pics by Lisa Carletta
Sarà un caso, ma Dj Hell quando punta tutto su un artista non sbaglia mai! Pascal Arbez-Nicolas si forma nel bel mezzo della scena rave francese. Inizia con il produrre sotto l’alias di Dima quella techno underground di cui, pian piano, purtroppo si stanno perdendo le tracce. E’ poi grazie all’amico Michel Amato (The Hacker) che viene accolto fra le braccia di Dj Hell, esplodendo nella scena elettronica mondiale. Quella di Vitalic è un’evoluzione musicale particolarmente intrigante, una crescita che si muove freneticamente fra la techno, l’acid, l’electro, il rock e che con il tempo si è avvicinata sempre più a melodie studiate, concretizzandosi e riassumendosi al meglio negli album “OK Cowboy” e “Flashmob” (certo è che la potenza e la ruvidità tipiche di Dima sono andate scemando via via con il tempo). Vitalic è una figura profondamente dinamica e la cosa diviene lampante quando si assiste ad un suo live set: non ci sono time-out, per due ore filate costringe il pubblico a dimenarsi senza sosta. Ci ha raccontato un po’ delle sue origini, delle sue scelte tecniche, dei suoi gusti musicali, delle ragioni che si celano dietro ad alcune sue produzioni, del suo amore per valvole e potenziometri, ed in fine ci consiglia di reggerci forte per il suo prossimo album che sarà terminato fra circa sei mesi!
Ciao Pascal, benvenuto su Soundwall! Dove ti trovi al momento? Com’è il tempo lì? Qui questa sera è perfetto!
Ciao! Sono appena arrivato a Digione, il posto dove vivo. Sto spendendo il mio tempo libero fra Digione e Roma, infatti ho trovato un tempo splendido anche a Roma.
Bene cominciamo: la tua passione per il trombone è stata un qualcosa che si è sviluppato autonomamente negli anni o la tua famiglia ha avuto un ruolo fondamentale alle origini della tua passione per la musica?
Penso che la musica sia parte integrante della mia natura. Certo, il coinvolgimento e le influenze della mia famiglia sono state fondamentali. Iniziai a suonare il trombone perché era il volere dei miei genitori, non è stata proprio una mia scelta. In realtà da sempre, sin da quando ero piccolo, sono sempre stato più vicino all’elettronica che alla musica classica.
Si legge un po’ dappertutto che il salto alla musica elettronica è avvenuto per te a metà degli anni novanta, quando ti sei appassionato alla musica dei Daft Punk, correggimi se sbaglio! Quali erano (e magari sono) le cose che ti hanno affascinato di questo duo?
Sì, a quel tempo ero già circondato dalla Techno. Volevo comporre ma era complicato e soprattutto costoso. Dopo che i Daft divennero famosi decisi di darmi una possibilità, decisi di provare! I Daft Punk avevano creato qualcosa di veramente nuovo e io volevo in qualche modo farne parte.
E insieme ai Daft Punk quali sono stati gli artisti che ti hanno spalancato le porte al mondo dell’elettronica?
Molti… Garnier, Jarre, Moroder, Derrick May… Un po’ di ragazzi tedeschi di cui ora mi sfuggono i nomi.
Più volte hai sottolineato che la tua musica non si basa sul campionare, bensì sul creare suoni il più possibile reali ma che mantengano al contempo il loro lato fake, e con “reale” si intende anche il trasferire le sensazioni che quei suoni solitamente danno. Come pensi un qualcosa di elettronico, di sintetico riesca a trasferire qualcosa di dinamico come una sensazione? Tu come cerchi di farlo?
Le macchine sono di per se cose vuote, siamo noi a dargli la vita. Anche gli stessi samples possono prender vita dopotutto. Anche io li uso, ma in maniera molto delicata. In realtà non penso ci siano regole più giuste di altre, non sono contrario a nessun tipo di tecnica. Semplicemente amo i sintetizzatori…
E qual è la strumentazione che ti permette di creare questi suoni? Immagino nel tempo si sia evoluta, ma quali sono gli hardware che secondo te hanno veramente segnato la tua evoluzione sonora?
La tecnologia stessa fa parte dell’ispirazione per così dire. Sono aperto a tutti i tipi di strumentazione, di macchina e tecnologie. Io cerco solo di trarre emozioni da quello che softwares e hardwares possono darmi. Adoro lavorare su veri potenziometri, ma amo anche la potenza dei softwares.
Solitamente come nascono i tuoi pezzi? Hanno praticamente tutti una fortissima linea melodica; sei solito partire proprio da questa e poi aggiungi basso, batteria e i synth che hai già in testa o più spesso sperimenti e sperimenti finché non trovi i suoni che maggiormente si addicono alla tua idea di base?
Solitamente ho un’idea e da quell’idea faccio una bozza. Poi la abbandono per un po’ di tempo per riprenderla successivamente e completare il tutto. Preferisco partire dalle melodie che ho in testa o da un suono che mi piace. Solitamente le percussioni vengono dopo.
Ricordi la prima volta che hai mandato le tue tracce a Dj Hell e hai ricevuto una risposta positiva? Sono passati un bel po’ di anni, ma ricordi cosa hai provato, come ti sei sentito?
Mi sentii veramente eccitato perché volevo da tempo prender parte al super team di Fixmer, Hacker e di tutti gli altri. E alla fine avvenne! Feci una gran festa con i miei amici!
Se si ripercorre tutta la tua carriera artistica, si nota come ci siano stati grandi cambiamenti, diversi alter ego, diverse tendenze, momenti più underground, suoni più rozzi e più delicati, melodie sporche e pulite… Poi nel 2000 è arrivato “Vitalic”, che dal primo all’ultimo album è cambiato a sua volta non poco. Come è arrivata la svolta di “Vitalic”? Come mai proprio questo nome?
Amo i nomi russi e solitamente non sono nomi tanto comuni. Vitalic era un pittore che mia sorella adorava, lo aveva conosciuto per le strade di Mosca. Ho sempre pensato fosse un laido costantemente in cerca di ragazze da sedurre… Nonostante ciò amavo il suo nome.
“Ok Cowboy” è un disco particolarmente eterogeneo, fatto di sonorità e synth che spaziano fra vari generi musicali e che viaggiano per molte sonorità europee. Una delle cose che colpiscono è sicuramente la voce: anche questa sintetica. Come mai la scelta di usare Brigitte [un programma per la sintesi vocale ndr] piuttosto che filtrare una voce femminile reale?
Perché a quel tempo ero abbastanza chiuso e volevo fare il mio primo album totalmente in solitario, doveva essere solo mio. Questo sicuramente mi ha forzato a cercar nuovi espedienti per ottenere una voce. Ovviamente tutto ciò ha i suoi limiti, infatti poi ho cambiato strategia. Ora sono un malato dei vocoders!
Sempre parlando di questo tuo primo album e di Brigitte, il brano “My friend Dario” parla di un tuo alter ego, ma rappresenta realmente un aspetto della tua personalità? Come mai hai deciso di metterla su disco, com’è nato il brano?
L’idea è nata dopo aver visto il film Easy Rider. Volevo un pezzo fondamentalmente rock, un pezzo che parlasse di velocità, alcool, guida in stato di ebbrezza e che avesse una fine nera. Spero non sia una premonizione! E’ semplicemente la storia di ragazzi che si divertono vivendo sempre al limite.
Come mai hai chiamato il tuo ultimo album “Flash mob”, qual è la connessione fra il titolo e l’album in se? Cosa è che ti affascina di questi “eventi”?
No, non ci sono connessioni. Era semplicemente l’evento in sé che era affascinante: a quel tempo era ancora una novità, la trovavo una cosa pazzesca! Adoravo soprattutto quelle feste flash dentro le metro: qualcosa di breve e fra persone che non si sono mai viste in vita loro. E‘ qualcosa di poetico…
Quello di “Second lives” è sicuramente uno di quei giri melodici che basta ascoltare per 2 secondi per esclamare: VITALIC! Ma oltre a questo una cosa che ci incuriosisce tutti è il suo video. Sappiamo che per quel video hai collaborato con una team belga: com’è nata l’idea? Rispecchia l’idea del brano?
Non è assolutamente la mia visione della traccia, in ogni caso apprezzo veramente molto il significato di quel video. Penso sia veramente fico e molto intelligente come clip. Non conoscevo quel team prima, ma a mio parere hanno dato la miglior visione possibile di quella traccia.
Dall’Ep “Poney” a “Flash mob” sono molti e molto profondi i cambiamenti che si possono notare; ovviamente ascoltando tutti gli album e gli Ep di transizione si riesce a seguire il tuo percorso evolutivo. Non ti mancano però quella cattiveria, quel “lo-fi”, quel lato underground di “Poney Ep” o ancor più del vecchio “Dima”?
Aspetta di sentire quello che sta per uscire, vedrai! In ogni caso è pieno di roba “noisy-trash-krasta-punk” in giro… Io ho bisogno di creare cose mie.
Considerando questa tua evoluzione in tutti i suoi aspetti, è stato un percorso naturale o hai trovato spesso difficoltà nel fare le tue scelte?
E’ stato abbastanza naturale. Il mio mood si evolve, cambia… I miei gusti ed il mio studio anche. E’ tutto connesso.
Quando ti esibisci si può dire che suoni quasi sempre live. Oltre a motivazioni di tipo abitudinario, pensi che un Dj set possa in qualche modo limitare le tue possibilità creative rispetto ad un live set? Perché?
Qualche volta faccio dei DJ set. Ora che il mio tour è finito faccio più Dj set che live set. Penso sia divertente, provo le mie nuove tracce, mi tengo aggiornato anche su quello che succede per quanto riguarda le releases. Mi piacciono entrambi, anche se devo ammettere che preferisco quando suono live nei miei big show.
Con il passare del tempo le releases aumentano sempre più ed è sempre più complesso stare dietro a tutte le nuove tendenze, i nuovi dischi, i nuovi progetti… Molto spesso è necessario fare una cernita. Qual è il tuo rapporto con la musica di oggi: qual è la musica che ascolti maggiormente a casa, in macchina e che al momento ti da’ maggior ispirazione?
Ascolto un po’ tutti i generi musicali. A casa, mentre guido, in aereo… Probabilmente il Raggae è l’unico genere che non mi fa proprio impazzire. Certo, senza alcun dubbio faccio una selezione… Poi con Facebook e Soundcloud è molto facile seguire le novità e tenersi aggiornati. L’ultimo album che ho comprato è dei The Rapture… Fenomenale!
Facendo un po’ di nomi e cognomi: dacci qualche artista degli ultimi anni di cui secondo te non si deve per forza avere qualcosa!
The Rapture, Siriusmo, John Lord Fonda, Caribou…
Ultima domanda flash: dobbiamo aspettarci un album a breve? A cosa stai lavorando?
Sì, ci sto lavorando. Sono più o meno a metà strada. Più o meno sarà finito fra 6 mesi!
English version:
pics by Lisa Carletta
Maybe it could be a coincidence, but when DJ Hell is betting everything on an artist he is never wrong! Pascal Arbez-Nicolas is formed in the middle of the French rave scene. He started producing, under the alias of “Dima”, that kind of underground techno of which, slowly, we are unfortunately losing tracks. Then, thanks to his friend Michel Amato (The Hacker), the artist is welcomed in the arms of DJ Hell, exploding in the global electronic scene. The one of Vitalic it’s a particularly intriguing evolution, a growth that moves frantically between techno, acid, electro, rock, and that with time approachs more and more to studied melodies, materializing itself in “OK Cowboy” and “Flashmob”. Vitalic is a profoundly dynamic figure and this becomes clear when you listen to him during one of his live set: there are no time-out, for two hours non-stop he forces the audience to squirm incessantly. He told us a bit of his origins, his technical choices, his musical tastes, of the reasons that lie behind some of his productions, he told us a bit of his love for valves and knobs, and finally he suggested us to get ready to his next album, which will be completed in about six months!
Hi Pascal, welcome on Soundwall! Where are you now? What’s the weather like over there? This night here there is the perfect weather!
Hi. I’m just arrived home in Dijon where i live. I spend my free time between Dijon and Rome and in fact the weather is perfect in both places.
Well, let’s start: is your passion for trombone and music something that has been independently developed over the years or did your family play a key role in the origins of your passion for music?
I suppose music is part of my nature, but my family surrounding has it’s importance too. I made trombone because my parents wanted, it wasn’t really my choice though. Since I was a kid i was into electronic music and disco rather than classical.
It can be read a bit everywhere that the skip to the electronic music happened for you in the mid-nineties with the music ofDaft Punk, correct me if I’m wrong! What were (and maybe are) the things of this duo that have intrigued you?
In fact i was already into techno. I wanted to compose but it seemed very coplicated and expensive. After the Daft became popular I decided to give myself a choice to try because they brought something really new and I wanted to be part of it.
And along with Daft Punk what were the other artists that have unlocked you the door of electronic music?
Many… Garnier, Jarre, Moroder, Derrick May… A bunch of german guys now forgotten…
You stressed several times your music is not based on samples and sampling, but on creating sounds as real as possible but at the same time maintaining their “electronic fake side”, and with “real” I mean also the transferring of feelings that usually those sounds give. How do you think something synthetic, something artificial is able to pass something as dynamic as a sensation? How do you do it?
Machines are kind of empty, you make them alive. Sampels can be alive too by the way. I do use samples but in a very light way. At the end, I think there is no rules and i’m not against any of the techniques. But i love synthesisers…
And what is the instrumentation that allows you to create these sounds? I guess over time it evolved, but what are the hardwares and softwares that in your opinion have marked the evolution of your sound?
Technology is part of the inspiration too. I am open to any kind of equipment, machine, technology. I just try to get excitement from what soft / hardwares can provide me. I love the feeling of real knobs, but i like also the punch of software stuff.
How do your songs usually born? Almost all your tracks have a strong melodic line, do you usually start from this melodic aspect and then do you add bass, drum and synths that you already have in mind or, more often do you try and retry experimenting until you find the sounds that best suit your basic idea?
Usually I have an idea and i make a draft. Then I leave the draft away for some time. Then I finish it later. I may start with a melody line I have in my head, or a sound i like. Usually the drums come after.
Do you remember the first time you sent your tracks to DJ Hell and you received a positive response? It’s been a good deal of years ago, but d’you remember what you felt, how you felt?
I felt very excited because I would join a super team with Fixmer, Hacker and all the others. I wanted to sign on Giolo for a year on, and that would finally happen. I made a big party with my friends.
If we look back at your whole career, we can note that there have been big changes, several alter egos, different trends, more underground sounds, more rougher vibe and more delicated vibe, dirty and clean melodies … In 2000 “Vitalic” was born, and also from his first to his last album there are lots of changes. How and why Vitalic was born? Why did you start this project and why did you choose this name?
I like Russian names and they are not common. Vitalic was a painter my sister loved after she met him in the streets of Moscow. I thought the guy was a kind of a wanker seducing girls around, but i loved his name.
“Ok Cowboy” is a very heterogeneous album, made up of sounds and synths that move freely in a wide variety of musical genres. One of the things that strike is definitely the voice: also the voice is synthetic. Why did you choose to use Brigitte Synth rather than filter a real female voice?
V:Because i was quiet closed at that time and wanted to make that first album myself, totally alone. That would also force me to find other ways to make vocals. but this has it’s limits and I have to change that. I am kind of sick of vocoders at the moment.
Continuing talking about your first album and about Brigitte, the song “My Friend Dario” speaks about an alter ego. Maybe it could be one of your alter ego; in this case: is he a real aspect of your personality? Why did you decide to put him on a disk, how was the song born?
The idea of the song was born after i watched the movie Easy Rider. I wanted to make a song kind of rock talking about speed, drinking and driving, with a sad ending. I hope it’s not premonition, it’s just a story about guys enjoying dangerous life style.
Why did you call your latest album “Flash mob”, what is the connection between the album itself and it’s title? What fascinates you of that these “events”?
No there is no connection. It was the event in itself that was fascinating. At that time it was totally new and i thougt really crazy. I loved the ones consisitng of flash parties in the metro. And the fact it’s short time, with people who dont know each others. It’s kind of poetic…
The “Second Lives” melody is definitely one of those make you immediatly exclaiming: VITALIC! One thing that intrigues us all is it’s video. We know the video is a collaboration with a Belgian team, but how was the idea born? Does it reflects your idea of the track? What are the meanings you give to that song and that video?
It was absolutely not my view about the track but i loved the idea straight. I think it’s a bit punky and very clever. I didn’t know that team of directors before, but for me they had the best view about the song.
From the Pony Ep to “Flash Mob” the changes that can be noted are many and very profound… Of course listening to the transition album and to transition Eps between Pony and Falsh Mob, we can follow your path of evolution. But don’t you miss the hardness, the “lo-fi” side, the underground aspect of “Poney EP” or even more of the old Dima?
Wait what’s coming next… Anyway it’s full of noisy-trash-krasta-punk music around… I make my own stuff.
Considering this evolution in all it’s aspects, was it a natural course or was it hard to make your choices in order to evolve yourself?
It’s coming naturally. My moods change, evolve… My tastes, and my studio too. It’s all combined.
When you perform you always play live sets. Besides your habits, do you think a DJ set can somehow limit your creative possibilities respect to a live set? Why?
I do play DJ sets sometimes. Now my tour is over, I make more DJ sets. I think it’s funny, I try my new songs, I keep updated with new producers too. I like both, even if my favourite one is playing like with the big show of course.
Over time, the number of releases continues to rise and keep up is every day more complex: keep up with new trends, new discs, new projects, new sounds… Make a selection is ever more often necessary. What is your relationship with the music of today: what is the music you listen to at home, while you’re driving and that at the time gives you more inspiration?
I listen all kinds of music. At home, driving, on planes… Maybe raggae is the only style I’m not crazy about. For sure I make a selection, but means like Facebook and Souncloud help you to get in touch faster with new stuff. The last album I’ve bought is the rapture one. I love it.
Give us some names and surnames: can you leave us some albums of these last years that you really think we must have in our collection?
The Rapture, Siriusmo, John Lord Fonda, Caribou…
Last flash question: should we expect an album soon? What are you working to?
I’m on it. I’m about half way. I think it’s gonna be finished in 6 months maybe.