Mancano pochi giorni all’uscita di “Knee Deep”, nuovo lavoro dei bravissimi e baldanzosi WhoMadeWho, uno dei gruppi che più ha suonato (e più ha spaccato) dal vivo nell’ultimo lustro e passa e soprattutto uno dei gruppi che prima di molti altri, anzi, prima di quasi tutti gli altri si è infilato in quella giostra sonora dove punk e funk si intrecciano con la dance con un piglio però moderno e non passatista o revivalista, agendo prima di tutto con gli strumenti e poco o pochissimo coi software e i laptop. Il tutto con risultati certe volte davvero clamorosi, vedi la cover suonata della benassiana “Satisfaction”. Su cosa bolla in pentola ora, ne abbiamo parlato diffusamente con Tomboy, che si è prestato di buon grado a rispondere a Soundwall.
In Italia abbiamo un simpatico modo di dire che recita “come si parte giovane promessa, più tardi però si viene visto come il solito stronzo, solo alla fine si arriva allo status di venerabile maestro”. Se diamo per corretta questa descrizione dello sviluppo della carriera di un artista, voi in quale step vi trovate?
Ah ah ah, giustissimo questo modo di dire, a maggior ragione in tempi come questi, sia che tu sia un act emergente con un po’ di hype attorno sia che tu sia una realtà consolidata. Ad ogni modo, credo che più o meno apparteniamo alla fascia di mezzo – con una carriera semi-lunga giocata sempre nel semi-underground. Tuttavia proprio quest’anno abbiamo deciso di fare delle mosse importanti, vedi l’uscita di due album (il primo dei quali su una delle migliori etichette techno del pianeta, la Kompakt), per smuovere significativamente le acque e ridisegnare il nostro profilo.
Vi facevo la domanda di cui sopra perché quando siete entrati sulla scena eravate comunque qualcosa di fresco e di sorprendente – gente che suona musica da dancefloor non coi computer ma con una strumentazione tradizionale. Oggi però sono in mille mila a farlo. La cosa vi dà fastidio? Vi dà da pensare? O non vi tocca in nessun modo?
Beh sai, è inevitabile pensare che in questi anni molte band hanno fatto successo utilizzando una formula che noi avevamo fatto nostra molti anni prima, in tempi non sospetti. Ma è un pensiero che scompare di fronte a una constatazione molto semplice: siamo comunque contentissimi della nostra carriera e del seguito fedele di fan che ci siamo costruiti. Poi, viene anche da pensare che magari fossimo stati meno sperimentatori nell’arco della nostra carriera – che so, facendo solo electro-rock di quello facile e di grana grossa – avremmo avuto più successo e oggi saremmo ancora più famosi. Ma sperimentare e prendersi dei rischi è nel nostro dna, nell’arco di questi anni abbiamo sempre apportato piano piano dei cambiamenti al nostro suono.
E oggi? Questa evoluzione a che stadio è arrivata?
Le parole chiave sono: experimental pop new age trance, con un tocco di disco. Non male, no? Tutte le persone coinvolte nella lavorazione del nostro ultimo lp sono assai contente, e altrettanto lo sono i dj a cui abbiamo fatto sentire il materiale.
Quindi “Knee Deep”, ora in uscita, come sarà?
Siamo in una fase molto creativa, il nostro suono è diventato più grandioso e più pop al tempo stesso, così come più deep e più sperimentale. Mah: diciamo che è come se i Temper Trap e Dj Koze avessero fatto un disco assieme.
Per un sacco di anni voi siete stati i più grandi ed instancabili lavoratori sulla piazza, suonando praticamente sempre ed ovunque. Ancora oggi riuscite a divertirvi con tour così intensivi?
Eh, dipende. Certe volte essere in tour è la cosa più bella del mondo: incontri gente simpatica, mangi cibo che ti meraviglia letteralmente da quanto è buono, finisci in posti fantastici come Buenos Aires, Rio, Sydney, Lisbona… Altre volte invece il tutto si trasforma in un incubo: non dormi mai, perdi un sacco di tempi nei trasferimenti annoiandoti mortalmente, ti sembra come di procedere sempre in cerchio come in una gabbia.
Ma quando non siete riuniti nella faccenda WhoMadeWho come passate il vostro tempo?
Ognuno di noi ha i propri progetti musicali, oltre al fatto che noi tutti passiamo molto tempo in famiglia – siamo tutti genitori – e con gli amici.
