Il noto critico musicale inglese Simon Reynolds, non molto tempo fa, ha definito la Kompakt Records come “l’etichetta discografica che probabilmente ha contribuito più di ogni altra al dominio tedesco sulla scena dance ed elettronica europea”.
Provando ad approfondire maggiormente la considerazione, si capisce bene perché. Il suo capo e fondatore, Michael Mayer, oltre ad essere un ottimo producer e un dj spaventosamente bravo, è stato un manager assai capace nell’intercettare e lanciare talenti (Gui Boratto e Matias Aguayo sono i primi che mi vengono in mente, ma ce ne sono molti altri) e precursore nell’organizzare le uscite dell’ormai storica label di Colonia. Serie come “Total” e “Pop Ambient”, entrambe nate in tempi non sospetti, tempi in cui le minime variazioni dei quattro quarti bastavano e avanzavano ad appagare il gusto delle masse, hanno segnato una specie di congiunzione fra concetto di musica techno e musica da ascoltare. Insomma, la Kompakt ha saputo mischiare perfettamente le due scene: quella sognante e rilassata – ma sempre vigile – del giorno e quella scura e pulsante della notte.
Ma veniamo al nostro album, “Pop Ambient 2014”.
Tanti nomi. Dieci tracce. The Field, provando a tener conto dei gusti del momento, è senza dubbio l’uomo di punta della compilation anche se ritorni come quello di Ulf Lohmann (la sua “Sicht” è bellissima: una sorta di preghiera new age, post atomica e pre mortem, un respiro senza fine) e Jorg Burger aka Bionaut (che con una versione remixata da Triola di “Aquamarine” sfonda il muro liquido dell’oceano in vasca grande) sono probabilmente la cosa più intrigante dell’album.
Poi ci sono i vari Mikkel Metal, Marsen Jules, Cologne Tape ed altri ancora, fino alla chiusura che, proprio come l’apertura, spetta al genio visionario di Ulf Lohmann. “PCC” si chiama la canzone, un sogno ad occhi aperti fatto in scala 2:1.
Più che pop, top.