Diciamoci la verità, ormai si preferisce suonare dischi ricercati, meglio se etichettati nei primi anni ’90 in tiratura limitata. Con quelli si pensa di poter fare la differenza e non adeguarsi al sound modaiolo di questi tempi. In realtà, anche i più esperti non possono negare un ascolto a quanto di nuovo viene proposto dalle labels su cui tutti vorrebbero stampare per poter salire alla ribalta. Desolat, è senz’altro l’esempio più lampante, “il dado pazzo” infatti ha mostrato una certa tendenza a lanciare artisti emergenti, vedi Dragosh o gli spagnoli Pulshar.
La stessa Spagna si rivela terra di conquista anche in questa occasione, con una coppia che, seppure a molti risulti ancora semisconosciuta, in realtà era già stata in grado di arricchire il catalogo di Serialism, Safari Electronique, Vinyl Club. I loro nomi sono Javier Viudez e Rainer Serrat, rispettivamente di Mallorca e di Barcellona. I due però il vero salto di qualità lo hanno fatto in seguito alla decisione di trasferirsi in una città metropolitana come Londra, location ideale per chi cerca ispirazione e per chi intende crescere musicalmente (chiedete ad esempio agli Italoboyz).
Ora il boom, con il diciottesimo capitolo della saga Desolat. L’ep, intitolato “Scusas” già anticipa il leit motiv delle quattro tracce all’interno con il classico timbro latino e le immancabili percussioni. Almeno da quanto si può intuire dal primo record (“Scusas”), ipnotico già dai secondi iniziali: bassline abbastanza cattiva che tende ad aprirsi lasciando in primo piano un tappeto di percussioni diversamente alternate. Solito arrangiamento direte voi, ma poi il classico “parlato” spagnolo, prima tagliato e più avanti riproposto nella versione completa lo rendono nella sua semplicità una bomba da sganciare nel dancefloor. “Nuovo Cedar” è invece un pezzo un po’ atipico e, a mio parere, adatto per mantenere il ritmo alto del set. Linea di basso killer accompagnata da piacevoli snares, leggeri hit hat e da un vocale indistinto che pian piano si dissolve in uno sfondo di loops metallici e martellanti. “Rainer Nostalgia” è caratterizzata da un lunghissimo parlato che garantisce maggiore scorrevolezza ad un arrangiamento abbastanza ripetuto per i primi cinque minuti e mezzo. Poco più avanti un giro di piano soft e ben filtrato ridà un sapore deep e più melodico. Si tratta però di un breve stacco, visto che la chiusura ripercorre poi la strada dei primi minuti con sonorità più tech house. Infine ritroviamo “Philips Tv”, forse la traccia più efficace assieme a “Scusas”: suoni modulari, brevi upfilters, effetti elettronici in una drum rack già di per sé potente. A metà circa del disco entra in scena la calda voce latina, ripetuta per diverse volte prima come pausa e poi come classica arma per la ripartenza.
Insomma, un’uscita adatta per chi cerca qualcosa di fresco, più improntato alla techno e con reminiscenze latine; i primi feedbacks positivi provengono ovviamente dall’ intera famiglia Desolat e da artisti illustri come Matthias Tanzmann, Davide Squillace, Stacey Pullen, Hernan Cattaneo ed Osunlade. Se avete in tasca una decina di euro circa, il mio consiglio è di assicurarvi il vinile…