E’ bello vedere come oggi un certo tipo di elettronica che si estende dal jazz da un lato alla componente world dall’altro, senza mai dimenticare l’importanza della cultura hip hop underground e di quella house originaria, oggi goda di grandissimo credito e pure di parecchia popolarità. Pare naturale sia così. I grandi festival, da Dekmantel e Club To Club, si nutrono sempre più di questo tipo di approccio. Bene: perché è un approccio che ha il merito di nutrirsi davvero di forme pure della musica e cultura black che, lo ricordiamo, sta alla base di ciò che dà vita all’energia e allo spirito della club culture. Il che non significa sminuire ciò che è “berlinese” o “balearico” (lì dove per balearico si intende quel curioso misto di inglesi, italiani e altri stranieri che scoprono la bella vita sull’Isla, costruendoci sopra un solidissimo esoscheletro monetario), però su quali siano le radici di cosa è bene avere una narrazione comune.
Sì. E’ bello vederlo oggi. Anche perché se si ha un minimo di consapevolezza e di memoria storica, bisognerebbe dire che per tanto, tantissimo tempo proprio questo tipo di approccio (hip hop underground + jazz + un certo tipo di house + world) è stato ampiamente snobbato e considerato come minoritario e snob, se non addirittura irrilevante e, diciamolo, un po’ da sfigati fissati. Oggi ci si riempie la bocca di Dekmantel e di Dimensions (e per fortuna, ché son ganzi!) da parte di persone che magari, dieci anni fa avevano entusiasmo solo per il Time Warp e cinque solo per il Berghain (o l’Unsound). D’altro canto, i numeri – e il mercato – erano dalla loro.
Tutto questo ve lo stiamo dicendo per arrivare ad un concetto ben preciso: ricordatevi di dare sempre stima e supporto a chi fa le cose con passione e competenza. Ricordatevi di farlo quando le cose che spinge sono minoritarie e di nicchia, perché se passione e competenza ci sono allora diventa doppiamente meritevole impegnarsi per diffondere il verbo, perché lo fai con scarso profitto e scarsi tornaconti numerici; ricordatevi di farlo quando le cose che spinge e spingeva sono diventate cool, perché troppo spesso accade che chi veramente portava avanti il testimone negli anni bui poi, quando gli anni diventano rosei, viene dimenticato e non viene messo in prima fila quando c’è da passare ai dividendi. Perché nel frattempo non ha la “freschezza” dell’esser novità.
Facciamo che tenete (…e teniamo, perché pure chi scrive cade, è caduto e cadrà mille volte in questo errore!) conto di questo concetto, che sarebbe piuttosto importante?
Facciamo anche che, se Firenze non è troppo lontana da voi, giovedì 21 marzo sarete sicuramente all’Auditorium FLOG. Perché si celebra l’inizio dell’avventura di Mixology Waves: ovvero, la “traduzione” live&direct di uno dei gioielli radiofonici più preziosi nella scena musicale italiana, quel Mixology ideato, creato e condotto da Andrea Mi che da oltre un decennio, per la precisione dal 2006, fa un lavoro assolutamente in-cre-di-bi-le. Lo fa, appunto, proprio nella sfera musicale di cui si parlava ad inizio articolo. Rubiamo le parole allo stesso Andrea per presentarlo, Mixology, perché davvero è una descrizione perfetta:
Si propone di presentare le uscite discografiche di un vasto ambito di produzione musicale tra la dance evoluta e l’elettronica di ricerca: qualcuno la chiama IDM (Intelligent Dance Music), altri direbbero più chiaramente che si tratta di Musica da Ballo e dentro ci stanno le evoluzioni del soul come del funk, del jazz come del dub. In meno parole si potrebbe dire: “from Dub to Club”. Devota all’arte del mix, la trasmissione assume il punto di vista del Dj, la sua innata poliedricità e la curiosità verso ogni ambito musicale come ragioni stesse del proprio farsi. Si sintonizza sui contesti di produzione digitale più innovativi senza distogliere la propria attenzione dalle chicche che il passato continua a regalare a chi non smette mai la propria ricerca tra i solchi del vinile. Perché la musica gira sempre in tondo…
Sempre dalla descrizione ufficiale del programma, “rubiamo” un po’ di descrizione del cursus honorum (tra l’altro riduttivo, la lista di ospiti e mix illustri sarebbe pure molto più lunga):
Negli ultimi anni la trasmissione ha commissionato mix alle giovani promesse che poi sono diventate certezze (Numa Crew, Cooly G, Overknights, Dza, Jameszoo, Robot Koch, Slesh & Ckrono) e ha intervistato personaggi cruciali del presente (Modeselektor, Alva Noto, Mala), ha incontrato dj storici (DJ Food, DJ Vadim, Lory D) e decani dei palchi (Don Letts, Mulatu Astatke, Afrika Bambaata) sforzandosi sempre di leggere le connessioni e fili rossi tra le loro diversità geniali.
Bene. Per mille motivi questi tempi sono uno snodo importante per Andrea Mi e Mixology. Uno di questi è proprio il fatto che la “visione” musicale di Andrea oggi finalmente si muove in un contesto che è molto più pronto ad accoglierlo, capirlo, apprezzarlo, riconoscerlo: è il momento a) di non darlo per scontato b) di evidenziarne il carattere pionieristico e lungimirante. Non diamolo per scontato, Mixology con tutto il lavoro certosino ed appassionato che ci sta dietro, ed evitiamo passi sotto silenzio l’enorme merito di aver creduto ciecamente e cocciutamente in un certo tipo di approccio – che non puoi non riconoscere come valido – anche e soprattutto quando era davvero difficile farlo.
Mixology Waves diventa un modo per celebrare tutto questo, e per celebrarne la dimensione live (dimensione che ogni vero appassionato di musica apprezza… per tutti gli altri, c’è lo sterile ed ossessivo collezionismo da cameretta: non basta). La line up è notevolissima, e sono tutti artisti che ci sono non perché contattati e bookati in modo asettico, ma perché credono nel progetto da tempo immemore e vogliono assolutamente esserci: Clap! Clap!, Nickodemus, Gabriele Poso, Herrera + Brothermartino, 291outer Space, Mirko Casalini, il grande, Luca Barcellona (qui come dj e non come calligrafo), ma anche le digressioni musical-culinarie di Donpasta.
Sarà una serata bellissima. Mixology c’è da tredici anni e continuerà ad esserci, ma trovare il modo per raccogliersi, raccontarsi ed abbracciarsi tutti quanti, beh, è qualcosa che andava fatto. Perché davvero, bisogna raccontare per bene e far capire il lavoro enorme che Andrea ha svolto nella scena: grazie ai suoi articoli, alle sue visioni, alla sua competenza siamo tutti quanti un po’ più ricchi. E’ arrivato il momento di farlo capire una tantum ad alta voce, ballando, urlando, gioendo. Intanto, un antipasto, una delle centinaia di set esclusivi creati apposta per Mixology, tanto per presentare uno dei nomi meno noti – ma non per questo meno validi – della serata del 21 marzo: