La globalizzazione e l’uniformazione tramite internet della cultura pop mondiale hanno generato le combinazioni più singolari degli elementi più disparati, dando vita a movimenti con un’estetica propria, nata, cresciuta e morta (?) completamente sul web, senza il bisogno che gli attori coinvolti conoscessero altro che i rispettivi alter ego digitali. Uno dei fenomeni di cui si è fatto un gran parlare è quello della Vaporwave, tributo e allo stesso tempo critica dell’estetica edonista e ultra capitalista della fine del secolo passato. Noi abbiamo cercato di avere un contatto umano con uno degli esponenti di punta: VHS LOGOS, le cui tracce sono state ascoltate da più di mezzo milione di utenti solo su Youtube. Jarrier Modrow, in arte VHS LOGOS, viene dal Brasile, e nei suoi pezzi eterei e lo-fi segna l’incontro tra le culture delle due Americhe con quella nipponica. Il suo ultimo album, Mantra, può essere scaricato gratuitamente dal suo Bandcamp: bastano un paio di minuti a traccia per essere rapiti e catapultati in vortice di ricordi e nostalgia sognante. Nonostante si nasconda negli angoli più remoti del web, siamo riusciti a scovarlo e a farci quattro chiacchiere…
(PARA A VERSÃO EM PORTUGUÊS, VER ABAIXO)
Prima di tutto parlaci di te: chi sei (se si può dire), da dove vieni e come hai iniziato a fare musica?
Il mio nome è Jarrier Modrow, vivo a Sapucaia do Sul, città della regione metropolitana di Porto Alegre, la capitale dello stato di Rio Grande do Sul, in Brasile. È un posto senza molto da dire. Ho iniziato a fare musica, o almeno a provarci, negli anni ’90, ancora adolescente. Riuscii a comprare una tastiera che registrava tracce MIDI, le passavo sulle cassette e ci facevo qualche modifica rudimentale. Avevo anche un computer, ai tempi, ma i software di creazione musicale erano difficili da trovare, e io non avevo internet. Fin da giovane sono sempre stato interessato a sintetizzatori, musica elettronica (che non aveva nemmeno un nome ai tempi), ma avere uno strumento di quel tipo era una cosa inimmaginabile, erano troppo costosi. Mi piaceva anche disegnare e, modestia a parte, disegno bene, ma ad un certo punto pensai che esprimermi attraverso la musica era molto meglio quindi lasciai perdere la prima arte (e confesso che ancora non mi sono dedicato a fondo come dovrei alla seconda).
Come è nato il progetto VHS LOGOS? Come mai hai smesso di produrre musica con il tuo nome e hai deciso di mascherarti dietro ad un progetto anonimo
Il progetto VHS LOGOS è partito nel 2012. Non direi che ho voluto nascondermi scegliendo uno pseudonimo, perché non sono mai stato totalmente anonimo; in pochi mesi, senza nemmeno aver rilasciato l’album “Mantra”, avevano già dedicato diverse pagine a VHS LOGOS su di una rivista brasiliana molto rispettata, che leggo da sempre e dove mai avrei immaginato di poter comparire, chiamata “Áudio, Música e Tecnologia”. Anche per questo, ma non solo, se volevi veramente scoprire chi stava dietro il progetto potevi farlo senza troppi problemi. Gli artisti della scena, allora nascente, mi conoscevano, ci si scambiava qualche parola su Facebook. Il fatto è che l’utilizzo di uno pseudonimo, quindi senza mostrare la propria immagine, a volte è molto utile per comunicare il suono stesso. L’attenzione è tutta sulla musica e sui visual creati apposta, e non sull’immagine e il nome personale dell’artista. Questo ti dà ancora maggiore libertà di creare. Ho prodotto e firmato alcuni brani originali e remix House con il mio nome, ho rilasciato un paio di singoli ed EP con alcune etichette qualche anno fa. Ho anche fatto alcuni lavori come ghost producer e realizzato qualche beat per gruppi hip hop locali, oltre che un po’ di roba audio da stock. Ho iniziato anche altri progetti con diversi pseudonimi, che però non hanno ricevuto molta attenzione.
L’estetica a cui ti rifai sembra molto nostalgica degli anni ’80 e ’90, tempo in cui la tecnologia c’era ma era naif e a bassa qualità. Da qualche parte dici che non è nostalgia ma una realtà parallela. Cosa intendi?
