Eccoci. Siamo di nuovo in quel trittico di giorni dell’anno in cui l’Italia diventa veramente l’epicentro di qualcosa in musica, e lo diventa nel modo più sano e virtuoso. Succede con l’accoppiata Kappa FuturFestival / Movement, succede con Club To Club, succede con Nameless. In realtà gli eventi meravigliosi in Italia non sono certo solo questi (giusto ieri parlavamo di Dancity, per fare un esempio), ma quello sport in cui si raggiungono numeri enormi – ovvero presenze che vanno contate non a migliaia ma a decine di migliaia – è davvero appannaggio di pochi. Soprattutto quando si tratta di farle a prescindere dal Vasco Rossi o Ligabue della situazione. Ancora di più: soprattutto quando si tratta di creare la vera e proprio atmosfera da festival.
Per riuscirci, ci vuole una professionalità enorme. Ci vuole una organizzazione feroce: perché quando maneggi certi numeri, non puoi permetterti di sgarrare. Ma ci vuole anche un cuore grande: perché l’atmosfera “da festival” non la crei solo con l’organizzazione, ci deve essere qualcosa in più. Ecco: Nameless Music Festival ha qualcosa di speciale. Poi chiaro, uno può fare il neghittoso e sibilare “…ma è un festival EDM, ma che me ne frega a me”, ma in realtà è peggio per lui. Peggio perché si perde davvero un evento più unico che raro, per atmosfera: non è un caso che gente che ne ha viste di ogni, vedi alla voce Axwell & Ingrosso, ha voluto a tutti i costi tornare dopo l’esibizione del 2017, letteralmente auto-invitandosi al festival (…poi il loro management ha fatto un casino e ha fissato nello stesso giorno pure una data in Polonia, ma vabbé: sennò sarebbe tutto troppo perfetto ed idilliaco, ma comunque i due svedesi ci saranno, anche se non più come set di chiusura della seconda giornata). Ma non solo loro, praticamente tutti gli artisti che ci sono passati negli anni c’hanno lasciato un pezzo di cuore, regalando manifestazioni d’entusiasmo che vanno ben oltre la semplice cortesia. Ma in generale, per vedere com’è andata l’anno scorso, potete leggervi questo.
Quello che è da sottolineare è la giovane età di quasi tutto lo staff. E’ la sua efficienza e precisione. E’ il fatto che nei ruoli strategici trovi persone bravissime nella fase esecutiva e con un ottimo inglese (aspetto spesso sottovalutato). E’ l’etica del lavoro, quella che crea i miracoli, che poi miracoli per l’appunto non sono, ma il frutto di precise capacità, sforzi, attitudini. Risultato: Nameless Music Festival è davvero una eccellenza europea. Pur non essendo per nulla standardizzato (vedi alla voce venue: praticamente siamo in montagna, isolati in una valle, Milano non è lontana ma nemmeno vicinissimo, ad un’ora d’auto). E pur contando tantissimo non (solo) sulla fredda bravura organizzativa, ma davvero su un rapporto anima&cuore col proprio pubblico. Un rapporto che purtroppo spesso vediamo latitare o esserci solo a metà nei festival più tradizionalmente techno/house/elettronici. Un festival non lo fa solo la line up: lo fa anche il senso di appartenenza reciproco tra pubblico ed evento. Ecco, in Nameless raggiunge delle vette meravigliose. Se uno si prende la briga di girare un po’ il web, i gruppi Facebook, se ne accorge.
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E’ per questo motivo che anche quest’anno, al momento di rimappare la nostra collaborazione con Molinari per il 2018, Nameless Music Festival è stato un punto fermo. Anzi: abbiamo voluto rilanciare. Se passerete dalle parti di Barzio, fra oggi e domenica, non solo vedrete il brand Molinari un po’ dappertutto, ma soprattutto lo vedrete “patrocinatore” della grande novità di questa edizione: il Molinari Igloo Stage. Uno stage dove la direzione musicale è molto vicina alle nostre coordinate più tradizionali: Ben Pearce, Format:B, Ivreatronic, Whitesquare, Ciao Recs!, giusto per citare gli headliner. Questo perché la triangolazione Soundwall / Molinari / Nameless, nata l’anno scorso, ci ha visto tutti reciprocamente così felici che è stato davvero naturale voler alzare il livello. Saranno quattro, gli eventi di quest’anno in sinergia tra noi e Molinari: aggiungeteci Viva Festival, Ypsigrock e Spring Attitude. Avremo modo di parlarne.
Per ora fateci solo dire che siamo felicissimi di trovarci a Barzio l’1, 2 e 3 giugno. In uno dei migliori festival italiani. Uno di quelli col pubblico più bello: caldo, partecipativo, zero menate, zero pensare solo a quanto si è intelligenti e/o a quando sale, grande apertura mentale. Una di quelle situazioni in cui vai lì e pensi che sì, l’Italia è un paciugo, una nazione gestita da anni se non da decenni in modo atroce dalla propria classe politica ed amministrativa, una nazione dove è difficile fare le cose, dove guardi il cittadino medio e spesso e volentieri pensi che si merita la classe politica che ha; poi però ci sono delle magnifiche eccezioni (tra modo di fare le cose e modo di fruirle, in una interazione virtuosa tra chi dirige e chi esperisce) e ti dici che sì, anche qui un altro mondo è possibile. E il futuro può rivelarci delle belle sorprese: sì, se lavori seriamente, se arrivi col cuore aperto, se te ne fotte un cazzo dei pregiudizi.
Da oggi a domenica 3 giugno, ci si vede su, a Barzio. A Nameless Music Festival. Insieme ad altre 40.000 persone in tre giorni.