Il 9 Settembre è in uscita su Visionquest l’ultimo EP di Wareika, uno dei progetti sicuramente più interessanti degli ultimi tempi. Il trio di Amburgo, di cui è parte, tra gli altri, Florian Schirmacher (voce, synth e percussioni) si è affermato nel panorama elettronico musicale con una rapidità fuori dal comune, dimostrando come sia possibile, ancora oggi, esplorare nuovi territori, aprire una via nella ingarbugliata matassa di stili e contaminazioni che da tempo ormai si rincorrono l’un l’altra, aggrovigliandosi sempre più come un gomitolo di lana gigante. Ed è in questa realtà un po’ nietzschiana dell’eterno ritorno che Wareika si pone senza dubbio come fenomeno d’avanguardia, in un contesto un po’ codardo che troppo spesso predilige le retrovie.
E i risultati si vedono subito. In appena cinque anni di attività i Wareika rilasciano tre album e innumerevoli EP su alcune delle label più stimate sulla faccia della Terra. “Harmonie Park” su Perlon, tanto per citarne una. Un viaggio musicale di sessanta minuti circa, suddivisi in quattro “Movements” per due LP. Un vero e proprio manifesto della più alta cultura elettronica, capace di toccare gli angoli più disparati dell’ universo musicale senza dover mai cambiare rotta.
“Madame Scorpion” è solo un altro logico tassello dello stesso mosaico. Ci si sente quasi forzati nel dover ridurre i percorsi sonori di Wareika alla definizione di traccia. Questa è musica che non ha un inizio ne una fine. Semplicemente scorre, è flusso continuo in costante mutazione di forma e colore. Non puoi scattarne una fotografia ne imprigionarlo all interno dei confini fisici di un disco. A tratti vi sembrerà di danzare nella giungla con qualche comunità tribale, a tratti sarete turisti un lontano bazar esotico o semplicemente dispersi al Sisyphos, in una fase indefinita della vostra folle maratona. Quando si ascolta un brano come questo si attraversano territori vastissimi, tutti differenti, senza mai spostarsi di un centimetro dal punto di partenza. Non è poi questo lo scopo del clubbing, della musica, dell arte stessa?
Ma non finisce qui: Troxler e colleghi, infatti, affidano ad Henrik Schwarz il compito di rileggere il lavoro dei Wareika. Ne deriva un pezzo più inquadrabile, dalla impronta marcatamente tech-House, a tratti dotati di grande armonia, leggero e potente allo stesso tempo, a tratti grossolano, dal sound sicuramente più “commerciale” rispetto alla versione originale. Non alla sua altezza forse, ma non del tutto privo di atmosfera, non a tal punto da sfigurare, rispetto al lato A. D’altronde non era un compito facile quello affidato al buon vecchio Schwarz, personaggio non sempre convincente al 100%, che tuttavia esce a testa alta anche da quest’ultima sfida.