“Non l’ho mai fatto, ma l’ho sempre sognato.”
Con queste esatte parole, il celeberrimo Ragionier Fantozzi, nell’omonimo film, giustificava alla moglie l’intenzione – nata dalla necessità di recuperare il tempo perduto – di prendere l’autobus al volo, cioè direttamente in corsa dalla strada, per arrivare in tempo al lavoro. Come da tradizione per la finissima (e spietata) ironia tragicomica di Paolo Villaggio, quel gesto estremo rappresentava non solo la disperazione di chi si sentiva schiavo del cartellino da timbrare, ma anche l’occasione di rivalsa di chi bramava una boccata d’aria per sfuggire da una vita schiava dell’abitudine. Anche io e il mio socio Marco, negli ultimi anni, il sogno di prendere il nostro autobus al volo l’abbiamo lasciato nel cassetto tante volte. Vuoi per gli obblighi di una vita spesso schiava delle famigerate “cose serie”, vuoi per timore nel mettere anima e corpo al servizio del pubblico ludibrio, quel carrozzone sferragliante l’abbiamo sempre lasciato passare. Non senza un certa nota di malinconia.
Forse proprio per questa curiosa analogia – pescata da una pellicola che da sempre ci unisce – e per liberarci di quella svilente monotonia a cui questa pandemia ci ha incatenato, abbiamo deciso di fare di quella diapositiva tragicomica il manifesto di un podcast. La nostra occasione di fare ciò che non avevamo mai fatto, ma che avevamo sempre sognato. Siamo infatti sempre stati affascinati dalla possibilità di raccontare la storia della musica elettronica tramite un’angolazione diversa e spesso tralasciata dai libri di storia, libri dove (giustamente) si è preferito dare maggior spazio alle testimonianze del “dietro le quinte” di artisti, critici e addetti ai lavori di vario genere.
D’altro canto, la storia che avevamo a cuore raccontare era invece quella che ci si tramandava proprio sopra ai sedili di un bus sgangherato mentre ci si recava, un lento chilometro alla volta, verso l’ennesimo festival in qualche paese straniero. Quella cioè dei forum di settore, delle tour dates su MySpace, della caccia alle Track ID e dei primi tour operator specializzati. Senza dimenticare l’evoluzione dettata da turismo low cost e globalizzazione digitale. Il tutto cercando di mettere il focus su un fenomeno sociale – da noi battezzato “Pendolarismo del clubbing” – che ha coinvolto (e coinvolge) migliaia e migliaia di ragazzi che, regolarmente, lasciavano (e lasciano) la propria località per affollare i club e festival di mezzo mondo: dalla macchinata verso la discoteca nella provincia accanto fino ai voli intercontinentali. Un fenomeno migratorio sistematico, da sempre legato alla club e festival culture fin dai suoi primi vagiti. Un ecosistema che ci ha permesso di incontrare persone splendide e vivere emozioni impensabili anche senza essere per forza sopra o dietro ad un palco. Per questo motivo i nostri ospiti saranno innanzitutto ragazzi come noi, conosciuti durante le mille traversate vissute assieme.
Se avete seguito i miei articoli – proprio su queste pagine, negli ultimi nove anni – avrete sicuramente notato una particolare attenzione per questo tipo di tematiche. Ho sempre cercato di portare su Soundwall le mie esperienze in giro per il mondo, alla scoperta di luoghi iconici e rotte inedite, festival magniloquenti e club grandi come uno sgabuzzino extra-large. Questo progetto è la naturale conseguenza di tutto questo percorso ed è il regalo più grande che possa fare a chi avrà piacere di ascoltare.
Ogni settimana tratteremo un diverso evento tramite gli aneddoti di chi l’ha vissuto direttamente sul dancefloor, intrecciando il ricordo personale con l’evoluzione dell’evento stesso e gli altri temi ad esso associati. Questa prima serie sarà dedicata ai festival che hanno fatto la storia: partendo da un “elephant in the room” come Tomorrowland – forse il tema più controverso degli ultimi anni – sfruttando le nostre sette presenze, suddivise fra tutte le varie fasi della sua evoluzione, per analizzare il ruolo chiave che questo evento ha avuto nella nascita di una cultura che pone la musica come un fattore ma non più IL fattore. Per poi continuare con l’iconica Street Parade di Zurigo e il suo rapporto viscerale con il proprio ecosistema insieme a un amico che, a cavallo fra i due Secoli, vi ha partecipato per dieci anni di seguito. La terza puntata, appena pubblicata, tratta di un evento più recente ma subito iconico come Dekmantel Festival. Raccontato insieme a una firma prestigiosa proprio di Soundwall come Matteo Cavicchia, tra gente in piedi sui muri di casse, salici piangenti in mezzo al dancefloor e sonnambulismi inquietanti.
(Ecco la puntata; continua sotto)
Come avrete già intuito – e ci teniamo a confermarvelo – le storie che racconteremo su Weekend Commuters sono sconclusionate, irriverenti, ai limiti del politically correct. Proprio come se fossimo assiepati sopra a un pullman, seduti sui sedili posteriori della vostra auto o riuniti al check-in di un aeroporto diretti verso la prossima avventura.
Salite a bordo!
Il podcast è già disponibile sui principali servizi di streaming come Spotify, Apple Podcasts e Google Podcasts, e ha anche una propria casa.