Non mi sorprende affatto, il ritiro di Deadmau5 dalle scene a tempo indeterminato. Anzi, credevo sarebbe arrivato prima. Molto prima. E nell’effettivo l’artista canadese aveva già avuto lunghi periodi di “riflessione” nel corso dei suoi oltre dieci anni di carriera. Non mancando mai di farlo sapere in maniera, non sempre convenzionale, tramite i suoi profili social.
— Goat lord (@deadmau5) 11 ottobre 2018
Dico che lo attendevo molto prima perché la prima impressione che ho avuto di Joel Zimmerman – quando l’ho atteso con gli occhi a cuoricino nel backstage del Sònar Club nel lontano 2009 – è stato che fosse la quintessenza dello skinny kid: un po’ (tanto) nerd, parecchio pallido, non particolarmente attraente. Ma estremamente talentuoso, quello sì. E non avendolo mai visto di persona, considerata la magnitudo sia delle sue produzioni che dei live proposti in giro per il mondo – sempre sul filo del rasoio fra cazzuto ed eccessivo – mi aspettavo tutt’altra figura.
Erano gli albori dei cosiddetti “Rockstar dj”, fenomeno lanciato da nomi come Tiesto e Paul Oakenfold qualche anno prima. La differenza era che i suddetti avevano avuto anni per farsi le ossa in una scena che, almeno nel caso del britannico, avevano anche contribuito a creare quasi da zero. Questa ondata di ragazzini invece, catapultati in pochi mesi dalla loro cameretta ad arene con attendance a cinque cifre, forse non era pronta a giocare. Del resto la nostra generazione non può seguire le stesse regole di ingaggio di quella precedente, che ci piaccia o meno. Semplicemente non funzionano più, queste regole.
Vedere quel ragazzo magrolino e pallido mettersi addosso una testa di topo più grossa di lui e rivoltare come un calzino una pista chilometrica (eppur esigente) come quella del Sònar Club – spoiler: ha fatto anche meglio nell’edizione 2012 con uno show di impatto visivo notevolissimo – mi ha fatto pensare che questa persona dovesse avere dentro un fuoco che probabilmente le facili apparenze non mostravano. Ma in un’Era in cui inadeguatezza e psicofarmaci creano addirittura filoni musicali dedicati, c’era da aspettarsi che situazioni simili andassero ad impattare, a tutte le latitudini, un settore dove pressioni varie e stili di vita – per fare un eufemismo – poco sani, sono fattori determinanti della vita di tutti i giorni.
Avicii, Hardwell ed ora Deadmau5 nel filone EDM. Ma anche Frank Wiedemann degli Âme, Erick Morillo, Matteo Milleri dei Tale Of Us o anche, banalmente, Rocco Tanica degli Elio E Le Storie Tese. Giusto per far capire quanto tutto ciò possa essere trasversale nel panorama artistico musicale. Alcuni hanno poi fatto ritorno, altri sono rimasti semplicemente dei produttori. Qualcuno, purtroppo, non è più fra noi. E proprio la morte, improvvisa quanto inattesa, di Tim Bergling – avvenuta a due anni di distanza dal ritiro dalle scene – ha fatto da involontario campanello d’allarme. Facendo “cadere il muro” del silenzio una volta per tutte. Ricordando che il titolo di superstar o VIP non fornisce automaticamente una corazza o superpoteri che possanno rendere di conseguenza immuni dalle insicurezze e dagli eccessi di cui già la vita di chiunque è costantemente farcita. E che quel tipo di esposizione amplifica inevitabilmente a dismisura.
E se anche volessi salire sul carrozzone di quelli che dicono che alla fine della musica di Deadmau5 e del suo personaggio sempre sopra le righe si potrà fare anche a meno – premesso, non sono affatto d’accordo – credo che almeno un grosso grazie il topino canadese se lo meriterebbe. Anche solo per essere stato uno dei primissimi a condividere col mondo i problemi di salute mentale a cui un artista è costantemente esposto. O anche, per essere stato tra i primi ad alzare il telo sui dj set in playback e sui dj che schiacciano solo play. Accusando, peraltro, se stesso in primis. Rischiando quindi, di fatto, di porre finire alla sua carriera, oltre che alla sua credibilità come performer.
Oggi c’è anche chi dice – e non mi sorprenderebbe – che pure questo ritiro sia tutto una messa in scena. Uno dei suoi soliti scherzetti, come la leggendaria trollata a Martin Garrix all’Ultra Music Festival che fece il giro del mondo in un attimo nel 2014.
Del resto Deadmau5 è uno così: sempre impegnato tra un beef su Twitter ed una sgasata sulla sua “Purrari” con sopra i personaggi in 8-bit. E fidatevi, di questo skinny kid così spontaneo e volutamente provocatorio, fra un po’ di tempo, si inizierà a anche a sentirne la mancanza.