Mi è sempre piaciuto molto il fatto che arriviate, ciascuno di voi, da differenti background: se non sbaglio Tomas è un rockettaro, Jeppe uno che aveva a che fare col jazz più sperimentale, Tomboy il tizio che si cimentava in quella cosa bizzarra chiamata deejaying. Siete ancora legati alle vostre singole radici musicali, le tenete sempre in allenamento? E a quali compromessi dovete arrivare per armonizzare tutte queste radici musicali differenti quando si tratta di creare materiale targato WhoMadeWho?
Oh sì, per ciascuno di noi ciò che era la nostra identità pre WhoMadeWho è ancora oggi importantissima. Lo è per noi personalmente, lo è anche per l’identità artistica del progetto WhoMadeWho: siamo sempre stati fan gli uni degli altri, ognuno quindi ha cercato di avvicinarsi alla visione artistica dell’altro… e al tempo stesso questi singoli background sono sempre stati mantenuti come ingredienti dell’impasto finale del suono WhoMadeWho.
Quali sono le band o i produttori che oggi ammirate di più?
Io, Tomboy, al momento amo molto hip hop ed r’n’b. Robe come The Wknd, Odd Future… manco so chi c’è davvero dietro a queste produzioni. Sul lato più pop, apprezzo il lavoro di Swizz Beats, Afrojack, perfino i Cataracs. Sulle faccende più underground, continuo ad amare Switch, Erol Alkan, Gesaffelstein.
English Version
Few days left now to the release of “Knee Deep”, latest effort of the very vital and skilled WhoMadeWho trio, one of the bands that played (and rocked) the most in the last five years or so plus one of the bands that before many of those (and better than many of those) dived into that moving field that combines punk and funk with a consistent taste of ultra-contemporarity (no nostalgia or retro-fellings allowed) just using instruments and (almost) no software and laptops. All that brought to amazing results (see their instumental rendition of Benny Benassi’s “Satisfaction”). What’s going on now? Tomboy tells it all…
In Italy we’ve got a funny statement that says that you start nicely as a “young promise”, later people start to look at you as the “usual asshole”, finally you turn out to be a “venerable master”. Assuming that this statement is correct, at what step do you think you belong to?
Ha ha, that is sooo correct, especially in these days, either you are an upcoming hyped act or you a huge well established act. We kind belong in the middle because of our semi-long career in semi-underground, however the whole concept for this year (doing two album, first one on Kompakt – worlds coolest techno label), is to kind of re-boot: to being not too young, but a sort of an exciting promise.
I was asking you that because when you stepped into the arena you were seen as something sincerely surprising and unusual, with your instrumental take on dancefloor styles. But now so many bands are following the same path. Does this affect you? Do you bother?
Yes, sometimes we think about that: a lot of bands and djs have been succesful with doing the same as we been doing many years earlier, however we are very honoured about our career and many loyal fans out there. On the other side, we think we could have been much bigger if we had chosen not to experiment that much and only doing big-room electro rock, but we love to experiment and have been purposely changing our sound slightly during the years.
How is your music evolving right now?
Great, all the people involved in release are very happy, so are our dj friends etc that we have. Keywords are experimental-pop-trance-newage-trance with a disco edge.
Could you give us any anticipation of the content of “Knee Deep”, out the 25th of April on Kompakt?
We have a very creative flow, our sound is on the same time more epic and poppy, yet more deep and experimental… Like if Temper Trap and Dj Koze made an album together.
For years you’ve been the hardest working guys on the game, playing virtually anywhere at everytime. Do you still enjoy being on tour so much?
It depends a lot – sometimes touring some times one of the best things in life, we get to meet nice people all over ther world and gets spoiled with amazing food and great destinations like Buenos Aires, Rio, Sydney and Lisabon… Other times it’s a nightmare, no sleep, waste of time in transit and it feels like life is running in circles.
What do you usually do when you’re off with Who Made Who?
We all have our own projects – musically. Besides that we hang out with family – we are all parents -and friends.
I always loved the fact that you’re coming out of different backgrounds: if I’m not wrong, Tomas used to be a rock kid, Jeppe was messing with the jazz avantgarde, Tomboy is the man dealing with that bizarre thing called deejaying. Do you still feel and practice a strong relationship with your very own musical roots? And what kind of compromises does each of you have to bear when you’re creating new WhoMadeWho material?
Yes very much, it’s still a very important part of our music – however since we started we have been very inspired by each other, and moving closer to each other musically. We still use our different backgrounds a lot when we make music together.
Who are the bands or the producers you admire the most, nowadays?
Me personally, Tomboy, really like hip hop / r’n’b at the moment, like The Weknd, Odd Future (I don’t even who produces that stuff). In really pop I like Swizz Beats, Afrojack, Stargate even Cataracs. In underground, Switch, Erol Alkan, Gesaffelstein.