“It’s very important for me to make sure there’s continuity between all of my projects!”.
Dopo sei anni dall’ultima (Min2Max del 2007), Richie Hawtin rilascia la seconda compilation della label che, tra le grandi indie del globo, è forse tra quelle che più assomigliano ad una major.
Con il preciso intento di avvicinare i due poli su cui ha costruito il suo personale successo, Minus e Plus8, Hawtin cerca di creare un collegamento tra il suono più familiare e conosciuto della prima e l’impostazione concettuale e più underground della seconda. Ventiquattro brani in esclusiva per Minus rilasciati su due CD (CD1 sequenza delle tracce non mixate e CD2 sapientemente modellato e cucito dal bravo Hobo), un LP in triplo vinile per i dodici brani di punta in aggiunta all’ovvio formato digitale e a tutto ciò che ci si aspetterebbe da artisti stellari del roster come Heartthrob, Gaiser, Hobo, Barem e Matador affiancati da una serie di affermati fenomeni, nuove promesse e probabili talenti del futuro techno europeo. Colmare il divario tra il vecchio e il nuovo, tra il minimo e il massimo, tra quello che è e ciò che per lui dovrebbe essere, tra quello che in realtà vorrebbe sentire e ciò che, per modo di dire, “deve proporre” all’interno dei propri set.
Hawtin potrebbe forse volere con questo progetto (e questa è una riflessione dovuta da parte mia) un’influenza del mercato nel momento esatto in cui il tutto (inteso come la maggior parte del business) è così distante da quel suono, da tempo ormai, per poter riproporre, rivisitare e magari dar vita (furbescamente) a nuovi standard. Indubbiamente tra i tanti sarebbe quasi scontato aspettarsi una mossa del genere da un personaggio così presente nel settore e owner di alcuni tra i marchi più conosciuti e influenti di tutto il sistema club, così come è facile intuire che qui non si sta parlando solo di labels.
Ascoltando minMAX di Minus si percepisce fin da subito (Mathew Jonson ne apre la playlist non mixata del CD1) la forte impronta musicale che da sempre caratterizza la label berlinese. minMAX riesce a comporre un set di ore ed ore passando dai primi suoni positivamente scontati a tutta la gamma di frequenze che nell’ultima decade ci hanno presentato e fatto conoscere la label dell’underscore. Una compilation che compilation non è, un progetto che va al di là del semplice mettere insieme ventiquattro tracce. Siamo abituati a stupirci da troppo tempo quando parliamo di Richie Hawtin che oggi pare quasi normale capire dove voglia andare. Comprendere questa label e il mondo che da essa si genera è un privilegio nonostante si possa essere assuefatti dal suo sound o esserne distanti anni luce. Capire Minus oggi è diventato più come studiare per apprendere ché scegliere una frequenza sonora da seguire.