Quello che volevo dire è che in realtà non sono un maniaco del “Passadismo” (in italiano si potrebbe tradurre come “Retromania”, NdR). Ma sai, quando la gente invecchia, inizia a fare quei discorsi tipo “prima tutto era meglio“, “ahhh ai miei tempi era diverso“, e pubblica video di musica pop anni ottanta sui social network con messaggi tipo “questa era vera musica“. Io ho paura di finire così, lo trovo deprimente. Cerco di sfuggire da questa mentalità e di mantenere la mente sempre giovane. Il meglio è sempre adesso, amo il presente, mi piace sapere quali novità si stanno producendo in tutto il mondo, sia nella musica che nella tecnologia musicale, sintetizzatori, i plugin, nuove tecniche. Ma è necessario selezionare e filtrare i contenuti. Allo stesso tempo, ascolto un sacco di musica vecchia, di tutti i tipi, la nostalgia e la memoria affettiva ce l’hanno tutti in una certa misura, ma non da rimanere bloccati solo nel passato. Ho scritto che l’universo a cui mi rifaccio è una realtà parallela perché è così che voglio che la gente lo percepisca, non come un omaggio al passato. Vorrei che qualcuno nato nel 1980, 1990, 2000 o 2010 possa sentire, vedere e apprezzare i miei pezzi senza dover necessariamente conoscere la musica o i riferimenti visivi.
Cosa pensi invece delle tecnologie contemporanee e dell’impatto che hanno sulle nostre vite, in particolare sul modo di fruire la musica?
Seguo un po’ tutte le novità, mi piace molto la tecnologia; nei confronti dei (non così tanto) nuovi modi di ascoltare musica in streaming (Spotify, Deezer, etc.) sono ancora un po’ diffidente, non amo l’idea di essere letteralmente monitorato e avere un profilo con il mio nome collegato al mio telefono, che è a sua volta collegato al mio numero di identificazione nazionale, e il sistema può sapere tutto su quello che sento, quante volte lo sento e a che ora. Forse è un po’ una paranoia, haha. Preferisco ancore avere i miei mp3 sul computer, sullo smartphone, niente Cloud. Però uso molto Youtube, soprattutto per cercare e ascoltare musica. Mi piace molto anche la radio, sia “tradizionale” che in streaming, usando una qualche app. Mi piace addormentarmi ascoltando le radio che suonano solo AOR (Album Oriented Rock, NdR).
Come funziona il tuo processo creativo? Come scegli i sample da inserire nei tuoi pezzi?
Generalmente creo un loop pazzesco, lo ascolto fino a quando non mi sembra pura spazzatura, cancello tutto, chiudo la DAW e mi deprimo. Ovviamente scherzo! (Ride, NdR) Il mio processo creativo varia molto, come per la maggior parte degli altri artisti. A volte comincio creando un beat, a volte con gli accordi, altre volte direttamente dal campione principale, che scelgo secondo il mio gusto, cercando nella mia libreria o su YouTube in vecchi spot televisivi. In generale parto con già un’idea in testa del sentimento che voglio dare alla composizione. Non ho un metodo specifico, forse dovrei avercelo.
Parliamo invece della parte più tecnica, cosa usi per produrre? Hardware, software e aggeggi vari.
Utilizzo una configurazione molto semplice: l’interfaccia audio del computer, monitor audio e cuffie (ultimamente sto usando solo cuffie, le Beyerdynamic DT 770 Pro, che trovo ottime). La mia DAW è Ableton Live, uso una qualche dozzina di plugin VST e qualche controller MIDI.
Quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente te e il tuo stile musicale?
Non direi artisti, preferisco parlare di generi musicali. Il genere che preferisco è il funk – in Brasile è complicato da dire, perché qui il funk è qualcosa di diverso, devi sempre spiegarti, e non mi piace molto doverlo fare. Mi piace l’intero spettro della musica nera: Funk, Soul, R&B, Hip Hop, House. Queste sono, più o meno, le mie influenze. Nel progetto VHS LOGOS, la televisione è stata una delle principali ispirazioni, sia per la parte visiva che per quella sonora.
A parte la musica, cos’altro ha avuto un grande impatto nella tua formazione come persona e come artista? Film, videogiochi, ecc.
