Cosa rimane se alla musica da club si leva la cassa in quattro, le pause, le ripartenze e tutto ciò che la rende danzabile?
Anche se oggi gli artisti EDM riempiono gli stadi e muovono folle oceaniche, non bisogna dimenticarsi che nella sua infanzia la musica elettronica aveva una natura estremamente sperimentale, che assumeva nomi come Musique Concrète o Tape Music e anzichè nei club veniva presentata in posti come il MOMA. Già allora Berlino e New York erano tra i punti cardine di questa nuova scena emergente, ed è proprio il legame tra queste due città in riferimento alla domanda di prima l’argomento della terza compilation della serie Air Texture; i due produttori chiamati a selezionare tracce di elettronica un po’ più “intellettuale” per un CD ciascuno, infatti, stavolta sono Deadbeat e Dj Olive, rispettivamente appunto della Grande Mela e della mecca del clubbing.
Niente cassa quindi, niente mani al cielo o sculettamenti, ma solo (si fa per dire) tracce che cercano di spostare un po’ più in là l’asticella della ricerca sonora, che cercano, con risultati alterni, di produrre qualcosa di realmente nuovo, di investigare le possibilità di ciò che si può fare con i suoni. Il risultato è molto interessante, bisogna ammetterlo, perché lo si può valutare sotto diversi punti di vista: è, obiettivamente, un bel doppio CD ambient, contenente una selezione eccellente di musica da sottofondo, di quella che è praticamente impossibile ascoltare consciamente perché dopo qualche minuto ci si trova a lasciar fluttuare liberamente i pensieri verso lidi imprevedibili, ma non solo.
Se si va oltre l’ascolto “semplice” infatti, una volta riuscito a recuperare il filo logico dei propri pensieri abbandonati a sé stessi in balia delle correnti ambienteggianti, “Air texture Vol. 3” è in grado di offrire spunti interessanti di riflessione leggendo con attenzione la tracklist: alcuni nomi sono senza dubbio noti ai frequentatori dei dancefloor, come ad esempio Hrdvision ed Exercise One o Loops Of Your Heart, alias di The Field, mentre altri si sono già cimentati in passato con l’elettronica da ascolto (vedi alla voce Thomas Fehlmann) o addirittura sono aficionados della ricerca sonora come SunnnO))) o lo stesso Villalobos, qui presente in combutta con Max Loderbauer degli NSI, altro sperimentatore seriale, e ognuno offre la propria personale risposta alla domanda con cui avevamo iniziato questa recensione.
E’ interessante, per esempio, vedere che Villalobos si muove con la stessa sicurezza, o forse ancora meglio, senza cassa, mentre The Field non è in grado di andare oltre i soliti tappetoni, o che Exercise One usa alla perfezione le frequenze basse non solo per far scuotere il sedere ma anche per rilassare: in definitiva, è interessante sapere che se si toglie l’anima “da club” alla musica da club c’è un intero universo alle spalle, fatto di produzioni la cui qualità è variegata almeno tanto quanto lo spettro di possibilità che si apre quando si elimina il vincolo della danzabilità. Alcuni produttori rendono meglio quando sono obbligati a far ballare gli ascoltatori, altri invece riescono a sfogare il proprio genio al massimo solo se lasciati liberi di esprimerlo senza alcuna costrizione; in questo doppio CD si dichiara che c’è ancora tantissimo da suonare studiare e ascoltare nella musica che nasce nei club ma che vive anche al di fuori, e si mostra una buona quantità di esempi, positivi e negativi.
Consigliatissimo ai nerd musicali insomma, ma anche a chi ha semplicemente voglia di godersi un po’ di ambient ben fatta e rilassante.