“Loch & Hill EP” non è una release che passerà alla storia come una delle più belle di casa Ostgut Ton, questo è certo e c’era comunque da aspettarselo. Troppo simile – qualcuno, maligno, potrà anche dire “magari!” – ai lavori di Steffi per poter spiccare all’interno di un sistema che, speriamo resista e rafforzi le sue fondamenta, ancora premia chi le idee le ha davvero piuttosto che celebrare i “semplici” esecutori. Ok la tecnica, va bene la fattura di un EP, ma dateci qualcosa che veramente ci cambi e che ci arricchisca.
Sfortunatamente, chi in qualche modo si aspetta da Virginia la rivoluzione copernicana della musica elettronica ha sbagliato alla grande e deve abbassare, per forza di cose, il tiro: l’uscita numero sessantacinque di Ostgut Ton è sì ben fatta, ma non stravolge in nessun modo quanto “Yours & Mine” ha già tracciato non più di due anni fa. È un ciclo, o meglio un riciclo (nel senso più nobile del termine), di un suono divenuto ormai popolarissimo anche grazie ad un album che la stessa Virginia ha contribuito a far affermare con la celeberrima “Yours”, ma soprattutto (e qui mi si scioglie il cuore) con la meravigliosa “You Own My Mind”.
Riuscire a bissare tanta grazie è effettivamente un lavoro arduo, specie tenendo presente che si sta parlando di un EP e non di una raccolta. L’ascolto di “Neurosis”, “Loch & Hill” e “Shifter”, poi, non lascia spazio a dubbi: niente di nuovo, niente che ci faccia alzare dalla sedia ed esclamare “cazzo, questo disco non posso perdermelo”. Tutto questo fino a “Tangish”, lasciata per ultima come il tiramisù dopo una cena tra amici o, meglio ancora, come la rivincita che la stessa Virginia sapeva di volersi/doversi prendere dopo l’ascolto delle altre tre. Aria finalmente. Sì è vero, i pad sono quelli lì, li conosciamo bene, e la ritmica non mischia in nessun modo (nessuno!) le carte in gioco. Il basso – già che ci siamo diciamole tutte, no? – non ha nemmeno quella spinta e quell’incisività che non guasta mai e che tanto piace a partire da una certa ora in poi. Ma la voce…con la questa voce qui si torna indietro e lo si fa con l’emozione e la felicità di chi certe cose, vuoi o non vuoi, se le porta dietro e non le dimentica. Come io non dimentico “You Own My Mind”.