Internet è stata la cosa che mi ha influenzato maggiormente, sia nel bene che nel male (Ride di gusto, NdR).
Cosa ne pensi della scena vaporwave e del modo singolare in cui è nata e si è evoluta? C’è chi la decreta morta, ha ragione, secondo te?
Non so, forse hanno ragione, in qualche modo il “movimento” potrebbe essere morto. Dobbiamo accettare che tutto sia transitorio, non ho alcun problema con questo. Credo che la scena sia troppo satura e sia diventata un meme: ho visto gente a cui nemmeno piacciono cose tipo funk, smooth jazz, R&B, disco, campionare o prendere intere canzoni, farci qualche modifica e pubblicare, solo per cercare di essere parte della scena, solo perché è cool. La mia intenzione non è mai stata quella di produrre unicamente Vaporwave, non porto nessuna bandiera, non posso farci nulla se la gente cataloga così il mio progetto, ma io ho sempre fatto house, hip hop, ambient e funk, con la caratteristica di utilizzare campioni e suoni lo-fi, vintage, perché è una cosa che mi è sempre piaciuta, e accompagno il tutto con i video. A volte è un po’ noioso concettualizzare, spiegare, etichettare, cercando di trasformare in parole un’arte audiovisiva che doveva essere apprezzata come tale. Questo è più il lavoro di giornalisti, blogger e persino fan a cui piace scrivere. Riassumendo, non importa se si tratta di vaporwave o no, se appaga occhi e orecchi, è sufficiente. L’hype passa sempre, per quanto sia un cliché, è sempre importante sapersi reinventare.
Com’è la situazione musicale in Brasile oggi? I suoni che ci arrivano da lì sono completamente diversi da quello che produci, pensi ci sia una scena in crescita o ti senti un po’ pesce fuor d’acqua?
Il Brasile è un paese molto grande, abbiamo artisti che producono un po’ tutto qui, comprese cose simili a quello che faccio. Quello che ottiene più esposizione è sempre ciò che è più pop ed è questo che normalmente viene esportato di più. Mi sento più un pesce fuori dall’acqua essendo brasiliano rispetto ad americani, europei, orientali, perché qui in Brasile tutto è difficile, soprattutto in termini finanziari. Qualsiasi tipo di prodotto estero, strumentazione per produrre o suonare, viene tassato al 60% sul suo valore, soldi che vanno tutti al governo (che è corrotto al 100%). Sommalo alla percentuale di profitto aggiunta dal commerciante, al fatto che i salari e stipendi sono ridicoli rispetto a quelli pagati nei posti sopracitati, alla disoccupazione, alla disperazione, al crimine, allora dobbiamo “mungere il latte dalle pietre” e fare musica underground diventa una pazzia. Parlo di chi non è nato in una culla d’oro e non riesce a farsi molti amici e contatti, un po’ come me. La “scena” non esiste davvero, ci sono feste, club, etichette che creano e suonano uno stile più underground, ma sono molto specifiche e io sto un po’ a metà strada. Non mi sento parte di nessuna di queste. Ciò che funziona davvero qui, parlando di una scena più commerciale, è il funk (che preferisco chiamare “fanque”, perché non ha nulla a che vedere con il genere originale) e la musica “sertaneja” (una specie di folk brasiliano, NdR). Non voglio che questo suoni come se ci fosse un po’ di risentimento da parte mia. Penso che ci sia spazio per tutti i gusti, e capisco anche che le opportunità devono essere create.
Le ultime tue release risalgono a qualche mese fa e segnano un cambio di stile, da vaporwave a lo-fi house. Era solo una fase o il progetto sta cambiando? Stai lavorando a qualcos’altro ora?
Come già detto prima, non ho mai voluto produrre solo vaporwave. Nel mio album “Mantra” avevo già messo un po’ di lo-fi House con la traccia “Magic”. La mia idea, con VHS LOGOS, è di avere sempre un sapore lo-fi, indipendente dai BPM scelti, perché è qualcosa che mi piace, un suono con un certo tipo di struttura, e di imperfezioni. Ma anche questo può cambiare, è bello avere la libertà di farlo. Ho dozzine di tracce incomplete, e alcune già finite, ho lavorato a lungo su un nuovo album, che sta per essere rilasciato, anche se ancora non ho una data fissata. Manca solo un po’ di motivazione da parte mia. Alcuni fan mi caricano molto, vogliono sapere se ci sono novità e sono davvero felice di sapere che ci sono tutte queste persone interessate al mio lavoro. Il mio album ha avuto più di 10.000 download solo su Bandcamp, milioni di visualizzazioni e ascolti su Soundcloud e Youtube, un sacco di follower sui social media. Una piccola parte è brasiliana, la maggioranza assoluta sono fan di altri posti del mondo, americani, russi, europei, orientali. Mi sento un po’ costretto ad impressionarli con il prossimo lavoro.
