Premetto che questa oltre che una recensione è quasi un inno di lode ad una delle etichette che mi stanno appassionando di più negli ultimi mesi. Sicuramente in pochi di voi conosceranno questa label giunta alla sua quarta release nel giro di un anno, ma altrettanto certo che questo articolo desterà in voi una certa curiosità e quando andrete ad ascoltare i lavori che si celano dietro queste grafiche da videogame anni ’80, capirete di cosa parlavo.
La giovane label tedesca, precisamente di Dresda, attraverso la sua voglia di sperimentazione, guadagna il nostro rispetto aprendo le proprie porte ad ogni genere senza catalogare la propria musica e cercando di creare una nuova piattaforma di comunicazione proponendo artisti emergenti. Per questa ragione, se vi troverete ad ascoltare i lavori precedenti, dubito conosciate il nome degli artisti e a mio avviso questa è solo che una nota positiva nonché il motivo principale per saper ascoltare ed apprezzare della buona musica. Se la musica è valida non importa chi la firma. In questa quarta uscita sono tre le tracce che ci raccontano qualcosa, come tre sono gli artisti che tramite esse vogliono comunicare con noi. Ogni traccia, a mio avviso, sa il fatto suo. Il filo conduttore si materializza in della buona e sana techno contaminata da synth psichedelici, che ci riporta agli albori del genere con un salto di almeno vent’anni, e non è di certo un po’ di polvere da togliere, ad impedirci di addentrarsi nel suono consumato ed emozionante di quegli anni.
Adesso è il momento di premere play e di entrare nel vivo di queste tre tracce. Apriamo con un artista assolutamente nuovo per me: Sneaker. Veterano della vecchia scena elektro clash di Dresda e cultore della nostra amata Detroit/Chicago si propone con “You Think You Thnk” e ci coinvolge in un viaggio di dodici minuti puramente old school. Groove psichedelico caratterizzato da synth acidi e basso elettronico amalgamati a dovere dal ritmo della 808, ti strappano dalla noia e ti trascinano in pista fino al culmine. Un treno che fa una sosta soltanto intorno ai cinque minuti, per ripartire poi con una voce in puro stile new wave: lisergica e oscura, non darà tregua fino a che non si toglie la puntina.
Seconda traccia, ennesimo artista a me ignoto. Questa volta non so davvero chi si nasconda dietro questo lo pseudonimo Cvbox. “Machinematch”, questo è il titolo del suo lavoro, è il delirio dell’acid house. Un synth in puro stile 303 ti accompagna per sette minuti senza mai stancarsi, inseguito da una ritmica basilare e dalla quasi totale assenza di una cassa e della bass-line. Un tool a tutti gli effetti con una sola attitudine: portarci in un’altra dimensione. Per apprezzarla a fondo bisogna essere dei veri e propri amanti del genere, perché “Machinematch” risulta un po’ difficile da digerire anche a me.
La terza traccia che chiude questo various è affidata a Stefan Lohse, altra figura di cui ancora dobbiamo ricercare l’esistenza sugli annuali della musica. Parte integrante del movimento underground di Dresda, amante della sperimentazione tra il sintetico e l’analogico e, come si evince dalla caratteristiche della sua traccia, adepto della contaminazione detroit/chicago. “Plaetschern” che in tedesco significa spruzzo, è il disco che chiude le danze e la mia preferita di questo EP. Un background di suoni che ci riporta ai tempi di ritorno al futuro, fa da tappeto ad un basso acido che tende ad essere il protagonista di questo viaggio. Un groove corposo ed incalzante ci accompagna fino alla metà del brano, dove una melodia raffinata ci prende per mano e ci trasporta in fondo al suo percorso.
Adesso non vi rimane altro che tornare al vostro mondo reale. Buon divertimento!