche perchè, diciamocela, chi raggiunge il locale a quell’ora? La scelta forzata di mettere le prevendite ha scaturito un allarmismo paragonabile solo all’imminenza di una catastrofe nucleare, e si è sparso a macchia d’olio attraverso social networks e passaparola in brevissimo tempo, sospinto dalla voce preoccupata e roca di chi vuol sapere se di biglietti ce ne siano ancora a disposizione. Allarmismo infondato, visto che di possibilità per l’ingresso ce ne erano ancora a sufficienza sino a poco prima dell’inizio dell’evento, ma si sa, questo è indicatore di come la serata sia fortemente sentita e di come l’ospite sia tanto voluto. Sir Bob Cornelius Rifo aka The Bloody Beetroots, ritenuto uno dei più quotati personaggi italiani nel mondo dell’elettronica ed in particolare dell’electro house e dance punk, ormai vero fenomeno di cultura per questa corrente musicale al limite della filosofia con la sua Church Of Noise, è il vero fautore dell’unicità dell’evento, da una parte perché non si vedranno altre sue rappresentazioni sino al 2013 in Italia, e dall’altra perché il compimento dei suoi 34 anni d’età ne rappresentavano la ciliegina sulla torta, una sorta di garanzia alla bella riuscita della serata. Le fatiche sono state equamente suddivise assieme al compagno d’avventura di sempre Tommy Tea, immancabile figura tanto che al nome The Bloody Beetroots si associa il duo e non il dj singolo.
Come consono la rappresentazione live non si è limitata alla sola zona della consolle, che per l’occasione è stata rialzata per permettere l’inserimento di luci supplementari ed in particolare all’enorme insegna luminosa del nome del gruppo, ma si è dilatato sino in prossimità del pubblico che diventa parte integrante dello spettacolo, che interagisce nelle canzoni come solo in un concerto di musica rock. Questa peculiarità del duo, che fa un uso smodato di attrezzatura proveniente dal mondo della musica strumentale, come microfoni e tastiere supplementari, si deve al fatto che il duo risente molto delle rappresentazioni e delle influenze più prettamente live della Death Crew 77, ulteriore progetto di vera a propria musica electro rock e di punk sperimentale. L’hangar è stato infiammato dai successi di “Cornelius” e “Warp”, e come consono per il gruppo, da remix di canzoni quali “You Make Me Wanna Shout”, che piacciono poichè sempre inaspettate.
La riuscita della serata conferma le aspettative di organizzatori e spettatori, veri e propri fautori dello spettacolo, nonché accerta l’estrema poliedrica bravura di uno degli artisti più osannati del momento.
pics by walter scarpa.