Lo sapete già: in Italia si sente la parola “rave“, e si triggera mezza nazione, anzi, tre quarti. Nel modo più idiota possibile, tra l’altro. La cosa viene vista come un mero problema di ordine pubblico, e se ne ha interpretazione che pencola a metà tra malafede ed idiozia. Ma in realtà anche fra persone più ragionevoli e sensate, che magari sono assidue frequentatrici di quella galassia chiamata clubbing, non c’è una piena conoscenza e consapevolezza del fenomeno. È un gap che va colmato: se da un lato è giusto e necessario che universo tekno e clubbing convenzionale restino due storie diverse con background diverse e dinamiche diverse, instaurare dei dialoghi non può che fare bene a tutti. Di bene, la Tekno Mobil Squad ne ha seminato parecchio, dal momento della sua fondazione nella seconda metà degli anni ’90. Poi come collettivo è andato in “sonno”, anche se i suoi componenti hanno continuato a fare delle cose molto, molto, molto importanti in campo musicale – per chi non si ferma al mainstream, o al lato superficiale del mainstream – perché comunque se vali, vali. Virus Voice, ovvero Luciano Lamanna, ad esempio è stato fondamentale nel forgiare il suono del Truce Klan. Ma questo giusto per fare un esempio.
La cosa importante però oggi è un’altra. Con la scusa del venticinquennale, l’anno scorso, la “macchina” Tekno Mobil Squad è stata rimessa in moto. Venticinque anni sono tanti: cresci, diventi adulto, hai responsabilità. La cosa peggiore che puoi fare è fingere di avere vent’anni, senza averli, in un revivalismo senza troppo senso. La TMS non è assolutamente incappata in questo errore. Come del resto succede anche in altre nazioni dove la tekno ha un background di lunga data, si è creato un ibrido che dà vita, appunto, al “dialogo” di cui parlavamo sopra. Ovvero, portare un certo tipo di sonorità ed attitudine nel circuito del clubbing. Se questo lunedì di Pasquetta, 10 aprile 2023, siete non troppo lontani da quel posto meraviglioso che è il Sound Department di Taranto, c’è un evento assolutamente imperdibile a nome UNITY. La TMS chiama a raccolta non solo se stessa, ma anche compari e gente che stima, per una lunga giornata all’insegna della migliore tekno dal pomeriggio fino alle tre di notte. È un rave? Una via di mezzo, come ci racconta uno dei “primi motori aristotelici” della Squad, Michele Manca, in questa bella conversazione illuminante sotto molti punti di vista. Buona lettura. E per chi può, ci si vede al Sound Department!
Qual è il senso di un evento tekno in club convenzionale – per quanto molto particolare ed affilato – come il Sound Department? Quali le opportunità? Quali invece i potenziali rischi?
La scena tekno nasce e si sviluppa nella modalità dei free party, eventi organizzati in luoghi tendenzialmente abbandonati o angoli remoti di contesti naturali, tipo foreste, altipiani, fiumi o laghi. Le scene, come tu ben sai, si evolvono di pari passo con cambiamenti socio-culturali del paese di riferimento. Così è stato prima in Inghilterra, poi in Francia e a seguire in Italia. Oramai organizzare un free party in Italia è diventato pressoché impossibile, o quanto meno molto (o troppo) rischioso. Come TMS abbiamo iniziato il nostro percorso nel lontano 1997 organizzando e partecipando principalmente a free party. Lo scorso anno, un po’ per gioco, abbiamo deciso di organizzare una reunion celebrativa dei 25 anni da quella data. In una sorta di Ocean Eleven della Tekno abbiamo risposto alla chiamata del nostro Alessandro “Fonzi” Sponziello, che ci richiamava per un giorno al nostro vecchio amore. Immaginavamo di fare un evento spot. Ma, sulla scia della presa bene che la nostra idea ha generato, da quella reunion è ritornata più attiva che mai la nostra voglia di comunicare attraverso la musica… perché poi alla fine di questo si parla. Dopo Bologna siamo andati a Roma. Da li volevamo ritornare al sud. E se si parla di sud Italia, non potevamo immaginare luogo migliore che il Sound Department di Taranto. Forte di un legame molto stretto che mi lega al club e alla sua mente, Marcolino Manzulli, abbiamo organizzato una prima data il 17 luglio del 2022. Inutile dirvi che è stato un party a dir poco epico. Da li un secondo appuntamento a dicembre, per poi decidere di andare ancora oltre. Nasce l’idea di dar vita ad una prima edizione di un vero e proprio one day festival che desse spazio alle massime espressioni artistiche della tekno italiana e lanciasse un messaggio forte e chiaro: è così che nasce UNITY. Inutile nascondere il fatto che, da buon vecchi old school, siamo ancora molto legati al concetto di free party; è pur vero però che nessuno di noi ormai è nel mood di rischiare la galera (perché purtroppo di questo ormai si parla) per organizzarne uno (…diciamo che abbiamo abbondantemente dato). Da qui, l’idea di proporre i nostri eventi in ambiti club, come d’altronde ormai prassi negli altri Stati di cui parlavo prima. Piccola curiosità: considera che in alcune nostre date in giro per l’Italia in questi ultimi mesi abbiamo dovuto togliere dal nome dell’evento la parola “Rave” perché i proprietari dei club in questione erano stati preventivamente convocati dalla Questura. Purtroppo in Italia il clima oggi è questo.