Altri progetti per il futuro?
Ho molti progetti per progetti legati alla musica, ma penso che porti male parlarne finché non succedono, no?
Quando vieni a trovarci in Italia?
Mi piacerebbe molto visitare l’Italia! Mi piace molto la cultura di quel paese, tra le varie cose. Sfortunatamente non ho alcuna previsione su quando possa davvero succedere.
VERSÃO EM PORTUGUÊS
Antes de tudo, conte-nos sobre ti: quem és (se queres partilhar essas informações), de onde vens e como começaste a fazer música?
Meu nome é Jarrier Modrow, moro em Sapucaia do Sul, cidade da região metropolitana de Porto Alegre, capital do Estado do Rio Grande do Sul, Brasil. É um lugar sem muitos pontos positivos pra destacar. Comecei a fazer música, ou pelo menos tentar, lá pelos anos 90, ainda adolescente. Pude comprar um teclado que gravava algumas pistas MIDI, e eu passava essas coisas pra fitas cassete e fazia algumas edições rudimentares. Eu já tinha computador na época, mas os softwares de criação musical eram raros, não tinha internet também. Desde muito novo eu sempre fui interessado em sintetizadores, música eletrônica (que nem tinha esse nome na época), mas ter um instrumento desses era uma coisa muito distante da minha realidade, por ser muito caro. Eu gostava de desenhar, modéstia à parte desenho bem, mas em algum momento achei que me expressar por meio da música era muito melhor, então larguei a primeira arte (e confesso que ainda não me dediquei a fundo como deveria na segunda).
Como nasceu o projeto VHS LOGOS? Por que paraste de fazer música com o teu nome e decidiste de esconder-te atrás de um projeto anónimo?
Iniciei o projeto VHS LOGOS em 2012. Eu não diria que eu quis me esconder optando por um pseudônimo, até porque eu nunca fui totalmente anônimo com esse projeto; em poucos meses de VHS LOGOS, sem nem ter o álbum “Mantra” lançado eu já estava numa matéria de várias páginas de uma revista brasileira muito respeitada que eu sempre lia e nunca imaginava aparecer na mesma, chamada “Áudio, Música e Tecnologia”. Não só por esse motivo, mas quem quisesse ir atrás realmente saberia o nome e a figura por atrás do projeto. Os artistas expoentes da então incipiente cena me conheciam, trocávamos breves palavras no finado facebook. O fato é que usar um pseudônimo e não mostrar a verdadeira imagem é muito benéfico pra divulgar o próprio som, em alguns casos. O foco fica todo na parte musical e visual criada e pensada para o mesmo, e não na imagem e nome pessoal do artista. Isso dá até uma liberdade maior pra criar. Eu já produzi e assinei algumas tracks originais e remixes de House com meu próprio nome, já tive alguns singles e EPs lançados por alguns selos há uns anos atrás. Também já fiz alguns poucos trabalhos como ghost producer, e também criei alguns beats pra grupos de hip hop locais, além de fazer algumas coisas de stock audio. Também tive outros projetos com pseudônimos diferentes, que não tiveram muita projeção.
A estética em que te inspiras parece muito nostálgica dos anos 80 e 90, quando a tecnologia estava lá, mas era ingénua e de baixa qualidade. Num tweet disseste que não é nostalgia, mas uma realidade paralela. O que queres dizer com isso?
