Pensatela come volete, politicamente, ma il dato di fatto è che le persone ritratte sopra – a partire dall’uomo politico che si fa fare dei selfie impugnando uno smartphone non suo – hanno tutte commesso un reato, allo stato delle leggi e dei provvedimenti in atto per il giorno 2 giugno (e, in realtà, anche allo stato delle leggi e dei provvedimenti validi oggi e nei giorni successivi, fino a nuove modifiche).
Un reato con sanzione amministrativa – scegliendo la pena più leggera – di 400 euro circa. Ora: a multare tutti, come sarebbe giusto, si avrebbe spanne quasi mezzo milione di euro; magari mettendo poi nel mazzo anche i gentiluomini e gentildonne in gilet arancione che hanno manifestato il loro dissenso a Milano qualche giorno prima, il mezzo milione si supera pure, agevolmente. Una cifra importante, insomma.
(Il corteo di ieri 2 giugno e, più sotto, una immagine dei gilet arancioni in Piazza Duomo a Milano; continua sotto)
Una cifra che sarebbe giusto non solo riscuotere, a norma di legge, ma magari pure andare a sistemarla in un fondo di emergenza e di aiuto per tutti quei lavoratori dello spettacolo, della cultura e degli eventi che per obbligo legislativo (lo ripetiamo: obbligo legislativo) sono stati impossibilitati a lavorare nei giorni in cui questi due assembramenti erano in atto, assembramenti evidentemente tollerati dalle forze dell’ordine; e in realtà, impossibilitati lo sono ormai da inizio marzo. Una filiera discretamente vasta, quella dello spettacolo, della cultura e degli eventi, così vasta che con mezzo milione di euro non riesce certo a curare in modo serio i danni che i singoli stanno affrontando e che ancora di più affronteranno nei prossimi mesi. Sarebbe una goccia nell’oceano. Ma pur sempre, si tratta di mezzo milione e passa di euro.
Sarebbe insomma comunque un contributo apprezzato. Anche in segno di rispetto e gratitudine verso tutta quella serie di lavoratrici e lavoratori che, senza la minima lamentela, senza il minimo complottismo anarchico e senza creare il minimo disordine sociale, hanno accettato tutti i provvedimenti messi in atto, rispettandoli coscienziosamente dal giorno uno (anzi: in qualche caso anche prima che entrassero in campo i provvedimenti restrittivi, pensa te).
Il principio è semplice: tutti i soldi incamerati tramite le sanzioni effettuate verso chi non ha rispettato e non rispetta i blocchi e i distanziamenti decisi per via legislativa andrebbero dirottati su un fondo specifico e girati a quelle categorie di lavoratori che, per i blocchi e i distanziamenti suddetti, sono impossibilitati a lavorare. Si può fare?
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PS. Intanto questa iniziativa che qui vi raccontavamo ha già raccolto 25.000 euro a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori meno tutelati nell’ambito di cui parliamo: molto bene (e se vi va, contribuite)