Chi è stato il primo ad avere l’idea? Con quali criteri è stata costruita la line up?
UNITY nasce da una mia idea, ovviamente totalmente condivisa dal resto della crew. Per costruire la line up abbiamo cercato di essere quanto più meritocratici possibili, guardando quello che succede oggi in giro e dando al contempo spazio alle più applaudite versioni musicali della vecchia guardia e a quel sano valore che ha sempre contraddistinto il nostro operato: l’amicizia. Maskk dei Kernel Panik ed Hesed A.T.M. sono oggi gli artisti italiani più conosciuti al mondo nella scena tekno, Bisturi continua a portare anche lui il mood Hazard Unit in giro per l’Europa, così come il nostro caro amico e guerriero RythmStorm di Erredeka. Konik Polny porta il suo Berlin Invasion insieme ad i suoi live set nelle più importanti capitoli europee, tra Londra, Berlino, Barcellona, Praga. Rijno e Giannino di Animatek sono tornati prepotentemente sulla scena, anche loro come noi dopo tanti anni di silenzio. Kilfa e Tonna non hanno mai smesso, in varie versioni, di proporre la loro musica nei più importanti contesti underground della scena. Zod, di spola tra i caraibi e l’Italia, continua anche lui ad animare party in ogni dove. Poi abbiamo dato spazio a due giovani della new school secondo noi molto promettenti, Nekrosystem e Bio Ram. A fare da cerimonieri, in rappresentanza TMS, io, Adriano aka DRN23 e Luciano “Virus Voice” Lamanna.
Cos’è Tekno Mobil Squad nel 2023? E quanto è diversa da quella di vent’anni fa?
Tekno Mobil Squad oggi è un collettivo di vecchi amici che, ognuno ormai dal proprio luogo di residenza, si è rimesso in gioco per cercare di dare un nuovo contributo e quindi nuova linfa ad una scena a cui è inevitabilmente e indissolubilmente legato. Vent’anni fa condividevamo ogni singolo spazio ed ogni singolo momento della giornata, praticando uno stile di vita comunitario e dalle forti note punk, per alcuni versi anche un po’ difficile da raccontare. Le esperienze di quegli anni hanno creato molto spesso tra di noi dei legami davvero profondi, che il tempo di fatto non ha scalfito. E che oggi rivivono con una nuova consapevolezza, e forse un tantino di maturità in più.
Luciano Lamanna della Tekno Mobil Squad (al centro), prima di una recente esibizione al Cieloterra di Roma. Continua sotto
Qual è lo stato di salute della scena tekno oggi? Il succedersi di generazioni – perché fortunatamente il ricambio non si è fermato – che cambiamenti ha portato?
Come dicevo prima, la scena ha conosciuto una fisiologica ed a mio avviso necessaria evoluzione. Mi pare di capire, con mio enorme piacere, che si stia ritornando a dare centralità all’importanza dei processi aggregativi e socializzanti, a mio avviso di fondamentale importanza. Non è facilissimo notare con la dovuta attenzione i cambiamenti, anche perché la storiella del “Ai tempi miei si che erano una figata i party” credo che purtroppo continui ad aleggiare nelle menti di molti. Per certo ho notato un processo di convergenza tra le tendenze che animano i club e le attitudini dei ravers, anche in virtù della sempre crescente diffusione di sonorità hard techno tra le nuove generazioni di clubber. Cultura fluida e spasmi raver riescono ad amalgamarsi in maniera insolita e al contempo organica, così come accaduto nei nostri altri due party al Sound Department di Taranto, dando vita a delle situazioni che ho trovato sinceramente molto interessanti anche da un punto di vista antropologico.
Se dovessi riassumere Unity in un brano, quale sceglieresti?