Ed eccomi di ritorno dalla Mostra del Cinema di Venezia, palcoscenico che ogni anno sfoggia grandi celebrità internazionali del mondo dello spettacolo e non solo. La mia attenzione quest’anno era tutta rivolta alla proiezione del film “Villalobos”, che pur presentandosi fuori concorso, era senz’altro una delle pellicole più attese e su cui la gente riversava ogni tipo di curiosità. Come spesso accade alla “prima” proiezione non potevano mancare il regista tedesco Romuald Karmakar con il suo staff di collaboratori e l’interprete d’eccezione, Ricardo Villalobos. Voci amiche mi avevano anticipato nel frattempo un aneddoto molto curioso: il giorno prima, alla presentazione del film alla stampa, il regista aveva richiesto esplicitamente di portare il volume della sala sopra i limiti consentiti. Infatti l’esordio del film si dimostra senz’altro d’impatto con il back to back tra Villalobos e Luciano al Monza closing party dell’anno scorso al Privilege. Dopo i primi botti dell’introduzione ci si sposta a Berlino nello studio-bunker di Ricardo, lì dove il cileno scarta, ascolta e seleziona ogni singolo vinile che gli viene recapitato (assegnando dei codici legati al genere musicale e alla qualità degli stessi), lì dove partorisce ogni sua produzione e affina ogni remix. Una stanza di pochi metri quadri e con migliaia di cavi ma dotata della migliore apparecchiatura in commercio tra mixer, altoparlanti, controller e sintetizzatori modulari. Qui, il regista si sofferma affrontando il discorso legato alla qualità audio, dalla quale emerge la predilezione di Ricardo per i vinili, gli unici,secondo il suo parere, capaci di garantire quella “profondità” che in digitale invece scompare. Si scopre poi quanto il cileno sia affascinato dalla musica classica e come in quel momento sia intento a comporre un remix utilizzando campionamenti originali della Philharmonie di Berlino, per non parlare poi di un suo personalissimo riadattamento dell’opera classica del “Bolero” di Ravel. L’intervista prosegue tra un flash e l’altro del Sonar 2006 al fianco di Richie Hawtin, dal quale emerge il suo pensiero riguardo l’evoluzione del genere musicale in questi ultimissimi anni. Ricardo ci tiene a precisare come la corrente minimal che si era imposta recentemente, ora abbia lentamente ceduto il passo ad una ritmica più melodica e vicina alla prima house music. La lunga discussione si sposta poi sul binario della selezione di determinati dischi a seconda del contesto e della gente per la quale si esibisce. Scopriamo un Villalobos molto attento a curare ogni dettaglio in base al luogo e alla storia di ciascun paese. Vengono passate in rassegna le sue esibizioni in Giappone nelle quali spiega di aver evitato sonorità decisamente “dure” ricordando quanto accaduto nella seconda guerra mondiale, cosa che fa però eccezione in Germania dove, nonostante il recente passato altrettanto burrascoso, non di certo dispiace una tipologia di suono “pesante”. Mentre sullo sfondo viene proiettata una parte della sua esibizione al Panoramabar di Berlino, il pensiero passa sulla selezione della tracklist durante la sue serate e si intuisce come ogni singolo disco venga scelto appositamente per creare una sensazione al clubber sempre diversa in pista. Una selezione curata anche in base alla presenza più o meno folta di ragazze nel dancefloor , le quali possono indurre il dj ad indirizzare la serata verso un suono molto più armonioso. Karmakar poi decide di affrontare con il cileno il tema della sessualità all’interno del mondo musicale. Molto spesso, secondo Ricardo, essa può rivelarsi una fonte di frustrazione per la generazione d’oggi, e per tale motivo dunque l’alternativa sembra ricadere inevitabilmente nell’assunzione di droghe. Il sipario si abbassa con un altro scorcio del Privilege e del Panoramabar e con Ricardo impegnato ad allietare il pubblico berlinese con lo stile e le sue movenze uniche e inimitabili che hanno fatto innamorare milioni di persone. Per concludere quindi, un voto molto più che positivo (testimoniato dai lunghi applausi dopo i titoli di coda) per una pellicola che ha messo in luce l’immensa conoscenza di Villalobos riguardo tutto ciò che va oltre il semplice djing. Aspetti che pochi conoscevano a proposito del dj cileno, e che di sicuro hanno contribuito a renderlo uno dei migliori artisti del mondo.
Carlo Braidotti
Scrivo su Soundwall perchè la musica è la mia passione principale. Scrivere è la seconda. Tramite Soundwall vorrei poter dare il mio piccolo contributo ed educare ogni appassionato all'ascolto di ciò che effettivamente merita, per questo non faccio che ascoltare musica nuova, senza barriere ma con equilibrio, per arricchirmi. Sempre ricordando che la musica si balla, non si ascolta e basta.
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