O que eu quis dizer na verdade é que não sou adepto do passadismo (não sei se esse termo tem equivalente no inglês ou italiano). Sabe quando as pessoas começam a ficar mais velhas e passam a ter aquele discurso conhecido de que “antigamente tudo era melhor”, “ahhh no meu tempo era diferente”, aí ficam postando vídeos de música pop oitentista nas redes sociais com mensagens do tipo “isso que era som”, então, eu tenho pavor disso, acho meio deprimente. Tento fugir desse mindset e manter a mente sempre jovem. O melhor é sempre o agora, eu amo o presente, gosto de estar atento ao que estão produzindo de mais novo ao redor do mundo, tanto em termos de música quanto em tecnologia musical, synths, plugins, novas técnicas. É preciso selecionar e filtrar o conteúdo. Ao mesmo tempo, ouço muita música velha, de todos os tipos, nostalgia e memória afetiva todo mundo tem em algum grau, mas não dá pra ficar só preso ao passado. Escrevi que o que faço é como se fosse uma realidade paralela porque é como eu gostaria que as pessoas enxergassem, e não como uma homenagem ao passado. Eu quero que alguém que nasceu em 1980, 1990, 2000 ou 2010 ouça, veja e goste sem precisar conhecer as referências sonoras ou visuais.
O que achas das tecnologias contemporâneas e do impacto que elas têm nas nossas vidas e em particular, sobre como apreciar a música?
Acompanho tudo, sou muito ligado em tecnologia; quanto às nem tão novas formas de consumir música, como streaming (spotify, deezer, etc) eu ainda sou um pouco resistente, não gosto da ideia de estar sendo literalmente monitorado tendo um perfil com o meu nome ligado ao meu telefone, que é ligado ao meu número de identificação nacional, e o sistema sabendo tudo o que ouço, quantas vezes ouço, a que horas, entende? Talvez seja um tipo de paranóia, haha. Ainda gosto de ter meus mp3 no computador, no smartphone, nada de nuvem. Contudo, uso muito youtube também, pra pesquisar e ouvir música. Eu gosto muito de rádio, tanto convencionais como streaming por meio de apps. Gosto de dormir ouvindo rádios que só tocam AOR.
Como é o teu processo criativo? Como escolhes os samples para serem incluídos nas tuas musicas?
Geralmente crio um loop que acho incrível, aí fico ouvindo até começar a achar um lixo, deleto, fecho o DAW e me deprimo. Brincadeira. 🙂 Meu processo criativo varia muito, como acontece com grande parte dos outros artistas. Às vezes começo programando um beat, outras pelos acordes, e às vezes direto pelo sample principal, que eu escolho de acordo com o meu próprio gosto, pesquisando na minha biblioteca ou no youtube, em comerciais de TV antigos, por exemplo. Sampleio já com uma ideia na cabeça, de acordo com o feeling que quero dar para a composição. Eu não tenho um método específico, talvez deveria ter.
Vamos falar sobre a parte mais técnica, o que usas para produzir? Hardware, software e aparelhos vários.
Eu uso um setup bem básico: Computador, interface de áudio, monitores de áudio e fones (ultimamente tenho usado só fones mesmo, um Beyerdynamic DT 770 Pro, que eu acho excelente). O meu DAW é o Ableton Live, utilizo algumas dezenas de plugins VST. Também uso alguns controladores MIDI.
Quais artistas mais te influenciaram e o teu estilo musical?
Eu não diria artistas, melhor falar em gêneros musicais. O ritmo que eu mais gosto é o funk – isso no Brasil fica complicado de dizer, porque aqui o funk é outra coisa bem diferente, então tem que sempre se explicar, e eu não gosto muito de fazer isso. Gosto de todo espectro da música black, funk, soul, r&b, hip hop, house. Isso tudo e mais um pouco me influencia. No projeto VHS LOGOS, a televisão foi um grande influenciador, desde a parte visual até os sons.
Além da música, o que mais afetou o teu crescimento como pessoa e como artista? Filmes, videogames, etc.
Ah, a internet foi o que mais me afetou, tanto para o bem quanto para o mal, haha.
O que achas da cena Vaporwave e a maneira singular em que nasceu e evoluiu? Algumas pessoas declaram isso morto, acham que estão certos?
