Un nuovo club a Milano: ed è pure un club che, per il formato che si è scelto e l’attitudine che si porta dietro, potrebbe diventare un punto di riferimento ed un esempio molto, molto significativo. Poi chiaro, certezze non ce ne sono, ed ogni esperimento imprenditoriale si porta dietro la sua dose di incertezza. In più sono anni che dobbiamo vivere in mezzo alla “crisi del clubbing”, da anni sono più quelli che chiudono che quelli che aprono, in tutta Italia, e l’attenzione delle persone sembra essersi spostata molto di più sui festival. A noi comunque piace essere ottimisti. Siamo infatti convinti di due cose: chi è rimasto sul campo dopo il grande freddo della pandemia è comunque chi ha spalle larghe, esperienze e know how; e, tra convinzione, passerà anche questa euforia spasmodica verso i festival e i grandi eventi come “luogo d’elezione” per ballare, per tornare invece ad assaporare ed apprezzare la bellezza di ritrovare una “tana”, un posto dove rifugiarsi ogni settimana – se non ancora più spesso – sapendo di trovare un certo tipo di vibrazioni, di atmosfere, di suoni tutte rese ancora più forti ed intense dalla consuetudine, dal fatto di (ri)trovare il gusto di una frequentazione continua ed assidua.
Certo, bisogna saper essere freschi, competenti, attrattivi e sintonizzati coi tempi. Tutto questo di sicuro non manca ad Arca: questo il nome della nuova presenza che si mette sulla mappa all’ombra della Madonnina. Una cosa ci piace molto: dietro ci stanno persone del mestiere (elementi del Circolo Magnolia da un lato, di Fred / Take It Easy dall’altro), persone che invece di farsi la guerra e guardarsi in cagnesco hanno deciso di collaborare senza per questo rinunciare alle proprie “creature” originarie. Questo è lo spirito che ha reso Milano una delle migliori città a livello di offerta di clubbing più o meno dal 2010 in poi: quando si è smesso di farsi la guerra e/o di stare ognuno per i fatti propri, e si sono unite un sacco di forze per dare vita a qualcosa di nuovo, di vitale, di contemporaneo e sintonizzato con le best practice europee, non più solo sull’onda lunga della “discoteca house, divanetti, sciabolate & champagne” dei periodi precedenti (un modello ancora molto, molto, molto diffuso in Italia: siamo sicuri sia quello giusto per affrontare il nuovo millennio?).
Eccolo, Arca. Continua sotto.
E qui arriviamo all’altra cosa che ci piace di Arca: abbiamo già avuto modo di sperimentarlo di prima mano durante una serie di serate che hanno fatto da pre-apertura (nello specifico, quella col sempre bravissimo KiNK), e abbiamo notato tutto che l’intero progetto sia per sapore architettonico che soprattutto come concept sia molto ma molto “europeo”. Parlando infatti con una delle persone coinvolte nei progetto, Lorenzo “Rubi” Rubino del Circolo Magnolia, è venuto fuori questo:
“Perché abbiamo aperto? Questa è una bellissima domanda! il “perché” in senso letterale – personalmente – non credo possa esistere in una sola risposta. Diciamo che più che una base da cui partire c’è un obiettivo a cui arrivare e quell’obiettivo è aprire nella città di Milano un nuovo spazio polifunzionale che sia il connubio di un cocktail bar & bistrot, di un club che possa essere teatro di concerti, serate, eventi, congressi e workshop di varia natura, di uno spazio espositivo che mira a diventare un luogo di incontro di più proposte culturali. “Arca”: mai nome ci è parso più indicato per rappresentare in una parola sola quello che abbiamo in mente di creare, poiché questo progetto d’impresa nasce con lo scopo di dare vita ad un nuovo punto di riferimento in un quartiere della città di Milano che ancora non ha pienamente trovato l’apice del suo sviluppo. Ci teniamo a precisare che Arca non vuole essere composto da tre compartimenti stagni – bistrot · club · spazio espositivo – ma vogliamo immaginarlo proprio come un unico essere, uno spazio monolitico, in cui tre realtà possano convivere sinergicamente”.
Il discorso poi si approfondisce ulteriormente così: “La prospettiva è come dicevo crescere assieme al quartiere che ci ospita, e le modalità con cui vogliamo farlo sono quelle che meglio ci rappresentano e ci appartengono. Ovvero, offrire uno spazio a tutto tondo che non viva di compartimenti stagni ma piuttosto di socialità, di inclusività e che promuova senza discriminazioni di sorta un modello culturale che passi attraverso il cibo, l’arte e la musica. Perché “cultura“, soprattutto nella città di Milano, ha molti significati: concerti, mostre, design e fashion. Per questa ragione quando abbiamo visto lo spazio e le sue potenzialità abbiamo pensato a tutti i modi in cui diverse forme di arte e cultura potessero convivere, mantenendo ciascuna la propria unicità. Con questo obiettivo, e con il pensiero di fondo che cultura e dialogo siano due facce della stessa medaglia, abbiamo pensato di dar vita a una permanente galleria temporanea, in grado di coinvolgere ogni idea e pensiero artistico”. Andare insomma oltre il “solito club”, dialogando con la città, dialogano con le arti. Qualcosa che in Centro e Nord Europa è già da tempo abitudine. Mentre in Italia siamo ancora alle discoteche spostate in periferia in mezzo ai capannoni industriali, per non dare troppo fastidio alla gente.
L’area bistrot. Continua sotto.
Domani, domenica 22 gennaio 2023, a partire dalle 16:30, c’è l’inaugurazione ufficiale di Arca. Se siete a zonzo per Milano, passate. L’indirizzo, è Via Rimini 38 (non lontano dalla metro Famagosta). Troverete un evento speciale che unirà musica, arte e food grazie al suo bistrot interno. Nell’area espositiva si terrà la mostra “Il Rifugio Dei Corpi” con gli artisti Edoardo Manzoni, Federica Balconi, Lucrezia Costa, Mauro Serra, Silvia Ontario e Stefano Ferrari curata da Giorgia Massari e Sara Parolini. La musica ambient di Insecurity Syndrome farà da colonna sonora alle sale del club mentre, durante la giornata nell’area bistrot, si alterneranno in consolle Gigi Masin, Abstract, AnnaMolly Soundsystem, Blinky, Bulma Brief, Giacomo Fiorani, Lovin’Duo, Mael, Ponee, VirgiNou. Già così, è una dichiarazione d’intenti di classe e stile.