Sei lá, talvez estejam certos, de alguma forma o “movimento” pode estar morto. A gente tem que aceitar que tudo é passageiro mesmo, não tenho problema com isso. Acho que a tal cena saturou demais por ter virado meme, vi muita gente que nem curte esses sons funk, smooth jazz, r&b, disco, sampleando ou pegando integralmente essas músicas, fazendo leves edições e soltando, só pra tentar fazer parte da coisa toda, porque parecia ser cool. Minha intenção nunca foi produzir só Vaporwave, não levanto nenhuma bandeira, não posso fazer nada se as pessoas classificam meu projeto só assim, mas desde o início eu sempre fiz house, hip hop, ambient, funk, com a característica de usar samples e sons lo-fi, vintage, porque é algo que eu gosto desde sempre. E o visual acompanhou. Às vezes é meio chato ficar conceituando, se explicando, rotulando, tentando transformar em palavras uma arte audiovisual que foi feita pra ser apreciada como tal. Esse é mais o trabalho dos jornalistas, blogueiros, e até mesmo fãs que gostam de escrever sobre. Resumindo, não importa dizer se é vaporwave ou não, se agrada os ouvidos e olhos, então pronto. O hype sempre passa, então é importante se reinventar também, por mais clichê que seja essa sentença.
Como é a situação musical no Brasil hoje? Os sons que vêm de lá são completamente diferentes do que produzes, achas que há uma cena crescente ou sente-te um peixe fora da água?
O Brasil é um país muito grande, temos artistas produzindo de tudo aqui, inclusive coisas parecidas com o que eu já fiz. Mas o que tem mais projeção é sempre o que é mais pop, né. Isso é o que costuma ser exportado. Eu me sinto um peixe fora d’água mais como sendo brasileiro comparado com americanos, europeus, orientais, nos seguintes quesitos: aqui no Brasil tudo é difícil, principalmente em termos financeiros. Qualquer produto estrangeiro, tipo um equipamento pra produzir ou tocar, já entra no país taxado em 60% de impostos sobre o valor do mesmo, que vai todo para o governo (que é 100% corrupto), juntando com mais uma porcentagem de lucro que o revendedor coloca em cima, e somando o fato de que os salários e cachês são ridículos se comparados ao que pagam nos lugares no exterior que mencionei, juntando o desemprego, desesperança, criminalidade, então temos que “tirar leite de pedra”, e querer fazer música dita underground é uma loucura. Falo de quem não nasceu em berço de ouro e não tem muita facilidade pra fazer amigos e contatos, como eu. Cena realmente não existe, existem festas, clubs, labels que fazem e tocam um som mais underground, mas são muito pontuais, e eu moro meio longe. Eu não estou inserido em nenhuma. O que faz realmente sucesso aqui é o funk (que eu prefiro chamar de fanque, porque não tem nada a ver com o gênero original) e a música sertaneja. Mas é claro que estou falando de um negócio mais popular. Todavia, não quero que isso tenha um teor de ressentimento da minha parte. Acho que tem espaço pra todos os gostos, e entendo que também é preciso criar as oportunidades.
Os últimos lançamentos datam de alguns meses atrás e marcaram uma mudança de estilo, desde o vaporwave até lo-fi house. Era apenas uma fase ou o projeto VHS LOGOS mudou? Estás a trabalhar em outras produções agora?
Então, como mencionei anteriormente, eu nunca quis produzir só vaporwave. No meu álbum “Mantra” já tinha lo-fi house com a track “Magic”. Minha ideia com o VHS LOGOS é ter sempre a característica lo-fi, independente do BPM escolhido, porque é uma coisa que eu gosto, sons com texturas, imperfeições. Mas isso pode mudar também, é bom ter liberdade pra isso. Eu tenho dezenas de faixas incompletas, e algumas já finalizadas, tenho trabalhado há muito tempo num novo álbum, que está pra ser lançado sem data definida. Falta só um pouco mais de motivação da minha parte. Alguns fãs me cobram bastante, querem saber se tenho novidades e pra quando, fico realmente feliz em saber que tem muita gente interessada no meu trabalho. São mais de 10 mil downloads do meu álbum só no bandcamp, milhões de views e plays somando soundcloud, youtube, muitos assinantes e seguidores nas minhas mídias sociais. Uma parcela ínfima são brasileiros, a maioria absoluta são de fãs de vários outros lugares do mundo, americanos, russos, europeus, orientais. Então eu me sinto um pouco na obrigação de impressionar com o próximo trabalho.
Outros projetos para o futuro?
Tenho muitos planos de projetos relacionados à música, mas acho que não é bom falar deles até virarem realidade, né?
Quando vens visitar-nos na Itália?
Ah, eu gostaria muito de conhecer a Itália! Gosto muito da cultura desse país, entre outras coisas. Infelizmente não tenho previsão de quando isso poderia acontecer.